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Rubrica di Emanuela Medi
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La Dop economy italiana fa parlare di sé: per la prima volta superati i 20 miliardi di euro. Come rileva il XXI Rapporto Ismea-Qualivita i venti miliardi di valore alla produzione nel 2022 (+6,4% su base annua) assicura un contributo del 20% al fatturato complessivo dell’agroalimentare italiano. All’interno del settore, il comparto cibo sfiora i 9 miliardi € (+9%), mentre quello vitivinicolo supera gli 11 miliardi € (+5%) Questi risultati.- tenuto conto dell’inflazione- testimoniano la grande solidità della Dop economy nazionale: un sistema  che si poggia su 296 Consorzi di tutela autorizzati dal Ministero dell’agricoltura e oltre 195.000 imprese delle filiere cibo e vino, con un numero di rapporti di lavoro stimati per la prima volta a 580 mila unità nella fase agricola e a 310 mila nella fase di trasformazione. Export DOP IGP Bene l’export che nel 2022, grazie al contributo delle due componenti cibo e vino, raggiunge quota 11,6 miliardi € (+8% sul 2021), rappresentando il 19% del giro d’affari all’estero dell’agroalimentare nazionale. La filiera del cibo realizza 4,7 miliardi € di fatturato evidenziando un +6% in un anno e un +66% nel decennio, per effetto soprattutto del recupero dei mercati Extra-UE (+10%). Il comparto vino sfiora i 7 miliardi €,

Non entro nel merito “partitico e/o di coalizione” che ha vinto le ultime elezioni nazionali. Ne prendo atto. Innanzitutto una premessa: ha ragione Draghi quando parlava di multilateralità di tutti i comparti e del mondo in generale; è importante organizzare meglio i fondi europei di ritorno (intorno a 4 miliardi di euro) su PAC e OCM dei vari settori agricoli.

Andrea Sartori, Presidente Consorzio per la Tutela dei Vini della Valpolicella Con una produzione di 64 milioni di bottiglie- in pratica una per ogni italiano!  un giro d’affari valutato in 600 milioni di euro e un export al 75% coperto per il 62,4% dal solo Amarone, la denominazione della Valpolicella, tra le più grandi in Italia si trova ad affrontare un momento delicato se già si parla di una perdita pari al 20% del fatturato.  Quale è realisticamente la situazione in termini di giacenze, mercato interno e export R. la perdita di fatturato del 20%  non è realistica perché non abbiamo ancora dati recenti forniti dal nostro organismo di controllo Siquria. Quello che le posso dire relativo ai primi mesi del 2020 è che i dati di imbottigliamento di amarone , recioto e valpolicella sono per ora ancora stabili, ma il calo si registrerà più avanti nei prossimi mesi. Per quanto riguarda le giacenze non userei questo termine perché abbiamo si, una sovrapproduzione ma facilmente smaltibile nei prossimi anni. Quanto al mercato interno e all’export è evidente che vi sarà-come per molti-una riduzione dei consumi che per noi avrà un impatto sulle vendite del 20-40% Produzione sostenuta, superficie vitata aumentata, pensate a un

Andrea Sartori, Presidente Consorzio per la Tutela dei Vini della Valpolicella Con una produzione di 64 milioni di bottiglie- in pratica una per ogni italiano!  un giro d’affari valutato in 600 milioni di euro e un export al 75% coperto per il 62,4% dal solo Amarone, la denominazione della Valpolicella, tra le più grandi in Italia si trova ad affrontare un momento delicato se già si parla di una perdita pari al 20% del fatturato.  Quale è realisticamente la situazione in termini di giacenze, mercato interno e export R. la perdita di fatturato del 20%  non è realistica perché non abbiamo ancora dati recenti forniti dal nostro organismo di controllo Siquria. Quello che le posso dire relativo ai primi mesi del 2020 è che i dati di imbottigliamento di amarone , recioto e valpolicella sono per ora ancora stabili, ma il calo si registrerà più avanti nei prossimi mesi. Per quanto riguarda le giacenze non userei questo termine perché abbiamo si, una sovrapproduzione ma facilmente smaltibile nei prossimi anni. Quanto al mercato interno e all’export è evidente che vi sarà-come per molti-una riduzione dei consumi che per noi avrà un impatto sulle vendite del 20-40% Produzione sostenuta, superficie vitata aumentata, pensate a un

