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Rubrica di Emanuela Medi
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15 barrique e un tonneau di Barolo Gustava Docg 2020. andranno all’incanto il 30 ottobre al Castello di Grinzane Cavour. Asta benefica promossa dal Consorzio di tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani , dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, in collaborazione con la Fonddazione CRC Donare, per un brivido con il re dei vini italiani: un assaggio in anteprima delle “prove di botte”.

1200 bottiglie di Barolo e Barbaresco messe all’asta durante la scorsa edizione di Barolo en primeur, donate da 75 produttori del Consorzio hanno costituito la somma di 132 mila euro donate alla Scuola Enologica di Alba. La somma sosterrà i progetti formativi della Scuola, i cui studenti si stanno già prendendo cura della Vigna Gustava, ai piedi del Castello di Grinzane Cavour, dalla quale nasce il vino delle barrique di Barolo en primeur. Ezio Raviola, Presidente di Fondazione CRC, Giuliano Viglione, Presidente di Fondazione CRC Donare ETS, e Matteo Ascheri, Presidente del Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani, hanno consegnato alla Dirigente della Scuola Enologica di Alba Antonella Germini l’incredibile assegno. Per sostenere al meglio le esigenze di uno dei luoghi più importanti per il futuro delle denominazioni del territorio, è stato istituito un Comitato Scientifico di Gestione dei Fondi composto da membri di Fondazione CRC, di Fondazione CRC Donare ETS, del Consorzio, del Comune di Alba e da alcuni rappresentanti dei produttori locali BAROLO EN PRIMEUR E’ il primo e unico progetto in Italia che intreccia uno dei grandi ambasciatori del made in Italy, il Barolo, ai valori della solidarietà, del territorio, dell’arte e della finanza sociale, una grande

Si conferma il successo– di Barolo en primeur, l’asta che aggiudica lotti di Barolo in botte. La seconda edizione della grande gara di solidarietà promossa e organizzata da Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, Fondazione CRC Donare ETS in collaborazione con il Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani, che si è svolta venerdì 28 ottobre al Castello Grinzane Cavour, ha raccolto 769.800€ donati da generosi filantropi presenti in sala, in collegamento in diretta da New York e via telefono.

15 barrique e un tonneau di Barolo Gustava Docg 2020. andranno all’incanto il 30 ottobre al Castello di Grinzane Cavour. Asta benefica promossa dal Consorzio di tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani , dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, in collaborazione con la  Fondazione CRC Donare, per un brivido con il re dei vini italiani: un assaggio in anteprima delle “prove di botte”. Ezio Raviola, presidente della Fondazione CRC e Matteo Ascheri, presidente del Consorzio di tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani © Murialdo Un caso unico, quindi assistere a un’asta di Barolo suddivisa in lotti di barrique ( L’evento è programmato per il 30 ottobre a Barolo en primeur al Castello di Grinzane Cavour (Cuneo), dove  appunto 15 barrique e un tonneau saranno battuti all’asta in collaborazione con Christie’s e in contemporanea con New York..L’iniziativa è  benefica perché a ogni lotto, o insieme di lotti, sarà associato un progetto di utilità sociale .. Ma di che vino si tratta:  Il Barolo proviene dalla vendemmia 2020 del vigneto Cascina Gustava , che si trova accanto al Castello di Grinzane.«Abbiamo acquisito la vigna nel 2017», spiega Davide Merlini di Fondazione CRC Donare, «mantenendo il comodato d’uso della Scuola enologica di Alba. Poi è nato il progetto Barolo en primeur insieme al Consorzio». «È l’inizio di un percorso per la nostra denominazione», dice Matteo Ascheri,

Nulla da invidiare ai più conosciuti cru del Barolo quali Cannubi ,Brunate, Cerequio, Vigna Rionda e forse con qualcosa in più vista la sua altitudine( 380 sul livello del mare). Parliamo  del cru Ravera una delle cinque denominazioni più estese di Barolo che con i suoi 130 ha sale sul podio di numerosi e prestigiosi riconoscimenti, complice il clima ventilato, l’altitudine e i terreni di base franco  limacciosi con basse percentuali di argilla e sabbia. Doverosa qualche notazione tecnica per un Barolo e parliamo del Barolo Ravera il cui produttore Elvio Cogno  è stato inserito nei Top 100 della prestigiosa rivista Wine&Spirits. Lui che con la sua cantina di Novello  è stata una delle poche a puntare sulla produzione in purezza dei singoli biotipi di Nebbiolo, Lampia e Michet e sulla varietà Rosè.   Un 2021 pieno di riconoscimenti l’ultimo dei quali, ufficializzato in questi giorni,  con l’inserimento nella Top 100 della rivista Wine & Spirits. Su 100 cantine, risultate le migliori di tutto il mondo dopo una doppia degustazione, solo 13 sono italiane e solo 6 piemontesi. La Elvio Cogno è per il 10° anno una di queste e corona la presenza con i 100 punti assegnati dalla rivista al Barolo Ravera Bricco

