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Rubrica di Emanuela Medi
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Oltre metà del vino prodotto in Toscana certificato DOC e DOCG è acquistato da paesi esteri, Stati Uniti e Germania su tutti, che insieme ne acquistano più del 50%. La quota di vendite di vino toscano all'estero rappresenta il 19% del totale export di vini Dop fermi a livello nazionale, ed il 26% in termini di valore. Sono questi alcuni dei dati ricavati dalla ricerca Ismea recentemente presentata in occasione della "Settimana delle Anteprime 2020", promossa dalla Regione Toscana. Crescono dunque le esportazioni di Doc Toscane (+3% nel 2019) ed aumenta la lista dei paesi che lo importano, nonostante diversi scenari di incertezza rappresentati dai tanto dibattuti Dazi Usa, ma anche dalla Brexit e non ultimo dal Conoravirus. L'export di vini toscani cresce anche in Estremo Oriente, con il mercato Cinese che oggi acquista il 2% dei vini a fronte dell'1% del periodo 2010 - 2014. Aumentano le vendite anche in Giappone, passato dal 2,7% al 3,2%, ad Hong Kong, Singapore e Taiwan, passati dallo 0,6 all'1% in valore.

Record di 28,6 miliardi di euro le esportazioni agroalimentari made in Italy nel 2019 con un aumento del 4%. È quanto emerge da un’analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi ai primi otto mesi dell’anno, resi noti proprio per la Settimana speciale, che dal 18 al 24 novembre sarà presente in migliaia di eventi nel mondo organizzati dagli Istituti Italiani di Cultura , a partire dagli Stati Uniti dove l’export aveva registrato nei primi mesi dello scorso anno il record i 4,2 miliardi e dove le vendite dei prodotti Made in Italy sono calate di circa il 20% dopo l’applicazione dei dazi voluti da Trump. Per la più celebrata delle cucine del mondo, gli attentati non finiscono con i dazi: attenzione alla “ agropirateria” denuncia Coldiretti che fattura oltre 100 miliardi di euro utilizzando impropriamente parole, immagini, denominazioni e ricette che nulla hanno a che fare con il nostro paese: dagli americani che usano il parmesan al posto del Parmigiano Reggiano e Grana Padano, alla caprese con formaggio invece della mozzarella di bufala o fiordilatte o peggio ancora il pesto con mandorle e noci invece dei pinoli, per finire con la pizza servita con la frutta tropicale. Come uscirne: importante

Momenti difficili anche se non drammatici per il vino italiano anche se i numeri ,come ricorda l’osservatorio Nomisma, nei primi 8 mesi del 2019 registrano una crescita delle spedizioni aumentata del +3% in valore ma comunque inferiore al +14% della Francia, che se la devono vedere con i dazi del +25% voluti dall’amministrazione Trump che ha però risparmiato lo Champagne ed i vini superiori ai 14 gradi,  costituiti per lo più dai vini bordolesi. Per nostra fortuna siamo esclusi almeno per il momento dalla lista dei “cattivi”. Gli esperti comunque invitano ad allargare il mercato americano per il momento confinato a New York per guardare ad altre importanti città come Los Angeles, Chicago. Il mercato estero sembra aver iniziato il 2019 positivamente e nei primi 5 mesi dell’anno (dati elaborati da ISMEA su base ISTAT) le esportazioni italiane si attestano sugli 8,6 milioni di ettolitri a volume (+11% rispetto agli stessi mesi del 2018), a fronte di una progressione del valore che ha raggiunto i 2,5 miliardi di euro (+5,5%). Se i dati dei mesi successivi dovessero confermare questa tendenza, a fine anno potrebbero essere sfiorati i 22 milioni di ettolitri per un indotto che potrebbe raggiungere i 6,5 miliardi di

Nero su bianco e il coraggio di ammetterlo: come emerge dallo studio di Pambiancola grappa italiana soffre per la crescita contenuta dell’ultimo esercizio. Non è certo tutto da addebitarsi a una delle più scarse vendemmie per resa-2017- con conseguente riduzione della materia prima a disposizione delle aziende e con  evidente riflesso sulla produzione dell’anno 2018, ma certamente anche questo ha influito molto. Il simbolo degli spirits made in Italy pur consapevole di essere sempre un segmento di nicchia, perché prodotto soltanto dalle vinacce italiane, conferma la propria solidità sia con il lieve incremento dei ricavi registrato anche in quest’annata difficile sia con la marginalità registrata dai suoi primi quattro player per fatturato. Branding e export, le leve per crescere:  la presenza di marchi forti rende solido il settore rendendolo capace di reggere anche ad annate difficili come il 2018.  Il secondo obiettivo, l’export punta sul mercato statunitense, molto potenziale ma difficile a causa di un retaggio culturale legato alle grappe super strong dei nostri immigrati. Ma loro, la top ten, dati alla mano  segnano tutte una buona ripresa da: Bonollo Umberto, che opera con il marchio OF, si riconferma in vetta alla classifica e ha registrato una crescita vicina al 18% rispetto l’anno

