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Rubrica di Emanuela Medi
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Non poteva essere più che ponderoso il rapporto OIV( Organizzazione Internazionale della Vite e del Vino)  sui consumi globali del vino 2021 a firma del presidente Luigi Moio presentato in questi giorni a Parigi. Nel mare magnum dei dati cerchiamo di dare i più significativi : nel 2021 la produzione globale di vino è arrivata a 260 milioni di ettolitri(-1%)  rispetto il 2020, la superficie vitata complessiva di 7,1 milioni di ettari, i consumi globali hanno raggiunto i 236 milioni di ettolitri . le esportazioni sono cresciute a 111,6 milioni di ettolitri, per un giro d’affari di 34,3 miliardi di euro. Francia, Italia e Spagna raggiungono il 47% della produzione vinicola mondiale, con una crescita della sola Italia  sul 2020 (+2% e (+3%)  rispetto gli ultimi 5v anni. La Francia, invece, è andata malissimo con la peggiore campagna degli anni 2000, causa le gelate di aprile che hanno segnato un calo del 19% sul 2020 e del 14% sugli  ultimi 5 anni. Male anche la Spagna: -14% sul 2020 e -8% sugli ultimi 5 anni. Cali anche in Germania  e Ungheria  a causa delle gelate primaverili mentre. per tutti gli altri Paesi comunitari si sono avute buone  crescite  come il Portogallo a 7,3 milioni di ettolitri (+14%), Romania a 4,5 milioni di ettolitri (+16%), Austria a 2,5 milioni di ettolitri (+3%) e Grecia a 2,4 milioni di ettolitri (+6%). Bene anche la Russia che nel 2021 ha prodotto 4,5 milioni di ettolitri di vino (+2%), la Georgia 2,1 milioni di ettolitri (un record, +17% sul

Un valore record da 7,11 miliardi di euro per le esportazioni di vino italiano nel 2021, un risultato che segna un +12,4% su base annua e recupera abbondantemente il -2,2% registrato nel 2020: è quanto emerge dalle elaborazioni dell’Osservatorio Qualivita Wine su dati Istat, che descrivono le esportazioni del comparto vinicolo italiano.  L’Europa assorbe il 60% delle esportazioni in valore del vino italiano, con 4,28 miliardi di euro nel 2021 per una crescita di 351 milioni in un anno pari al +8,9%. Forte recupero nel continente americano dove sono stati destinati 2,23 miliardi di euro di export, per una crescita del +16,7% in un solo anno che recupera la frenata del -4,3% registrata nel 2020. Anche i mercati asiatici, che avevano riscontrato maggiori difficoltà nel 2020 (con un calo del -12,6%), nel 2021 hanno visto le esportazioni superare il mezzo miliardo di euro per una crescita del +22,5% su base annua. Fra le principali destinazioni, gli Stati Uniti superano 1,72 miliardi di euro e assorbono il 24,2% delle esportazioni vinicole made in Italy: un risultato che porta l’export in valore verso gli USA al +18,4% rispetto al 2020 e al +12% sul 2019. Prosegue l’andamento positivo in Germania, iniziato nel secondo semestre del

L’analisi di Giampietro Comolli, presidente Osservatorio Ovvse-Ceves Alcune recenti ricerche e i sondaggi di fine anno 2020, compiuti anche da contatti-partners di Ovse-Ceves come Drinks Market Analysis e Euromonitor Food&Beverage, il comparto delle bevande alcoliche nel suo complesso ha registrato prestazioni migliori del previsto con anche canali e settori che hanno migliorato diversi dati degli anni 2018 e 2019. Fra i primi 20 mercati mondiali le perdite, anno su anno, sono state dell’8% in fatturato e del 5% in volumi. Molto meglio. Giampietro Comolli Le previsioni dei principali analisti prevedono che il 2024 sarà l’anno del pieno recupero, con qualche brand già in equilibrio a fine 2023, soprattutto per il vino e i vini spumanti. Quello che emerge è che l’ascesa verticale dell’e-commerce non diminuirà e crescerà più lentamente. Ci sarà una stabilità al ribasso per i volumi nella distribuzione moderna, mentre tornerà a crescere la distribuzione e la ristorazione commerciale. Tutti i più grandi esperti (anche in contrapposizione con diverse relazioni di molti istituti mondiali e anche italiani ) segnalano che è sempre più urgente adattare tutti i luoghi di consumo (off /on premise e serving places e consumer countres e in home) alle nuove regole imposte da una pandemia che