La data di nascita del vino Barolo è relativamente recente:1837 Sino a quella data, il vino rosso ottenuto dal vitigno Nebbiolo coltivato a Barolo nei comuni vicino Alba (Serralunga, Castiglione Falletto, La Morra, Novello, Monforte, Verduno, Grinzane, Diano, Roddi e Cherasco) era un vino amabile per l’elevato tenore zuccherino e le vendite non erano molto incoraggianti. A lei ,la marchesa Giulia Falletti moglie di Carlo Tancredi Falletti,  marchese di Barolo,  il merito di averne cambiato la storia trasformandolo in “un vino secco alla moda dei vini di Bordeaux”, merito molto, dei consigli del famoso- allora enologo Odart- chiamato dallo stesso Camillo Benso Conte di Cavour le cui cantine non davano risultati entusiasmanti. Fu un successo e il vino ottenuto fu battezzato Barolo, dal nome della residenza della marchesa. La nobildonna cui non mancava piglio manageriale, capì che bisognava fare ben altro che  ritenersi soddisfatta del rinnovato Barolo e , cogliendo la volo un apprezzamento del re Carlo Alberto, fece  bloccare la contrada Po( l’attuale Via Po che collega Piazza castello con Piazza vittorio) con una fila di “ carrà”( ognuno di 6 ettolitri) “ campioni” destinati al sovrano. Tanto felice fu la degustazione che i Savoia acquistarono una tenuta a Verduno

Con nuove formule di accoglienza  il gruppo Ceretto, nel rispetto della sicurezza prosegue  la propria attività nel settore vitivinicolo e della ristorazione Le Langhe rappresentano un luogo ideale per quanti cercano - anche dopo l’emergenza Covid 19 - un’occasione di viaggio lento, sensoriale, legato alle bellezze del territorio e alla volontà di scoprire ciò che di bello il nostro paese può offrirci: un turismo in collina alla ricerca di territori ricchi di patrimoni culturali e artistici, di cui godere anche attraverso  camminate, trekking e percorsi in bicicletta. Il Logo Ceretto Il gruppo Ceretto, azienda familiare legata da sempre al territorio, dopo una scrupolosa riorganizzazione dei propri spazi per rispettare le attuali norme di sicurezza, riapre  al pubblico dal 26 maggio l’attività di ristorazione della Piola e dal 3 giugno anche di Piazza Duomo ad Alba senza dimenticare le degustazioni all’Acino, presso la Tenuta Monsordo Bernardina, che  ripartiranno il 3 giugno mettendo a disposizione degli ospiti i percorsi open air in mezzo ai vigneti oltre al classico tour della cantina, in un ambiente rigorosamente sicuro. “Queste settimane ci hanno permesso di riconsiderare e riflettere sul nostro lavoro. Siamo prima di tutto una famiglia che porta avanti un’azienda agricola e da questa nascono tutte le

I modernisti del Barolo sono stati discussi, criticati, caricaturati al punto che in molti - incluso il sottoscritto quando era alle prime armi - se li figurano o se li sono figurati come dei cowboy Made in Langa che lavorano la vigna con i cingolati, parlano l’americano anziché il piemontese e producono in cantine robotizzate vini aromatizzati alla vanillina.  Per fortuna, questo stereotipo oggigiorno è abbastanza lontano dalla realtà, e se da un lato non si può negare che c’è ancora qualche individuo stravagante che col legno ci va pesante, dall’altro lato è impossibile non constatare l’esistenza di una schiera di produttori che, pur rimanendo fedeli a  un approccio diverso da quello tradizionale, riescono a tirar fuori Baroli tutt’altro che snaturati. Tra questi, i più sobri in assoluto sono Marco Marengo e sua moglie Eugenia, titolari dell’azienda Mario Marengo, che nella loro semplice ma graziosa cantina-cascina in località Serradenari di La Morra producono vini sì moderni, sì leggiadri e precocemente fruibili, ma privi di qualunque esuberanza legnosa/tostata/fruttata. “Modernisti moderati” li definisce qualcuno, ma io personalmente eviterei ulteriori categorizzazioni. Piuttosto, ci tengo a evidenziare - e non me ne vogliano i puristi - l’attualità delle loro interpretazioni molto “sexy” dei Cru Brunate e