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Rubrica di Emanuela Medi
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Non è una provocazione ma potrebbe essere la frontiera agronomica, per una viticoltura di nuova generazione in grado di contrastare malattie e cambiamenti climatici. E’ il ritorno alla - vite franca di piede : ne ha parlato l’eno-scienziato Donato Lanati, sabato 16 settembre al Castello di Grinzane Cavour, durante lo speach dal titolo “Le origini della vite”, proluso in occasione del 310° Capitolo della Selezione Grandi Vini dell’Albese 2023.

“Come lo vorremmo questo Monferrato? Io farei nulla per cambiarlo. Diversamente, occorre ripartire dalla sua grande storia”. Così ha iniziato l’enologo Donato Lanati una sua riflessione al Lions Club Valcerrina, ma è stata l’occasione per domandarsi un Monferrato maggiormente dinamico, mediatico ed economicamente/turisticamente più vivace o il Monferrato del silenzio, del paesaggio, della sua cultura.

“E gli ultimi saranno i primi…” ma, in questo caso, non in termini di impegno bensì di appeal. Succedeva ai lavoratori in vigna nella Parabola di Matteo e succede, oggi, al Megonio 2019 Librandi in purezza, il rosso Igp Calabria che, firmato da Donato Lanati, è stato decretato miglior vino assoluto della Guida Vitae 2022 dell’Associazione Italiana Sommelier. Con il massimo e impareggiato punteggio di 99/100, espresso dal migliaio di degustatori Ais per la classifica “Le Performance dell’anno lettera I”, il Megnonio Librandi di Cirò Marina è risultata la prima tra 110 etichette selezionate, anche blasonate, per l’elevata armonia e il legame vino-territorio col saper fare dei vignaioli.  Un risultato lusinghiero per il Megonio, sia per l’autorevolezza della nutrita squadra degli esaminatori sia per essersi distinto tra oltre 30mila vini degustati di quasi 4mila produttori, che hanno accettato di mettersi in discussione. Un risultato anche straordinario che ha rivoluzionato le gerarchie degli intoccabili, superando etichette dai sommi calibri, quali Montepulciano, Barolo, Brunello di Montalcino, Amarone e Franciacorta, e che, ancora una volta, conferma la sottile intuizione di Lanati,  per aver saputo riscattare il potenziale di un destino già scritto migliaia di anni fa nel Dna della terra calabra. Nella foto Librandi con

C’è il Brut Rosé Edoardo Miroglio, dell’omonima azienda bulgara, firmato dall’enologo Donato Lanati sul podio alla XIX Competizione annuale dei Best Sparkling Wine in the World, celebrata allo Château de Pierreclos in Bourgogne lo scorso dicembre. Si tratta di un Brut Rosé del 2016 Metodo Classico ottenuto in purezza da uve 100% Pinot Nero coltivate e vinificate in Bulgaria, nella storica regione della Tracia, posta nell’estrema punta sub-orientale della penisola balcanica ai confini con Turchia e Grecia. Più precisamente, l’area di coltivazione del vigneto è nel villaggio di Elenovo (a circa 15 chilometri dalla città di Nova Zagora) ed è posta su un lieve rilievo collinare disegnato da pettinati filari (prevalentemente dagli autoctoni Mavrud e Ruben) e ordinati coltivi, caratterizzata da una buona escursione termica tra notte e giorno. Grazie alla grande esperienza dell’enologo  Donato Lanati, da circa 10 anni consulente della Miroglio, l’eccellenza sparkling di cantina ha conquistato il terzo posto nella classifica internazionale. Dal colore rosa tenue con bollicine fini e persistenti, l’Edoardo Miroglio Brut Rosé ha un profumo elegante e fine all’olfatto con leggere note floreali, che ricordano la rosa selvatica e la fragola, e con un lieve sentore di crosta di pane. Il gusto è quello di

L’idea di legare al territorio del Monferrato una sorta di “cru” meglio identificata come un’aggiunta all’attuale denominazione del Tartufo Bianco D’Alba è di Donato Lanati monferrino doc, grande enologo, anima del rilancio del Monferrato  che come per i vini  propone una menzione speciale per il tartufo bianco.. Già perchè Il Tartufo Bianco d’Alba o Tuber Magnatum Pico o Tartufo Bianco pregiato, per il mondo, continua ad essere il Tartufo Bianco d’Alba, unica denominazione altamente e universalmente riconosciuta. Ed è su questo argomento che, da tempo, c’è confronto tra coloro che sostengono l’unica e riconosciuta denominazione di Tartufo Bianco d’Alba e quanti, invece, vorrebbero riconosciuta quella di Tartufo Bianco del Monferrato .Di questo tema, se n’è parlato anche in fiera a Murisengo il 14 novembre.“Credo molto nei potenziali del Monferrato e sulla spendibilità del brand legato anche al tartufo – ha detto il parlamentare Lino Pettazzi. “Tuttavia, sono consapevole della risonanza a livello mondiale della denominazione di Tartufo Bianco d’Alba. A tal proposito, trovo interessante l’idea dell’amico Donato Lanati nel suggerire, come per i vini, una menzione o una sorta di cru, che leghi il Tartufo Bianco d’Alba al territorio Monferrato: quindi, non una sostituzione, ma un’aggiunta all’attuale denominazione .Ma se non mancano certo i

