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Rubrica di Emanuela Medi
 

“Superfrutti” e “Supersemi” sono Superfood?

bacche-di-gojiBacche di goji, semi di chia (Salvia hispanica), cranberry, fave di cacao, bacche Inca, more di gelso bianco, bacche di aronia, bacche di maqui, alchecehngi, pitaya. Sono questi i “superfrutti” e “supersemi” oggi più noti e consumati. Spesso a dispetto del costo. In questo articolo Renato Bruni del Dipartimento di Scienze dell’Alimentazione e del Farmaco spiega che cos’è, o che cosa dovrebbe essere un “superfrutto e quale il suo potenziale nutritivo nell’alimentazione .”

Il primo superfrutto» dice Bruni «è stato proprio il pomodoro, ingrediente fondamentale delle “Tomato Pills”, molto in voga negli Stati Uniti nella prima metà dell’Ottocento. Fu un successo clamoroso. Non solo: in anni appena precedenti un medico molto quotato, tale John de Sequeyra, arrivò a sostenere che, consumando pomodori, si poteva anche non morire mai. Teniamo conto che il pomodoro ebbe anche un testimonial d’eccezione, come il presidente Thomas Jefferson».

Dalle affermazioni spesso empiriche alla reale efficacia è importante la gradualità delle sperimentazioni e anche per il pomodoro oggi sappiamo che, il consumo regolare di pomodori, specie se cotti (e soprattutto se conditi con olio extravergine di oliva), si associa ad una riduzione del rischio di tumore alla prostata per un 55enne di circa il 2% nell’arco di vent’anni. Ricordiamo, però, che il rischio non è comunque uguale per tutti: l’assetto genetico lo fa infatti oscillare in modo molto ampio.”

Ma il vero nodo- dice Bruni- è l’assenza di regole condivise che, insieme alla tendenza a una generalizzazione, trasformano un beneficio specifico, associato a un organo (in questo caso la prostata), in un beneficio generico, percepito erroneamente come panacea.”

Superfrutti e apporti di antociani

Alcuni superfrutti sono definiti tali perché possono apportare notevoli quantità di antociani ,composti ad azione antiossidante per i quali non esistono né claim( richiesta) di salute autorizzati a livello europeo né dosi giornaliere raccomandate dai nutrizionisti. È il caso dell’açai o kiwi (Euterpe oleracea): circa 1.000 mg di antociani per 100 grammi di frutti freschi, e 300 e 110 mg, sempre in 100 grammi, rispettivamente in polpa e succo.

Tuttavia, gli antociani sono presenti in buone quantità anche in vegetali commestibili come cavolo rosso (300 mg ogni 100 grammi), mirtilli (350-400 mg), more (250-300 mg), ribes nero (450 mg) e sambuco (fino a circa 1.300 mg sul fresco) (Veberic et al. 2009). Una volta disidratati o considerando le porzioni reali più che la concentrazione è facile raggiungere per questi alimenti più comuni apporti analoghi a quelli dell’açai, spesso a un prezzo inferiore. Tuttavia prosegue il Dott Bruni In assenza di regole condivise, chiunque può attribuire la dote “super” a qualsiasi frutto.

Un limbo che non giova alla chiarezza, perché “super” resta un prefisso sfuggente e aleatorio. Esempio: potremmo dichiarare che kiwi o açaì sono “super”, perché 100 grammi assicurano il 100% del fabbisogno giornaliero di vitamina C, ma sarebbe un’affermazione potenzialmente fuorviante. E mi spiego: qualcuno potrebbe essere indotto a credere che il consumo di un superfrutto al giorno sia sufficiente per garantire una dieta sana. Ma a differenza degli” health claim” che sono approvati come tali solo dopo presentazione e accettazione da EFSA( European Food AuthoritY) per i superfrutti non è stato possibile autorizzare tali claim per diversi motivi: perché gli studi non sono considerati sufficienti, la validazione è ancora in fase preliminare, o i risultati sono statisticamente troppo deboli; oppure, gli effetti sono positivi ma non possono essere estesi alla popolazione generale. “

Quindi dal punto di vista nutrizionale questi alimenti quale ruolo possono avere?

Si può usare una metafora sportiva: ad avere importanza non è la presenza di un’eventuale “stella” nella squadra. I buoni risultati vengono se l’intero team è solido. È un concetto che va rafforzato, quando si parla di nutrizione corretta alla popolazione generale: l’assunzione di un singolo nutriente non può determinare di per sé una riduzione del rischio di qualche malattia.

Basti pensare che, per quanto riguarda la mortalità per tutte le cause, la riduzione del rischio associata a un singolo elemento della dieta è molto inferiore a quella associata a una qualsiasi combinazione di 5 porzioni giornaliere di frutta e verdura. È la dimostrazione più lampante di quanto conti il gioco di squadra, ovvero dieta e stile di vita.

Renato Bruni Dipartimento di Scienze degli Alimenti e del Farmaco, Università di Parma

 

 

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Emanuela Medi giornalista professionista, ha svolto la sua attività professionale in RAI presso le testate radiofoniche GR3 e GR1. Vice-Caporedattore della redazione tematica del GR1 “Le Scienze”- Direttore Livio Zanetti- ha curato la rubrica ”La Medicina”. Ha avuto numerosi incarichi come il coordinamento della prima Campagna Europea per la lotta ai tumori, affidatole dalla Commissione della Comunità Europea. Per il suo impegno nella divulgazione scientifica ha ottenuto numerosi riconoscimenti: Premio ASMI, Premio Ippocrate UNAMSI, premio prevenzione degli handicap della Presidenza della Repubblica. Nel 2014 ha scritto ”Vivere frizzante” edito Diabasis. Un saggio sul rapporto vino e salute. Nello steso anno ha creato il sito ”VINOSANO” con particolare attenzione agli aspetti scientifici e salutistici del vino. Nel 2016 ha conseguito il diploma di Sommelier presso la Fondazione Italiana Sommelier di Roma.. Attualmente segue il corso di Bibenda Executive Wine Master (BEM) della durata di due anni.