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Rubrica di Emanuela Medi
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Una volta tanto  una gita con degustazione: il piacere di raccontarla! E’ una domenica di metà Novembre e sono appena arrivata all’Azienda agricola Trebotti a Castiglione in Teverina .I tre fratelli Botti, Ludovico, Clarissa e Bernardo (ecco spiegato il perché del nome) nel 2003 realizzano casa, cantina e 10 ettari di vigneto. Sono le 11 di mattina e lo scenario all’arrivo è unico: le vigne riposano dopo la vendemmia e la nebbia mattutina a poco a poco svanisce. Ad accogliere gli ospiti con caffè caldo c’è Ludovico, considerato tra i 12 migliori giovani agricoltori (premio “nuovi fattori di successo” per il Ministero dell’Agricoltura anno 2012). A svelare la potenza di questo luogo, il percorso fra i vigneti: la vite cresce sulle pendici del Bolsena, lago Vulcanico più grande d'Europa che con le sue eruzioni dai 600.000 ai 150.000 anni fa, ha arricchito il terreno di cenere e lapilli sostanze ricche di minerali  che rendono i vini di Trebotti sapidi, strutturati e longevi, cosiddetti appunto “vini vulcanici”. Il legame con la Teverina si infittisce con la coltivazione dei vitigni autoctoni Violone, Sangiovese e Aleatico, fatta eccezione per il Manzoni Bianco, creato negli anni’30 da Luigi Manzoni, preside della scuola enologica di Conegliano

Il Carmenere, vitigno francese naturalizzato cileno, è scomparso dal Medoc oltre un secolo fa. Difficilissimo da portare a maturazione e sensibile a ogni genere di malattia, è stato progressivamente estirpato per fare spazio ai fratelli Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc - con cui condivide l'alto quantitativo di pirazine, molecole responsabili degli aromi vegetali - e al più docile Merlot. Al giorno d'oggi, ne rimangono solo 2,5 ettari in tutto il territorio bordolese, di cui circa uno e mezzo all'interno della proprietà di ChateauClercMilon, terzo e più piccolo dei tenimenti della famiglia Rothschild di Nathaniel.  Jean Emmanuel Danjoy e Frederic Faure, rispettivamente direttore e cellar master dello chateau, hanno voluto riscoprirlo e provare a vinificarlo in purezza, e sono riusciti ad ottenere l'appellationPauillac per il loro esperimento monovarietale. Così facendo, hanno concepito il primo Carmenere a denominazione controllata della storia di Francia. Ovviamente non si tratta di un'etichetta regolarmente commercializzata: "Per il momento è solo da una chicca da servire per stupire gli ospiti in visita all'azienda - afferma Faure - chissà, però, se in futuro non diventerà qualcos'altro. Mai dire mai." DEGUSTAZIONE Spillato direttamente dalla botte, il campione della 2018 del Carmenere di ClercMilon appare subito bizzarro al punto da essere quasi spiazzante. Vendemmiato

Dai tempi dei fenici fino ai romani e oltre il vino veniva prodotto e conservato in un’anfora. Il materiale utilizzato era la terracotta, all’interno della quale i vini nascevano, si affinavano, venivano trasportati da una sponda all’altra del mare. Oggi si riscoprono antiche tradizioni che permettono ai vini moderni di essere assaporati come anticamente. Gli antichi ne facevano già buon uso ma solo recentemente l’utilizzo della terracotta per fare il vino è stato nuovamente riscoperto.  Per la porosità che caratterizza questo materiale, l’utilizzo della terracotta senza alcun rivestimento permette una intensa ossigenazione e il buon passaggio di ossigeno determina una maturazione ottimale dei vini rossi ma anche di quelli bianchi.  Molte le cantine che utilizzano questo materiale come ad esempio la terracotta della terra d’Impruneta che non ha problemi di metalli pesanti con il vino, sia a contatto con la terra sia con le giare ricoperte da c’era d’api o da resine di vetro. Ha una capacità di isolamento termico straordinaria e consente al vino di non subire sbalzi termici eccessivi durante la conservazione. Primi, dopo i Romani 2000 anni fa, e unici produttori dell’Isola d’Elba di vino rosso in terracotta, la  cantina Tresse ICT produce un vino ottenuto dopo un lungo