Crescita record del comparto alimentare nel solo gennaio 2020 +7,9% rispetto allo stesso mese del 2019,- dati Istat analizzati da Coldiretti-, secondo cui, gli alimentari, insieme ai farmaceutici (+10,8%), sono tra i settori con  aumenti più importanti Tutto questo grazie all’impegno degli oltre 3 3 milioni gli italiani che continuano a lavorare nella filiera alimentare, dalle campagne alle industrie fino ai trasporti, ai negozi e ai supermercati, per garantire continuità alle forniture di cibo e bevande alla popolazione. L’approvvigionamento alimentare, continua la Coldiretti, è assicurato in Italia grazie al lavoro di 740.000 aziende agricole e stalle, 70.000 imprese di lavorazione alimentare e una capillare rete di distribuzione tra negozi, supermercati, discount , nonostante le difficoltà  e le preoccupazioni per la sicurezza. Lavoro che si traduce poi negli acquisti in Gdo : nelle prime due settimane  dal 24 febbraio all’8 marzo ( dati Coop) le vendite hanno registrato così un +12,8% sulla media del periodo. Non è mancata la corsa agli acquisti ( per fortuna oggi ridimensionata) dove  i prodotti più cercati sono stati: carne in scatola (+60%) e farina (+80%) ma anche i legumi, sempre in scatola, (+55%). Seguono pasta (+51%) e riso (+39%) , le conserve di pomodoro (+39%), lo

 Si chiama  #DopEconomy il comparto DOP IGP italiano che rappresenta il 20% del valore agroalimentare nazionale tale da essere driver fondamentale e indiscusso dei distretti agroalimentari del nostro Paese. Lo certifica il XVII Rapporto Ismea-Qualivita che nella sua analisi sui dati produttivi 2018 registra una ulteriore crescita, con un valore alla produzione delle oltre 800 Indicazioni Geografiche che per la prima volta supera i 16,2 miliardi di euro (+6,0% in un anno) e con l’export  oltre i  9 miliardi di euro (+2,5%), grazie al lavoro di oltre 180.000 operatori e l’impegno dei 285 Consorzi di tutela riconosciuti..   A fine 2019 l’Italia conferma il primato mondiale per numero di prodotti certificati con 824 DOP, IGP, STG nei comparti Food e Wine su 3.071 totali: oltre un prodotto su quattro registrato come DOP, IGP, STG nel mondo è italiano. Nel 2019 sono state registrate 32 nuove IG nel mondo, 24 Food (fra cui l’Olio di Puglia IGP in Italia) e 8 Wine (fra cui il Nizza DOP in Italia). Nel 2019 l’Italia raggiunge la soglia dei 300 prodotti Food DOP, IGP, STG: anche questo un primato mondiale (il secondo Paese è la Francia con 251 prodotti Food IG).

Non ci piangiamo troppo addosso, il vino italiano piace e regge botta alle più nefaste previsioni a iniziare dai consumatori americani che hanno acquistato scorte in surplus di vino facendo registrare, tra gennaio e ottobre, la quota record di 1,3 miliardi e una crescita su base annua del 4,2%. Dati Istat indicano che nei primi 10 mesi del 2019 vi è stata una crescita del fatturato pari a 5,3 miliardi: la fortuna  ha voluto che i tanto gridati dazi americani, negli ultimi due mesi dell’anno passato, hanno risparmiato le etichette italiane a danno dei francesi e spagnoli con insospettato acquisto delle bottiglie Made in Italy e non solo dall’acquirente medio  ma in particolare da importatori e distributori USA che hanno fatto notevoli scorte in previsione dei dazi che con molta probabilità arriveranno nel 2020. E se gli USA si confermano il primo mercato con un fatturato tra gennaio-ottobre 2019 che ha sfiorato 1,3 miliardi e una crescita su base annua del 4,3%, anche altri mercati rispondono positivamente al nostro vino. E’il caso della Francia: Parigi ha acquistato etichette Made in Italy tra gennaio e ottobre per 174 milioni di euro con una crescita del 6,7%. Buone notizie dal Canada con un

La vendemmia 2019 avrà una produzione mondiale decisamente più bassa, 258 e i 276 milioni di ettolitri, rispetto il 2018, che ha visto una annata decisamente abbondante. Le stime presentate recentemente a Parigi dall’ Organizzazione Mondiale della Vigna e del Vino (Oiv), sottolineano che nonostante un calo del 10% sul 2018 la produzione del 2019 è comunque nella media degni anni 2007 – 2019. Bisogna però tener conto delle differenze da zona a zona, visto che nell’Unione Europea la produzione di vino 2019 è stata fortemente condizionata dal clima, dalle gelate e dalla siccità, risultato inferiore del 15% rispetto all’anno precedente. Si tratta di un calo di 26,7 milioni di ettolitri sulla produzione 2018 che è stata di 182,7 di ettolitri. E’ interessante notare infatti che Italia, Francia e Spagna con una flessione rispettivamente del 15% (per Italia e Francia) e del 24% in Spagna, altri paesi, come la Germania, l’Austria, l’Ungheria, il Portogallo e la Romania, i livelli di produzione sono stati nella media degli ultimi 5 anni. Per quanto riguarda il nostro paese, sono da valutare attentamente le parole che il Ministro delle Politiche Agricole, Teresa Bellanova, ha detto a chiusura del Congresso degli Enologi Italiani che si è svolto