Il 2021 delle esportazioni di vino italiano inizia con il freno a mano tirato: a gennaio, secondo i dati Istat, analizzati da WineNews, le spedizioni enoiche hanno perso il 21,6% sullo stesso mese del 2020, fermandosi a 388 milioni di euro, contro i 495 milioni di euro di un anno fa. Numeri impietosi, ma attesi, perché il 2020 era partito col botto, in crescita addirittura del +13,5% su gennaio 2019, e il 2021, al contrario, è nato sotto una pessima stella, con il canale Horeca ancora alle prese con le chiusure forzate in quasi tutto l’Occidente. Così, l’inizio del 2020 sembra un tempo lontanissimo: eravamo ancora in epoca pre Covid, il mercato Usa doveva fare i conti con i dazi su molti vini francesi e spagnoli, e la Gran Bretagna iniziava la corsa agli approvvigionamenti in vista della Brexit. Dati, quelli di gennaio, che confermano quanto anticipato ieri da Denis Pantini, alla guida di Nomisma Wine Monitor, dal talk “Vivite” dell’Alleanza delle Cooperative. Nei primi due mesi 2021, sui mercati dei Paesi Terzi, l’andamento delle spedizioni del vino italiano è stato ondivago, ma il calo in Usa netto: -26,1% a valore. Conforta il buon avvio del Canada (+4,6% nel primo bimestre 2021 sul

La fascia premium, con un saldo positivo del 5% sui fatturati dei primi 10 player, è quella che cresce di più, seguita del segmento commerciale, cresciuto del 2% e dal segmento spumante dove i primi cinque specialisti registrano una crescita più contenuta (+1%).  Letti ora, i dati del 2019 presi in esame dallo studio Pambianco, sembrano quasi un ricordo. Se per il 2020 è impossibile fare previsioni, è infatti ormai certo che il giro d’affari del vino italiano sarà destinato a una contrazione piuttosto rilevante per le società più legate alla ristorazione e al canale horeca in generale, mentre chi opera nella distribuzione moderna dovrebbe riuscire a reggere l’urto. Ciò non toglie che l’ultimo anno sia stato positivo in termini generali, con il record storico dell’export italiano pari a 6,4 miliardi, e che questo si rifletta anche fra i leader di comparto. Secondo l’analisi di Pambianco sui fatturati dei primi dieci gruppi del vino tricolore (dati di pre consuntivo), la crescita è stata del 2% per le realtà di fascia commerciale e del 5% in ambito premium. Cantine Riunite & Civ si conferma leader assoluto con 624 milioni di ricavi, otto in più del 2018; il motore è stato rappresentato dalla

L’Europa ha stretto accordi con il Giappone per quanto concerne il commercio e la promozione del vino. Ma è importante ricordare che in Giappone il trend di consumo è stato negativo nel 2015 e nel 2016. Questo perché  le nuove generazioni  sono attratte principalmente da bevande “ready to drink”,ovvero bevande già pronte al consumo come mix a bassa gradazione alcolica, bevande zuccherate ecc, offerte con molta abbondanza sul mercato. Nonostante ciò, va detto, che si evidenzia un certo fermento nel settore del vino da tavola europeo, che fino ad oggi subiva la pressione del vino Cileno. Da qui nasce la convinzione, sempre più diffusa tra gli addetti ai lavori, che la chiave di volta per avere successo in terra asiatica è creare valore aggiunto, smettendo di tenere in considerazione solo il parametro del prezzo. Una strada concreta in merito è individuata nel vino di origine biologica. Claudio Chiricolo