Con i suoi 2000 km di costa La Sardegna è caratterizzata dalla presenza di vigneti secolari sparsi fra un entroterra montuoso e migliaia di nuraghi; come la mondo la “Bacu Biladesti” a Urzulei (NU) uno degli esemplari più longevi al mondo, un ceppo di Vitis Sylvestris dalla circonferenza di 134 cm costituita da tralci intrecciati con tronchi di ontano e corbezzoli che secondo il Dipartimento di Ricerca della Regione Sarda possiede almeno 1000 anni. Nell’estremo lembo Nord-Orientale della Sardegna si estende la Gallura, regione storica costantemente battuta dai venti dal terreno granitico; il Vermentino qui libera carattere e personalità e viene utilizzato dal 1996 nella DOCG Vermentino di Gallura per almeno il 95%. La sua presenza sull’isola occupa una superficie di 4.300 ha circa e insieme al Cannonau rappresenta l’espressione più tipica della produzione enologica regionale. Con una superficie di circa 7500 ha, il Cannonau rappresenta il 30% della superficie vitata sarda e trova la sua terra d’elezione ad Ogliastra. La DOC Cannonau ne prevede l’impiego per almeno l’85% (min. 90% per la tipologia "Classico") e si articola nelle tre sottozone: Jerzu, Oliena e Capo Ferrato; in uvaggio con il Bovale sardo e la Monica, partecipa alla Doc Mandrolisai. All’estremo Sud, perlopiù su terreni

Nel 1952 Pietro Spinato fonda l’azienda vinicola nel comune trevigiano di Ponte di Piave, situato tra le sponde del fiume omonimo e le colline di Conegliano e Valdobbiadene, dichiarate Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’Unesco nel 2019. Anno record per le esportazioni di Prosecco con un aumento del 21% delle vendite in valore sui mercati esteri (Coldiretti). Anna raccoglie il testimone di Pietro nel 2002 e ricorda le “corse pazze” a Venezia per consegnare il vino nei Bacari (tipiche osterie veneziane). Dallo stesso anno l’azienda ha iniziato ad aprire ai mercati internazionali dove oggi esporta più del 95% delle bottiglie prodotte. Oggi Roberto, figlio di Anna Spinato è alla guida della cantina, sua nel 2006 l’idea di un packaging con rivestimento in PET, detto sleeve, che aderisce alla bottiglia, dalla grafica colorata. Una vera rivoluzione soprattutto all'estero per la gamma di vini frizzanti e spumanti, Prosecco, Rosè e Moscato da 0,75 l con l’obiettivo di dare all’azienda un’identità visuale riconoscibile. Nel 2012 l’azienda ottiene la certificazione di azienda biologica. Anna Spinato promuove vini legati al territorio come il Raboso del Piave e l’Incrocio Manzoni, ma anche vitigni internazionali come Chardonnay, Sauvignon, Cabernet Sauvignon, Pinot Grigio e Merlot, con una produzione di oltre mezzo milione di bottiglie. PROSECCO DOC

Dal 26 al 28 luglio si è svolta la manifestazione Terre del Grechetto presso Civitella d’Agliano nell'alta Tuscia, arrivata alla XVII edizione grazie a Carlo Zucchetti organizzatore dell’evento. La manifestazione ha visto una grande partecipazione a tutti gli eventi organizzati da parte di conoscitori e non del mondo del vino. L’interpretazione del vitigno Grechetto in tutte le sue variazioni clonali e territoriali è stata la tematica principale: l’evento si è posto l’obiettivo di comunicare e propriamente valorizzare questo vitigno storico, tipico del Centro Italia, grazie a banchi di assaggio, visite guidate nelle zone storiche culturali della zona, stand enogastronomici e musica sotto le stelle.  Un evento garbato di musica, cultura, profumi e sapori, a cui non mancare per le successive edizioni. Prendendo parte alla degustazione di sabato riservata a giornalisti e operatori, gestita e organizzata da Carlo Zucchetti ho degustato per Vinosano.com differenti interpretazioni del vitigno Grechetto declinato come bianco spumantizzato, fermo e passito in 11 batterie. Una piacevole degustazione, ben organizzata, sostenuta ed educativa che ha condotto i presenti a scoprire le tante sfaccettature di questo vitigno. I territori rappresentati dalla degustazione sono stati molteplici divisi in tre regioni Lazio, Umbria, Emilia Romagna. Durante la degustazione ho selezionato per Vinosano 10

