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Rubrica di Emanuela Medi
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Dopo l’appuntamento primaverile di cui avevo scritto qui, lo scorso 28 Ottobre, Stefano Minelli (Minelli Wine Events) ha organizzato VINIamo…d’Autunno, manifestazione che, nella splendida cornice di Santa Emilia de Vialar a Roma ha radunato una cinquantina di Aziende provenienti da tutta Italia per presentare ad operatori del settore, wine lovers, appassionati e semplici curiosi le proprie eccellenze enoiche.

Finalmente il mondo del vino fa parlare di se , non che prima non lo fosse ma la ripresa di tante degustazioni e i non pochi premi assegnati, sono momenti di gioia e di condivisione per un peggio che desideriamo sia passato. Ne daremo notizia anche in altre news E partiamo da Siddùra con Luogosanto ai vertici del concorso internazionale “ Città del Vino”  con ben 4 medaglie d’oro che  ne fanno la cantina più premiata della Sardegna. Successo anche per  il Comune di Luogosanto in cima alla speciale classifica delle Città del Vino “ Abbiamo costituito una community” dice Massimo Ruggero amministratore delegato di Siddura.” L’obiettivo è dimostrare al mondo che il “made in Italy” in campo enologico può essere rappresentato, oltre che dalla Toscana e dal Piemonte, anche dalla Sardegna e dalla grande qualità dei vini prodotti in questa terra” conclude Ruggero. Le quattro medaglie d’oro certificate dalla giuria di Città del Vino sono andate al Cannonau riserva Fòla, al Vermentino di Gallura Docg Maìa, all’autoctono Bàcco e al passito di Moscato Nùali. Al concorso internazionale hanno partecipato realtà produttive provenienti da tutto il mondo, tra cui 39 aziende sarde. Dalla Sardegna ci spostiamo in Trentino e precisamente a San Michele

Lo avevamo detto l’anno scorso e lo ribadiamo quest’anno: il Taurasi è senz’ombra di dubbio il vino più folle, più anarchico del belpaese. Non esiste una ricetta per produrlo: non ci sono regole, né correnti di pensiero, nemmeno un’ annata di riferimento. Ogni bottiglia è una sorpresa, ogni azienda un cosmo a sé stante; ogni comune, ogni contrada, ogni pezzo di terra ha una storia diversa da raccontare. Una sola cosa è certa: se è vero che i vini “affinati” sono quelli che patiranno meno questa crisi, allora i produttori di questo forastico Aglianico di montagna possono dormire sonni tranquilli. L’unica caratteristica che li accomuna è, infatti, una pazienza quasi arcaica. In questo mondo del vino frenetico, di cui solo la pandemia è riuscita a frenare la corsa, i viticoltori taurasini sono tra i pochi che non si affrettano a commercializzare le nuove annate non appena il disciplinare lo consente. A dire il vero, non sembra proprio importargli quanto tempo debba passare: quello che conta, nella loro ottica, è che il vino esca fuori dalla cantina già pronto per essere goduto appieno.A Ciak Irpinia 2019, il prof. Luigi Moio - deus ex machina di alcuni dei campioni del territorio -

Tenute Piccini, con sede a Castellina in Chianti, fu fondata nel 1882 da Angiolo Piccini con soli 7 ettari, oggi alla guida c’è Mario Piccini direttore generale e la sorella Marina; un impegno ininterrotto che dura da 130 anni con circa duecento ettari vitati di proprietà, e cinquecento in affitto. La produzione media di questa azienda sfiora i 15 milioni di bottiglie l’anno, mai a discapito della qualità. Cinque tenute: La Fattoria di Valiano nel Chianti Classico, la Tenuta Moraia in Maremma, Villa al Cortile a Montalcino, Regio Cantina in Basilicata (con 15 ettari specializzati nella produzione dell’Aglianico del Vulture) e Torre Mora tra Castiglione di Sicilia e Linguaglossa, alle pendici dell’Etna. A fine 2018 si è aggiunto il Chianti Geografico, marchio storico del vino toscano, soprattutto nel territorio di Chianti, San Gimignano e nei Colli Senesi, fondato nel 1961 e liquidato volontariamente nel 2015. Dopo aver gestito i vigneti di 60 soci del marchio per oltre due anni, Mario Piccini ha salvato la cooperativa dal fallimento, ampliando il patrimonio vinicolo di Tenute Piccini. È previsto un piano di rilancio triennale con l’acquisto di nuove botti, vasche in cemento e serbatoi per le cantine del Geografico a Gaiole e a

