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Rubrica di Emanuela Medi
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I primi prodotti a Eataly L’Agricoltura Simbiotica, un innovativo sistema di produzione agroalimentare certificato che sfrutta i benefici  del rapporto tra il microbiota del suolo - ovvero l’insieme dei microorganismi che lo popolano - e i vegetali che vi crescono.   “Ciò che mangiamo è strettamente legato alla terra e al nostro secondo cervello: l’intestino - spiega Sergio Capaldo, Fondatore del consorzio La Granda e ideatore della Certificazione Agricoltura Simbiotica - e poiché un suolo in salute produce piante più forti e sane, queste tratterranno , saranno più resistenti alle malattie e meno bisognose di trattamenti.”   Un sistema di produzione che utilizzando tecniche agronomiche come funghi, batteri amici e minerali zeolitici (cabasiti) favorisce  la vitalità dei microorganismi del terreno.   Benefici: suolo  Il suolo risulta più sano, fertile e pulito; le piante sono più resistenti alle malattie, più capaci di assorbire le​ sostanze nutritive e meno bisognose di acqua e di trattamenti; l’ambiente ne beneficia perché questo modello consente al suolo sano di trattenere più anidride carbonica (CO2).   Alimenti coltivati   Uno studio del British Journal of Nutrition ha evidenziato che il rapporto suolo/ vegetali ha influenzato positivamente la crescita e il contenuto di nutrienti minerali delle piante di pomodoro  migliorandone il valore nutrizionale e nutraceutico( termine che indica un’azione simile

Ha un  valore di 260 milioni di euro le DOP e IGP destinate alla trasformazione , oltre 1 miliardo di euro per l’industria e l’artigianato alimentare e ben 1.600 imprese coinvolte , il  valore stimato dalla  Fondazione  Qualivita che fa effettuato uno studio importante   sul segmento dei prodotti  trasformati che usano ingredienti DOP IGP. I risultati  indicano un 68%  i Consorzi di tutela “attivi” che hanno concesso l’autorizzazione all’uso della IG come ingrediente. Nel complesso si contano 13.000 autorizzazioni rilasciate negli anni dai Consorzi e dal Mipaaf, di cui 4.600 attive nel 2020 che coinvolgono circa 1.600 imprese della trasformazione. Le DOP IGP sono usate soprattutto in condimenti (42% delle IG coinvolte) e primi piatti (41%), salumi  (33%) e dolci (31%), seguono poi formaggi e gelati (25%), marmellate, pizze e bevande (23%). Nel complesso, si  stima un valore alla produzione DOP IGP destinato a prodotti trasformati pari a 260 milioni di euro che supera  il miliardo di euro per l’industria e l’artigianato alimentare. L’analisi rileva un quadro normativo europeo frammentato e un “primato” italiano in termini di regolamentazione,  con l’Italia unico Paese ad aver introdotto un meccanismo di autorizzazione – in capo ai Consorzi riconosciuti – per  conferire una maggiore

Ha un  valore di 260 milioni di euro le DOP e IGP destinate alla trasformazione , oltre 1 miliardo di euro per l’industria e l’artigianato alimentare e ben 1.600 imprese coinvolte , il  valore stimato dalla  Fondazione  Qualivita che fa effettuato uno studio importante   sul segmento dei prodotti  trasformati che usano ingredienti DOP IGP. I risultati  indicano un 68%  i Consorzi di tutela “attivi” che hanno concesso l’autorizzazione all’uso della IG come ingrediente. Nel complesso si contano 13.000 autorizzazioni rilasciate negli anni dai Consorzi e dal Mipaaf, di cui 4.600 attive nel 2020 che coinvolgono circa 1.600 imprese della trasformazione. Le DOP IGP sono usate soprattutto in condimenti (42% delle IG coinvolte) e primi piatti (41%), salumi  (33%) e dolci (31%), seguono poi formaggi e gelati (25%), marmellate, pizze e bevande (23%). Nel complesso, si  stima un valore alla produzione DOP IGP destinato a prodotti trasformati pari a 260 milioni di euro che supera  il miliardo di euro per l’industria e l’artigianato alimentare. L’analisi rileva un quadro normativo europeo frammentato e un “primato” italiano in termini di regolamentazione,  con l’Italia unico Paese ad aver introdotto un meccanismo di autorizzazione – in capo ai Consorzi riconosciuti – per  conferire una maggiore