Con i suoi 2000 km di costa La Sardegna è caratterizzata dalla presenza di vigneti secolari sparsi fra un entroterra montuoso e migliaia di nuraghi; come la mondo la “Bacu Biladesti” a Urzulei (NU) uno degli esemplari più longevi al mondo, un ceppo di Vitis Sylvestris dalla circonferenza di 134 cm costituita da tralci intrecciati con tronchi di ontano e corbezzoli che secondo il Dipartimento di Ricerca della Regione Sarda possiede almeno 1000 anni. Nell’estremo lembo Nord-Orientale della Sardegna si estende la Gallura, regione storica costantemente battuta dai venti dal terreno granitico; il Vermentino qui libera carattere e personalità e viene utilizzato dal 1996 nella DOCG Vermentino di Gallura per almeno il 95%. La sua presenza sull’isola occupa una superficie di 4.300 ha circa e insieme al Cannonau rappresenta l’espressione più tipica della produzione enologica regionale. Con una superficie di circa 7500 ha, il Cannonau rappresenta il 30% della superficie vitata sarda e trova la sua terra d’elezione ad Ogliastra. La DOC Cannonau ne prevede l’impiego per almeno l’85% (min. 90% per la tipologia "Classico") e si articola nelle tre sottozone: Jerzu, Oliena e Capo Ferrato; in uvaggio con il Bovale sardo e la Monica, partecipa alla Doc Mandrolisai. All’estremo Sud, perlopiù su terreni

Pubblichiamo un articolo inedito su Taste Alto Piemonte Roma, rassegna alla quale abbiamo preso parte nel mese di febbraio dell’anno scorso.  Silvia Barbaglia, giovane vignaiola delle colline Novaresi, mostra ai partecipanti di Taste Alto Piemonte a Roma una foto della sua Boca negli anni 30'. A quel tempo, oltre 1.000 ettari vitati circondavano il santuario che si erge su questo piccolo borgo della Val Sesia, regalando un colpo d'occhio simile a quello delle Langhe. Di quella fitta distesa di ceppi e filari, immagine della prosperità perduta di una delle prime denominazioni d'Italia, rimane oggi solo il ricordo sfocato. Al momento, poco più di trenta ettari insistono ancora sul territorio della DOC Boca, che, ridotta ad un'ennesima frazione di ciò che era un tempo, cerca il riscatto nell'elevata qualità delle sue micro-produzioni. A dire il vero, la superficie è aumentata significativamente da quando, circa due decenni fa, era stata rasentata la soglia desolante dei dieci ettari, sotto la quale riconoscimento statale sarebbe venuto meno. Salvifico è stato l'intervento di Christoph Kunzli, illuminato importatore svizzero che, con la sua opera divulgativa e commerciale, ha risollevato le sorti della denominazione. Sul finire degli anni 90', Kunzli acquistava la storica azienda Le Piane e sfruttava il suo

Una degustazione da non dimenticare  di spumanti “pas dosè” affinati sui lieviti da almeno 60 mesi e sboccati alla volè. La tipologia spumante metodo classico pas dosè viene lavorato con un rabbocco nella fase di sboccatura esclusivamente con il vino prodotto dalla stessa vendemmia, questo poiché si perde prodotto facendo esplodere il tappo dalla bottiglia per eliminare i lieviti depositati nella posizione di punta. Per tutte le altre lavorazioni viene aggiunto il liqueur d’expédition, liqueur de dosage o dosaggio, una mistura composta da zucchero di canna, solfiti e vino. Per i vini pas dosè anche chiamati brut nature e dosage zéro la concentrazione è inferiore a 3 grammi, ottenuta come detto senza aggiunte diverse dal vino stesso. Le altre lavorazioni con liqueur d’expédition si dividono in: doux più di 50 grammi di zucchero per litrodemi-sec tra 32 e 50 grammi di zucchero per litrosec tra 17 e 32 grammi di zucchero per litroextra dry tra 12 e 17 grammi di zucchero per litrobrut meno di 12 grammi di zucchero per litroextra brut tra 0 e 6 grammi di zucchero per litro La batteria  dei “Dormienti”  ha visto 5 spumanti metodo classico, affinati in bottiglie magnum, provenienti da tutto lo stivale. La degustazione