Lo avevamo detto l’anno scorso e lo ribadiamo quest’anno: il Taurasi è senz’ombra di dubbio il vino più folle, più anarchico del belpaese. Non esiste una ricetta per produrlo: non ci sono regole, né correnti di pensiero, nemmeno un’ annata di riferimento. Ogni bottiglia è una sorpresa, ogni azienda un cosmo a sé stante; ogni comune, ogni contrada, ogni pezzo di terra ha una storia diversa da raccontare. Una sola cosa è certa: se è vero che i vini “affinati” sono quelli che patiranno meno questa crisi, allora i produttori di questo forastico Aglianico di montagna possono dormire sonni tranquilli. L’unica caratteristica che li accomuna è, infatti, una pazienza quasi arcaica. In questo mondo del vino frenetico, di cui solo la pandemia è riuscita a frenare la corsa, i viticoltori taurasini sono tra i pochi che non si affrettano a commercializzare le nuove annate non appena il disciplinare lo consente. A dire il vero, non sembra proprio importargli quanto tempo debba passare: quello che conta, nella loro ottica, è che il vino esca fuori dalla cantina già pronto per essere goduto appieno.A Ciak Irpinia 2019, il prof. Luigi Moio - deus ex machina di alcuni dei campioni del territorio -

Dieci chilometri da Siena, cinquanta da Montalcino, sessanta da Firenze e poco più di ottanta da Arezzo. Borgo Scopeto, relais chiantigiano di Elisabetta Gnudi Angelini, occupa una posizione strategica nel cuore  della Toscana Centrale.  Si, lo sappiamo: raccontare in questo periodo di cascine immerse in paesaggi da dipinto rinascimentale, a due passi dalla città del Palio, è quasi difficile, perché solo a guardare le foto viene voglia di fare le valigie e partire in barba a tutte le restrizioni. D’altra parte, però, le migliori realtà enoturistiche italiane meritano di essere raccontate in previsione della riapertura a Giugno, a maggior ragione se, oltre che belle, sono anche molto “buone”.  E “buono” e bello è questo borgo trecentesco sito nel comprensorio di Vagliagli, frazione di Castelnuovo Berardenga,  che guarda la Cattedrale e la Torre del Mangia dalla cima di uno dei primi colli del Chianti Classico. Elisabetta  Gnudi Angelini, l’ha acquistato 23 anni or sono e trasformato in un resort a quattro stelle dotato di piscina, centro benessere e ristorante oltre che di una cantina dove vengono vinificate le uve provenienti dai 70 ettari di vigneto presenti nella tenuta circostante.  Il protagonista della produzione è - ca va sans dire - il Sangiovese, dal