Ci sono testa, mani, cuore e la prestigiosa firma dell’enologo Donato Lanati dietro la produzione speciale del Barolo “en primeur”, proveniente dalla vigna Gustava di Camillo Benso Conte di Cavour, battuta all’asta per 600mila euro, sabato 30 ottobre, al Castello di Grinzane. Tra generosi rilanci e colpi di scena, le 14 barrique e il tonneau da 500 litri di Barolo hanno fruttato l’ingente somma che verrà interamente devoluta al sostegno di progetti sociali. Un grande evento internazionale, primo nel suo genere, promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo e Fondazione CrC Donare, in collaborazione col Consorzio di Tutela Barolo, Barbaresco, Alba, Langhe e Dogliani e la Scuola Enologica di Alba, con madrina Evelina Christillin. “Per un progetto di altissimo livello non potevano, dunque, mancare le conoscenze scientifiche, l’esperienza e la sensibilità del top dell’enologia a livello internazionale. “Quando mi fu chiesto d’interessarmi di questo progetto che, in un’unica occasione, avrebbe coniugato solidarietà ed educazione enoica, istintivamente, posi a confronto prospettive e impegni ma, immediatamente dopo, me ne convinsi senza esitazioni “– ha spiegato Lanati.“ A poco a poco, fui pervaso da una suggestione ancestrale nell’immaginare che, tra i vibranti e storici filari di quella vigna di Nebbiolo, avrei percepito, ora

Conosciuto in Italia e all’estero per le sue indiscusse ricerche sul vino, Donato Lanati  è  un attento divulgatore  che certo non accetta compromessi  visto che come lui dice”  con il vino non si bara” . E lo è tanto di più nelle vesti di docente meglio in qualità di direttore del Corso di Formazione MASTRO DI CANTINA che martedi 24 agosto , all’Itas Vincenzo Luparia di San Martino di Rosignano, ha presieduto l’esame di una quindicina di giovani viticoltori e cantinieri, nonché wine lover. Nella Commissione d’Esame,  oltre  Donato Lanati, figurano  l’enologa e biologa Dora Marchi e della biotecnologia e wine educator Costanza Fregoni, già docenti del corso stesso a.s. 2019-2020.   Una occasione  importante  per approfondire  alcuni dei temi da lui particolarmente sentiti. LONGEVITÀ “Per garantire longevità,- dice l’enologo Lanati- alcol e tannini sono certamente elementi importanti per via delle loro capacità antiossidanti e antisettiche, ma “la longevità arriva principalmente dal terreno” . “E’ la presenza di specifici microelementi in determinati sottosuoli a garantire longevità. Per simbiosi, in determinate aree, attraverso le radici, le micorrize ricevono gli zuccheri derivanti dalla fotosintesi delle foglie della vite e, in cambio, rilasciano cesio, rubidio, stronzio, manganese e altre sostanze organiche. Aree ideali nelle quali l’ambiente

E’ più che un premio il prestigioso riconoscimento dato da Decanter World Wine Award 2021 a Broglia Derthona Timorasso dei Colli Tortonesi 2018, tra i 7 vini italiani, su 50 internazionali . Più che un premio  non solo perché porta la firma di Donato Lanati enologo di fama internazionale che ha sempre fortemente creduto nel territorio  i cui i vini ne devono essere l’espressione rappresentandone il DNA ma anche al produttore Broglia che -come dice Walter Massa produttore tra i più affermati – è una delle teste serie del Timorasso. “Avevo studiato il Timorasso, per la prima volta, 20 anni fa”, racconta Lanati; “è un vino particolare e curioso che, mai, si rileva tutto subito, ma riserva, nel tempo, sempre qualcosa di più e di sorprendente; è dunque un vitigno/vino, che ha un’anima e a me è stato dato il compito di tirarla fuori, puntando tutto sulla longevità in acciaio, per continuare a berlo, anche, tra 15/20 anni. Inoltre, senza togliere merito alla grande intuizione dell’amico Walter Massa, il Timorasso un po’ mi assomiglia: ha una grande personalità, è ruvido, ma dialogico  .La severa selezione è stata adoperata su 18.094 vini provenienti da 56 Nazioni. Dei sette italiani, due sono piemontesi (Timorasso

“Mi spiace che sia arrivato questo signore invisibile che ci ha cambiato la vita  e per molti  carico di sofferenza ed è impossibile pensare che non sia successo niente perchè abbiamo tutti bisogno di relazioni, di lavoro,  di certezze sociali,  ma questo signore, visto che doveva arrivare, è venuto nel mondo del vino nel momento più opportuno”  dice Donato Lanati enologo tra i più apprezzati nel panorama internazionale , cui abbiamo chiesto un suo giudizio sul momento non  certo facile per i vini italiani. “Certo le vendite sono diminuite ( evito di citare numeri e previsioni, ne sono state fatte fin troppo) ma per chi ha fatto  vini di qualità che resistono nel tempo, vini buoni- io sostengo- con il nome dell’azienda in alto, la denominazione di origine e importantissimo l’annata- i vini li venderà forse non subito ma negli anni a venire magari a prezzi più alti e  nelle aste come accaduto.” Annata e territorio  i suoi capisaldi  “  Ogni annata – dice- è l’espressione diversa di quel territorio e questo è bellissimo perché se  nella stessa scatola ci fossero tre annate diverse  avremo la possibilità di capire con lo stesso vigneto e con lo stesso metodo di vinificazione