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Rubrica di Emanuela Medi
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Il celebre scienziato svedese Carl Nilsson, più conosciuto come Linneo (1707-1778), sulla base delle notizie e delle relazioni che gli esploratori inviavano in Europa, definì theobroma cacao quella nuova pianta, il cacao, che i Maya consideravano ab immemorabili  il cibo degli Dei, e che avrebbe rapidamente conquistato un posto d’onore nella gastronomia mondiale. Fra i suoi derivati la cioccolata, che nelle sue più svariate composizioni (alla nocciola, al pistacchio, alla mandorla, eccetera; col latte, col riso o con altri cereali; alla frutta, dall’uva ai lamponi, alle fragole) ha il posto d’onore per diffusione in tutti i paesi, dove si preparano innumerevoli dolci a base di cacao. Ma qui vorrei soffermarmi sullo scontro che suo malgrado la deliziosa cioccolata che si ottiene dal cacao dovette impegnare con altre bevande, quali il caffè e il tè.  Il successo di quest’ultimo, esotico al pari di caffè e cacao, era, come è ovvio, strettamente legato ai traffici tra Oriente e Occidente. Noto fin dalla metà del Cinquecento (ne accenna Giovambattista Ramusio nella sua monumentale opera Navigazioni e viaggi), il tè conquistò i palati europei a poco a poco. Un secolo dopo il tè poteva gustarsi quasi esclusivamente nei salotti e nelle case aristocratiche, dato il

Il celebre scienziato svedese Carl Nilsson, più conosciuto come Linneo (1707-1778), sulla base delle notizie e delle relazioni che gli esploratori inviavano in Europa, definì theobroma cacao quella nuova pianta, il cacao, che i Maya consideravano ab immemorabili  il cibo degli Dei, e che avrebbe rapidamente conquistato un posto d’onore nella gastronomia mondiale. Fra i suoi derivati la cioccolata, che nelle sue più svariate composizioni (alla nocciola, al pistacchio, alla mandorla, eccetera; col latte, col riso o con altri cereali; alla frutta, dall’uva ai lamponi, alle fragole) ha il posto d’onore per diffusione in tutti i paesi, dove si preparano innumerevoli dolci a base di cacao. Ma qui vorrei soffermarmi sullo scontro che suo malgrado la deliziosa cioccolata che si ottiene dal cacao dovette impegnare con altre bevande, quali il caffè e il tè.  Il successo di quest’ultimo, esotico al pari di caffè e cacao, era, come è ovvio, strettamente legato ai traffici tra Oriente e Occidente. Noto fin dalla metà del Cinquecento (ne accenna Giovambattista Ramusio nella sua monumentale opera Navigazioni e viaggi), il tè conquistò i palati europei a poco a poco. Un secolo dopo il tè poteva gustarsi quasi esclusivamente nei salotti e nelle case aristocratiche, dato il

Il cioccolato nasce nel Centro America precolombiano come bevanda energetica semiliquida. I Maya creano la prima piantagione di cacao, gli Aztechi loro successori, ne riservano il consumo alla casta nobiliare, ed è con intenti pacifici che ne offrono a Pissarro e ai suoi Il prodotto era però molto diverso dal cioccolato odierno. La pasta di cacao estratta dalle fave non era infatti dolcificata in alcun modo, ma semplicemente amalgamata a farina di mais, acqua e peperoncino. Ne risultava un intruglio amarissimo e bruciante, che ai conquistadores sembrò veleno, suscitandone la sdegnata reazione. Non per nulla “cioccolato” deriva dall’antica espressione nauhatl “choco-atl”, letteralmente “acqua amara”. Le prime fave di cacao, ad ogni modo, arrivano in Spagna nell’ultimo quarto del Cinquecento, e la pianta viene classificata dai botanici col nome di “Theobroma (in greco, “cibo degli dei”) cacao”. Si deve alle religiose dei conventi la messa a punto di una ricetta più gradita al palato europeo, con aggiunta di zucchero e vaniglia. Da liquido il cioccolato diviene solido a partire dall’Ottocento, in seguito ai perfezionamenti introdotti dall’olandese Van Houten e successivamente prende la classica forma di tavoletta, ideata dallo svizzero Henri Nestlé. Resta, comunque, una solida tradizione del cioccolato in tazza, soprattutto nella Mitteleuropa