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Rubrica di Emanuela Medi
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Ho Y, Nguyen XT, Yan JQ, Vassy JL, Gagnon DR, Gaziano JM, Wilson PWF, Cho K, Luc D.Am J Cli Nutr. 2021; nqaa427. doi.org/10.1093/ajcn/nqaa42719-04-2021 Consumo di cioccolato e  rischio di incorrere in malattie cardiovascolari? La  letteratura scientifica conferma che non vi è alcuna associazione. E’ quanto dimostrato da uno studio statunitense, basato su 188.447 volontari (per il 90% uomini e con più di 64 anni di età) afferenti al Million Veteran Program. Dopo  aver seguito i volontari per circa 3 anni, e dopo aver  analizzato  e “ aggiustato” i fattori confondenti, il consumo regolare di cioccolato da 1-3 porzioni da 28,3 g al mese fino a è risultato 3-4 porzioni alla settimana associato a una diminuzione compresa tra l’8 e il 12% del rischio di sviluppare eventi coronarici, sia fatali che non fatali, rispetto al consumo occasionale (meno di una porzione al mese). L’associazione si manteneva sostanzialmente stabile per livelli di assunzione più elevati (fino a più di 5 volte la settimana). Tra i soggetti diabetici solo il consumo mono settimanale era associato a un minor rischio di eventi. Lo studio non ha purtroppo potuto discriminare i consumi di cioccolato fondente, al latte o bianco nella popolazione studiata, e non ha permesso quindi

Il cioccolato nasce nel Centro America precolombiano come bevanda energetica semiliquida. I Maya creano la prima piantagione di cacao, gli Aztechi loro successori, ne riservano il consumo alla casta nobiliare, ed è con intenti pacifici che ne offrono a Pisarro. Il prodotto era però molto diverso dal cioccolato odierno. La pasta di cacao estratta dalle fave non era infatti dolcificata in alcun modo, ma semplicemente amalgamata a farina di mais, acqua e peperoncino. Ne risultava una bevanda amarissima e bruciante, che ai conquistadores sembrò veleno, suscitandone la sdegnata reazione. Non per nulla “cioccolato” deriva dall’antica espressione nauhatl “choco-atl”, letteralmente “acqua amara”. Le prime fave di cacao arrivarono in Spagna nella seconda metà del Cinquecento, e la pianta viene classificata dai botanici col nome di “Theobroma (in greco, “cibo degli dei”) cacao”. Si deve alle religiose dei conventi la messa a punto di una ricetta più gradita al palato europeo, con aggiunta di zucchero e vaniglia. Da liquido il cioccolato diviene solido a partire dall’Ottocento, in seguito ai perfezionamenti introdotti dall’olandese Van Houten e successivamente prende la classica forma di tavoletta, ideata dallo svizzero Henri Nestlé. Resta, comunque, una solida tradizione del cioccolato in tazza, soprattutto nella Mitteleuropa e nella nostra Torino, una delle capitali mondiali del cioccolato. Dall’originario Centro America, la pianta del cacao

La famiglia Ceretto non manca di idee e tutte buone! L’ultima creazione è il Cioccolato Gianduja Relanghe realizzato con il maitre  chocolatier Gabriele Mariolani . Raffinatezza e equilibrio   non mancano in questo pregiato cioccolato che coniuga la lavorazione artigianale delle migliori qualità del cacao con le nocciole piemontesi I.G.P Ma andiamo per gradi :da anni  Ceretto alla produzione vitivinicola affianca l’attività dolciaria con Relanghe - bottega dedicata alla valorizzazione della Nocciola Tonda Trilobata IGP”. Torroni, tartufi dolci e dragées le specialità tradizionali prodotte- dice Roberta Ceretto- cui oggi si aggiunge il Cioccolato Gianduja Relanghe , sapientemente calibrato e raffinato per dare il sapore unico del migliore cioccolato e della migliore nociola “.Un Made in Italy di tutto rispetto che alla territorialità piemontese delle nocciole aggiunge il profumo, la consistenza, la morbidezza, la burrosità , l’avvolgenza del cacao. Aria di feste? Meglio dire aria di cose buone!