L’Italia del vino con un saldo di 6 miliardi di euro può sentirsi soddisfatta in fatto  di export: secondo i dati dell’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor nel primo semestre la crescita è stata  del +3,3% a valore, anche se sotto la media degli scorsi anni”  il saldo commerciale - dice Giovanni Mantovani direttore generale di Veronafiere- dimostra che questo comparto va salvaguardato perché ha la maggiore incidenza su tutti  gli altri. Per questo dice ancora Mantovani- bisogna puntare ancora di più sui paesi esteri e sulla crescita della fascia premium”  Il primo semestre in calo- osservano gli esperti- risente del calo del prezzo medio, della caduta dello sfuso e la minore contrazione dell’imbottigliato Nel complesso nel mondo il vino italiano ( sfuso compreso) è venduto a 2,9 euro il litro e nell’Unione Europea a 2/3  euro il litro Per quanto riguarda l’export le piazze migliori sono Giappone, Canada e Corea del Sud per effetto dei trattati di libero scambio, inferiore in America rispetto alla media del mercato e in Cina dove trionfa lo sparkling

CI siamo, come ogni anno è giunto il periodo della vendemmia, che si sta effettuando proprio durante queste settimane, e che vedrà una produzione di poco più bassa rispetto a quella record dello scorso anno, ma comunque buona. Parliamo di un volume di circa 46 milioni di ettolitri contro i 55 dello scorso anno (-16%). I dati sono forniti dalla collaborazione, per la prima volta, da Unione Italiana Vini, Assoenologi e Ismea. Bene anche le esportazioni di vino italiano, che fanno registrare una crescita dell’11% a volume e del 5,5% sui prezzi. Anche quest’anno la vendemmia più produttiva d’Italia si registra in Veneto, prima in classifica con i suoi 11,2 milioni di ettolitri, seguita poi dalla Puglia, la cui vendemmia è stimata sugli 8 milioni di ettolitri e dall’Emilia Romagna, con i suoi 7,5 milioni di ettolitri. A seguire troviamo Sicilia, Abruzzo, Toscana e Piemonte. Anche quest’anno dunque l’Italia dovrebbe mantenere la propria leadership produttiva grazie ai suoi 46 milioni di ettolitri contro i 43,4 stimati per la Francia ed i 40 stimati in Spagna dai relativi ministeri dell’agricoltura. Una parte di questo ottimo risultato, seppur in lieve calo in termini numerici, è da attribuire alle Cooperative ed ai Consorzi del mondo del

Il settore del Wine nel Far East, ovvero la Cina, è un mercato dal valore complessivo di 6,4 miliardi di euro, una ricchezza enorme che l’Italia sta cercando di conquistare. L’ultimo passo compiuto in tal senso è rappresentato dalla seconda edizione dell’evento “I Love ITAlianWines”, iniziativa organizzata da Veronafiere in Cina, in collaborazione con il partner cinese Pacco CommunicationGroup e della rete ICE in Cina. Il roadshow B2B del vino si è tenuto dal 17 al 22 Giugno, ha coinvolto 3500 operatori professionali del settore, 55 aziende espositrici ed ha raggiunto ben 12 province cinesi, con un totale di 500 etichette in esposizione. La tanta affluenza all’evento è stata resa possibile dalla macchina del marketing messa in piedi dall’organizzazione di Veronafiere con base in Cina. Tra gli strumenti più utili figura sicuramente la mini appWeChat, concepita per consentire ai visitatori di scoprire tutte le aziende presenti e i loro vini, ne emerge anche un dato interessante: che il 41% degli user della mini app rientra nella fascia d’età 30-39 anni, il 22% è tra i 25 e i 29 anni. Nello specifico, il mercato della Cina ha raggiunto nel 2018 il valore più alto di sempre, pari a 2,4 miliardi di euro, facendo registrare