Dagli anni 80 l’Italia è sempre più un paese dai capelli bianchi, la conferma? Il report  demografico 2020 pubblicato dall'Istat :  i nati nel 2020 sono stati 404mila contro 746mila morti, problema si è però manifestato ben prima del Covid-19.Dal 2014 al 2020 la popolazione italiana è diminuita di 1.088.000 unità – stiamo parlando del totale dei residenti . Ma c’è di più: dal 2020  il numero degli emigrati sorpassa quello degli immigrati con un saldo in negativo  fra  chi arriva in Italia e chi ne parte : -41mila persone. E  se dal 1987 anni l'immigrazione bilanciava la bassa natalità del paese (4,15 milioni di nuovi residenti) oggi questo non avviene più e infatti è sempre più alto il numero di coloro che partono per prospettive migliori di vita. E non bastano le tante parole a sostegno delle giovani famiglie sono necessarie con azioni  concrete-  come ha suggerito Gian Carlo Blangiardo, presidente della stessa Istat- che vedono una prima iniziativa varata dal nuovo governo  l'assegno unico e universale per figlio.  Sono molti i settori che soffrono dello spopolamento demografico, tra questi-come riporta un articolo di AgriNews- l’agricoltura visto che oggi sono molte le zone fortemente spopolate e anche dove vi è un'agricoltura florida e potenzialmente redditizia, i problemi per ritrovare

Le previsioni sulla produzione e consumo di cibo in Italia, in Europa e nel Mondo oramai sono note almeno da 20 anni. Economisti e agronomi spesso non sono concordi, dibattono il tema. 9,7 miliardi di abitanti sul pianeta nel 2050, come dice l’Onu, impone una necessaria crescita produttiva ma senza erodere il suolo e curando i cambi climatici. Una sfida accademica di alto profilo che senza la politica mondiale e europea non può essere vinta. Già oggi produciamo alimenti sfruttando in certe aree il terreno come se non ci fosse un domani: la fertilità della terra non è infinita e l’uso eccessivo di prodotti non naturali crea altri grossi problemi. Non dimentichiamo che le quantità prodotte incidono sui prezzi, e solitamente la carenza di cibo disponibile è abbinato alla povertà dei paesi e delle popolazioni. Produrre-mangiare è il binomio che viene prima di ogni altro. Quindi anche la scelta della “produzione” diventa fattore determinante della “salute”, quindi la limitazione di certe produzioni deve andare di pari passo con cibi alternativi ma con le stesse proprietà nutritive. Produrre per la salute e sicurezza di tutti: questo deve diventare lo slogan della agricoltura del futuro europeo. Quindi produrre scegliendo e proporzionando i

Lo abbiamo scritto a più riprese e ora più che mai con la nuova  totale chiusura da affrontare che speriamo sia l’ultima , Ma abbiamo avuto e abbiamo una grande alleata , l’agricoltura  che a dispetto delle tante statistiche in nero per altri settori, è un comparto che ha complessivamente tenuto.  L'Istat prevede per l'Italia una marcata contrazione del Pil nel 2020, con un -8,8%, mentre il settore agricolo dovrebbe chiudere l'anno con un -3,3% del valore della produzione.Secondo una indagine Nomisma le vendite alimentari al dettaglio sarebbero addirittura cresciute, con +3,7% come l'export, che ha raggiunto un +1,3% (+1,7 secondo l'Istat). Ottimi risultati a confronto della Francia che ha perso  quasi 4 punti percentuali e la Germania di 1,2 punti. Ma veniamo all’esame dei singoli comparti:  il settore della pasta, delle conserve e della frutta e verdura fresca hanno sostanzialmente tenuto, mentre altre filiere come il florovivaismo, la zootecnia ,l'acquacoltura e il vitivinicolo sono uscite malconce dal lockdown. Altro comparto in fortissima sofferenza quello degli  agriturismo penalizzato dalla contrazione del turismo che ha subito perdite pari a 1,2 miliardi di euro (dati Agriturist). Anche il settore florovivaistico è stato  colpito dal Covid-19, con il comparto dei fiori recisi che ha maggiormente risentito della pandemia, mandando al macero circa il 60% delle

“Non posso che associarmi a quanti e sono tanti che hanno applaudito il discorso di Mario Draghi, le sue linee programmatiche, il suo impegno per portare l’Italia in un'ottica economica internazionale avendo come primo obiettivo la lotta al virus.  Sono soprattutto contenta dell’attenzione e del sostegno  dato alle donne come  propulsore del futuro italiano. Come presidente della Associazione Donne del Vino ,mi auguro faccia sue le richieste e le proposte da noi espresse alla Presidente  Susanna Cenni Vicepresidente della XIII Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati in un recente   incontro  in cui chiedevamo come prioritaria l’attenzione  al turismo del vino,  alle imprese femminili del settore visto che esse rappresentano il 28% del PIL agricolo. A Mario Draghi non posso che chiedere l’attuazione del recovery plan, della digitalizzazione importante per consentire alle tante piccole aziende di collegarsi tra loro e di essere presenti , visibili, facilmente tracciabili dal turista e di dare sostegno alle imprese che dimostrano un cambio di marcia per essere al pari con le nuove aspettative soprattutto di mercato. E’ doloroso dirlo ma non saranno poche le imprese del settore vitivinicolo e agroalimentare che non ce la faranno, ma sono convinta- come Draghi ha sostenuto nel suo