Tenute Piccini, con sede a Castellina in Chianti, fu fondata nel 1882 da Angiolo Piccini con soli 7 ettari, oggi alla guida c’è Mario Piccini direttore generale e la sorella Marina; un impegno ininterrotto che dura da 130 anni con circa duecento ettari vitati di proprietà, e cinquecento in affitto. La produzione media di questa azienda sfiora i 15 milioni di bottiglie l’anno, mai a discapito della qualità. Cinque tenute: La Fattoria di Valiano nel Chianti Classico, la Tenuta Moraia in Maremma, Villa al Cortile a Montalcino, Regio Cantina in Basilicata (con 15 ettari specializzati nella produzione dell’Aglianico del Vulture) e Torre Mora tra Castiglione di Sicilia e Linguaglossa, alle pendici dell’Etna. A fine 2018 si è aggiunto il Chianti Geografico, marchio storico del vino toscano, soprattutto nel territorio di Chianti, San Gimignano e nei Colli Senesi, fondato nel 1961 e liquidato volontariamente nel 2015. Dopo aver gestito i vigneti di 60 soci del marchio per oltre due anni, Mario Piccini ha salvato la cooperativa dal fallimento, ampliando il patrimonio vinicolo di Tenute Piccini. È previsto un piano di rilancio triennale con l’acquisto di nuove botti, vasche in cemento e serbatoi per le cantine del Geografico a Gaiole e a

Potrebbe essere l’ennesimo hashtag, e non lo è, quel filo rosso che accomuna produttori, sommelier, giornalisti, associazioni, winelovers uniti  in una grande comunità che con un # , uno slogan e un bicchiere di vino vero o virtuale, complici Facebook, Youtube, Instagram ci raccontano i nostri prodotti, le bottiglie più amate , ricordi, viaggi , citazioni, frasi celebri  senza alcuna pretesa se non concederci e concedersi un momento di convivialità, di gioia per quel grande tesoro che è la cultura del vino. [caption id="attachment_15057" align="alignright" width="217"] Winelovers in quarantena[/caption] “Wine Lovers in quarantena”: iniziativa di Wine&Theciy che dal 21 di marzo sul canale IGTV Instagram di Wine&City mette in onda brevi videomessaggi di personaggi più o meno noti che raccontano dalle loro case cosa bevono in quarantena [caption id="attachment_15055" align="alignleft" width="194"] Ais[/caption] [caption id="attachment_15054" align="alignleft" width="194"] Ais[/caption] “La distanza non ci divide: campagna dell’AIS , Associazione Italiana Sommelier, la più grande associazione del mondo che ha deciso di rimanere accanto ai propri soci  con tre video-degustazioni alla settimana pubblicate sulla propria pagina Facebook, sul canale Youtube e sul sito ufficiale, per raccontare le grandi denominazioni del Paese. [caption id="attachment_15056" align="alignright" width="300"] Aspi[/caption] ASPI rilancia in digitale. L ‘Associazione Sommellerie Professionale Italiana, non si ferma e prosegue

Piccoli perché la produzione non supera le 10.000 bottiglie, preziosi perché si percepisce subito che sono “diversi” e non perché sono naturali o biodinamici ma perché in ogni bottiglia vi è l’impronta personale, unica del produttore che non ha voluto un gusto facile, per tutti i palati ma  ha creato freschezza, sapidità, erbe aromatiche, fruttato esotico, pasticceria insomma un mix inusuale da rimanere lungamente impresso. Una piacevole scoperta per caso, mangiando una sera alla trattoria ”Il Torchio” di Frascati. Lui il proprietario Luigi Valente, per carità, e ci tiene  dirlo, senza qualifiche di sommelier o assaggiatore.. se non la passione di andarsi a cercare i tanti piccoli e particolari  vini in quella parte del Lazio che si raccoglie attorno ai Castelli Romani e non solo. Magro, alto, ottimo cuoco, grembiule, barba doverosamente lunga    che hanno- chissà perché gran parte di questi filosofi- ricercatori del vino- come una divisa. Carta  dei vini spettacolare, con  il primo assaggio: RIBOLIE della cantina Ribolà- Monteporzio Catone- 2017, Malvasia 100% Rifermentazione in bottiglia, non filtrato, leggermente frizzante. Si presenta ovviamente un poco torbido dal colore giallo dorato. Siamo in una terra caratterizzata dalla presenza di vulcani spenti: al naso colpisce la nota dominante di forte mineralità associata a pietra