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Rubrica di Emanuela Medi
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Giampietro Comolli, consulente distretti produttivi turistici    Da un recente sondaggio di Ceves è emerso che negli ultimi 180 giorni i “nomi” più utilizzati nella comunicazione e media, ovvero fra i primissimi, ci sono nell’ordine: solidarietà, resilienza, transizione. Da un altro sondaggio di questi giorni fatto da Ceves su un panel storico (secondo modelli statistici internazionali) di 864 residenti in Italia emerge che solo il 3% degli intervistati conosce perfettamente il significato dei tre termini, il 16% non gliene importa in senso generale, il 29% sbaglia totalmente la descrizione. Ricordo che per sostenibilità si intende  un insieme di misure e/o difese e/o azioni, singole e collettive, tese al mantenimento di un impegno e di una condizione in senso lato. Per resiliente si intende una capacità diffusa di una comunità di resistere di fronte a cambiamenti, di ogni tipo. Dalla teoria alla pratica vuol dire parlare meno e usare meno questi termini in pubblico e nelle interviste, ma agire e impegnarsi e garantire e lavorare in modo concreto e reale e prima possibile. Oggi lo scenario politico-economico-sociale di un consumatore è molto difficile, complesso, articolato. L’inflazione, checché ne scrivano commentatori autorevoli, come al solito è  più evidente nella realtà quotidiana degli acquisti

È l’ambiente e i suoi effetti ad aver influenzato nel 2019 tanti produttori, agricoltori, allevatori, chef e consumatori tanto che , secondo la previsione di Whole Food Market, questo trend continuerà nel 2020 ad attirare un numero sempre maggiore di persone. Le ricerche alimentari di dicembre 2019 mostrano la crescente predilezione dei consumatori per quelli che solitamente sono considerati alimenti poco appetibili come i cavoletti di Bruxelles o i cavolfiori in risposta alla conoscenza sempre più diffusa delle conseguenze dell’allevamento intensivo  e sempre nel 2019 i sostituti vegetali alla carne si stanno affermando nella certezza che il 2020 sarà l’anno dell’alimentazione vegana e delle alternative alla carne rafforzando la loro presenza nei menù dei ristoranti. Senza dimenticare che eliminare del tutto la carne dalla propria dieta non solo non è del tutto corretto a meno di non bilanciarla con altre sostanze con lo stesso valore nutritivo, ma è solo una delle soluzioni possibili per ridurre l’impatto ambientale. Come sostiene la campagna Meat the Change : meno carne ma di maggiore qualità, da allevamenti sostenibili e riscoprendo i tagli e le razze locali dimenticati. E GLI AGRICOLTORI? Nel 2020 anche gli agricoltori terranno conto di questa diffusa attenzione attraverso l’affermarsi di pratiche come l’agricoltura che

L’effetto dei cambiamenti climatici è sempre più evidente e l’Italia purtroppo non ne è esente. Si stima infatti che entro il 2050 il Belpaese perderà lo 0,31% del PIL a causa del riscaldamento globale, che solo nell’ultimo anno ha causato 14 miliardi di danni all’agricoltura italiana. E proprio il settore del vino è uno di quelli più a rischio: l’aumento delle temperature ha, di fatto, già determinato un primo effetto, ovvero l’aumento di circa 1 grado nella gradazione alcolica. I dati della vendemmia 2019 parlano di un calo produttivo di vino generalizzato, causato dal riscaldamento globale in aree chiave del paese come il Friuli, la Franciacorta, le Langhe e il Monferrato. Recentemente il climatologo Georg, ha affermato che le aree vinicole del nostro paese andranno incontro ad una riduzione dell’area coltivabile dal 25 al 73% entro il 2050, suggerendo i produttori alla ricerca di nuovi terreni coltivabili posizionati ad altitudini maggiori , a una  sempre più attenta cura delle vigne ma soprattutto a trovare soluzioni più sostenibili, come il cosidetto “genome editing”, la biotecnologia che permette di selezionare le caratteristiche migliori dell’uva, in questo caso la resistenza alle alte temperature, senza ricorrere agli OGM.

Tutti responsabili, tutti coinvolti ,  tutto correggibile: l‘evidente crisi climatica  c’è e con essa la sopravvivenza del  pianeta  e come spesso accade sono i giovani nello specifico i ragazzi del movimento FRIDAYS FOR FUTURE- il movimento di protesta internazionale  che chiede azioni concrete a favore del clima-a far scattare a tutti i livelli una consapevolezza che non può essere inascoltato. La povertà intellettuale non è accettabile come  la furbizia e l’indifferenza.   Lo ha ricordato recentemente la FAO e la Commissione per i cambiamenti climatici dell’ONU “ Bisogna mettere in atto un cambiamento radicale” e forse per la prima volta   imprese , associazioni le multinazionali si stanno muovendo: lo ha capito da molto tempo SLOW FOOD impegnata nel progetto” Naturale è possibile” a sostegno della biodiversità,  Mondelez Internazionale  leader mondiale nel settore dello snacking,   impegnata a garantire che entro il 2025 vengano reintrodotti sul mercato 10 milioni di plastica riciclata in modo da rendere tutti gli imballaggi riciclabili.   Lo ha capito Finish azienda leader nel settore  di detergenti per lavastoviglie con il progetto “Acqua nelle Mani”, realizzato con FAI -Fondo Ambiente Italiano, per sensibilizzare la gente a un uso consapevole dell’acqua visto che gli italiani sono al primo