Oltre a Banyuls e Maury da uve Grenache come è tradizione Oltralpe, con percentuali medie e medio-alte di cacao, non tradiscono mai il Recioto di Valpolicella, il Primitivo di Manduria dolce naturale o addirittura i liquorosi, come Jerez, Marsala, Vermut, Porto Tawny e Pineau Charentais. Nel caso invece di cioccolato bianco o al latte ci si orienterà su passiti di grande spessore, quali Tokaji Aszù, Recioto di Soave e Greco di Bianco. Con il “noir” assoluto e con gli extreme 90-99%, abbinamenti altrettanto estremi con acqueviti invecchiate dai profumi eterei, quali Rum, Brandy, Cognac e Armagnac, o magari anche Scotch Whisky, purché morbidi (vedi gli SherrywoodCask e simili) e non troppo torbati, perfetti anche per tartufi gelati e altre preparazioni sottozero. Grappe aromatiche, invece, da Moscato e Riesling, nel caso di praline con pistacchi, mandorle e simili. Panforte al cioccolato richiama un buon Vin Santo di Montepulciano. Per la Sacher Torte perfetto l’abbinamento con il Port IBV. Senza dimenticare, infine, l’opzione analcolica (ma non per questo meno inebriante) dell’abbinamento con le più nobili tipologie di caffé, quali Maragogype o Blue Mountain, o con particolari té come i Pu Er e gli affumicati Lapsang Souchong. Leggi la prima parte di vino e cioccolato Ilaria Martinelli sommelier

Il cioccolato nasce nel Centro America precolombiano come bevanda energetica semiliquida. I Maya creano la prima piantagione di cacao, gli Aztechi loro successori, ne riservano il consumo alla casta nobiliare, ed è con intenti pacifici che ne offrono a Pissarro e ai suoi Il prodotto era però molto diverso dal cioccolato odierno. La pasta di cacao estratta dalle fave non era infatti dolcificata in alcun modo, ma semplicemente amalgamata a farina di mais, acqua e peperoncino. Ne risultava un intruglio amarissimo e bruciante, che ai conquistadores sembrò veleno, suscitandone la sdegnata reazione. Non per nulla “cioccolato” deriva dall’antica espressione nauhatl “choco-atl”, letteralmente “acqua amara”. Le prime fave di cacao, ad ogni modo, arrivano in Spagna nell’ultimo quarto del Cinquecento, e la pianta viene classificata dai botanici col nome di “Theobroma (in greco, “cibo degli dei”) cacao”. Si deve alle religiose dei conventi la messa a punto di una ricetta più gradita al palato europeo, con aggiunta di zucchero e vaniglia. Da liquido il cioccolato diviene solido a partire dall’Ottocento, in seguito ai perfezionamenti introdotti dall’olandese Van Houten e successivamente prende la classica forma di tavoletta, ideata dallo svizzero Henri Nestlé. Resta, comunque, una solida tradizione del cioccolato in tazza, soprattutto nella Mitteleuropa

Parigi è la capitale del buon gusto anche a tavola e in autunno ospita tre imperdibili occasioni per celebrare la sua gastronomia, non solo Patrimonio immateriale culturale dell’Umanità, ma anche ingrediente fondamentale dell’art de vivre alla francese. Questo elemento di identità nazionale sarà protagonista a Parigi nei prossimi mesi in tre diverse declinazioni: cucina stellata, buon vino e cioccolato, una città così golosa che piacerà proprio a tutti… Tous au Restaurant, 18 settembre - 1 ottobre Giunto all’ottava edizione, è ormai considerato dagli amanti della cucina francese l’evento più importante della stagione. Al motto de Votre invité est notre invité - per ogni menù acquistato gli chef ne offrono uno identico gratuito. Quindici giorni per assaggiare la cucina dei più rinomati ristoranti stellati, dei bistrot dallo stile contemporaneo e delle vivaci brasserie per conoscere da vicino il talento dei giovani chef o riscoprire la tradizione delle cucine regionali. Tous au Restaurant è un'opportunità per godere dell’eccezionale maestria degli chef che hanno fatto di Parigi la capitale mondiale della gastronomia. Info: www.tousaurestaurant.com Fête des vendanges de Montmartre - La vendemmia di Montmartre, 11-15 ottobre Uno degli eventi più classici e amati di sempre nell'autunno parigino, giunto all’ottantaquattresima edizione: la festa della vendemmia viene celebrata dal 1934 sulla