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Rubrica di Emanuela Medi
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E’ nato ufficialmente a Vinitaly il Consorzio Nazionale di Tutela della Grappa, finalmente dicono gli estimatori a tutela di uno dei grandi prodotti Made in Italy perché più italiano di lui ne esistono ben pochi. Perché ha mantenuto nel tempo una sua identità costante forse troppo costante- anche se dopo l’impatto negativo dei consumi causato dalla pandemia, che ha portato a un calo del 20% in volume nel 2020 rispetto il 2019. La corsa al rialzo per fortuna c’è stata con un +13% sul 2020 di consumi di spiriti trainata sia dalle vendite in GDO che sono cresciuti di oltre il 20%. Da una ricerca Nomisma, come avvenuto per altre bevande, anche la grappa ha iniziato a ritagliarsi un proprio spazio nell’online in particolare giovani e donne. MA la prima verifica che deve affrontare il consorzio è l’immagine ancora troppo ancorata alla tradizione che lo indica un ottimo dopo pasto, peggio ancora per digerire, amato dagli over sessanta. I conti anche se tornano e di poco nei consumi chiedono molto di più. A Vinitaly abbiamo incontrato Francesco Montalbano direttore generale delle distillerie Deta che chiama in gioco la mixology: ” La grappa è ancorata a una immagine di vecchio stampo,

“Questo è solo il punto di partenza per il rilancio del nostro distillato di bandiera. Il nostro Consorzio, nei prossimi anni si impegnerà oltre che nella tutela, anche nella promozione di questa preziosa acquavite, la Grappa, che racchiude in ogni sorso la storia e le autentiche tradizioni italiane” con queste parole il Presidente del neonato Consorzio Nazionale di Tutela della Grappa, Sebastiano Caffo ha presentato il nuovo logo del Consorzio presso la sede di AssoDistil . Un passaggio importante da Istituto Nazionale della Grappa a Consorzio che non solo conclude il lungo procedimento di trasformazione ma soprattutto tutela e protegge il più importante distillato a livello nazionale registrato dal 2008 come Indicazione Geografica (IG) a livello europeo “ E ’della massima importanza- dice Elvio Bonolli già presidente dell’Istituto- che il Governo vari al più presto il decreto per il riconoscimento della personalità giuridica ai Consorzi delle bevande spiritose, come già fatto da anni per quelli del vino e delle specialità alimentari, in modo che il Consorzio possa svolgere in pieno le proprie funzioni”.Il nostro Paese vanta una storia antichissima di tradizioni, di marchi, e di processi di produzione unici. La Grappa, disciplinata per la prima volta a livello nazionale nel

Per molta gente costituisce quasi sempre una notevole delusione pensare che la grappa sia fatta, approssimativamente e nella maggioranza dei casi, per il 40-60% da acqua e che l’alcol etilico sia presente grossomodo solo in proporzioni equivalenti.  Altre persone, più raffinate, sono invece sorprese che i due elementi (acqua e alcol etilico), costituenti per circa il 99% la prestigiosa acquavite, non siano più di tanto importanti per le caratteristiche sensoriali, mentre queste sono fondamentalmente dipendenti da alcune centinaia di sostanze che, pur rappresentando una quota compositiva di appena l’1%, o anche meno, sono i veri responsabili dell’aroma. Senza soffermarci sull’acqua - questo solvente universale la cui presenza nella grappa è in parte dovuta all’umidità della vinaccia, in parte al vapore utilizzato nella distillazione e in parte a quella usata nella fase finale del ciclo di lavorazione per la riduzione del grado - cerchiamo di conoscere gli altri costituenti della nostra acquavite. AlcoliChimicamente sono composti ternari formati da atomi di carbonio, idrogeno e ossigeno. Alcuni sono molti profumati e tutti sono dotati di potere narcotico e/o euforizzante sull’organismo umano. I più importanti tra quelli presenti nella grappa sono: alcol etilico: costituente fondamentale tuttora utilizzato, anche se con minore importanza rispetto al passato, come parametro per la

Ultimamente la rimonta della grappa invecchiata su quella giovane è stata notevole, tanto che, secondo alcune fonti,  oggi è stata raggiunta la parità. Risulta quindi di notevole interesse il lavoro congiunto fatto dai ricercatori dell’Università degli Studi di Padova e del Consiglio per la Ricerca e l’Economia Agraria su grappa ottenuta da vinaccia di Merlot/Cabernet e da Glera, a diversa gradazione alcolica, per il periodo di un anno di conservazione in botti di rovere e di ciliegio. I risultati sono stati sostanzialmente quelli attesi: non solo la grappa a maggiore gradazione ha estratto molti più costituenti del legno, ma la grappa elevata in rovere aveva una quantità di circa dieci volte quella del ciliegio per quanto riguarda i composti volatili ricevuti dal contenitore. Però le proporzioni erano diverse, tanto che il fulvo ciliegio ha messo in evidenza di conferire maggiori quantità di siringaldeide, coniferaldeide e 3,4,5-trimetossifenolo che hanno un impatto sensoriale notevole. Il cambiamento della specie che fornisce il legno può quindi consentire una notevole ulteriore differenziazione della proposta commerciale di grappa, dando al consumatore un facile apprezzamento della diversità sensoriale e quindi un nuovo interesse verso il prodotto Fonte Grappa News

Ora sono i Millenial a volerne fare un loro status simbol  ma non possono non contendersi questa passione se non con le donne: in Italia un estimatore su cinque è donna come indica una ricerca condotta dalla distilleria Bonollo di Padova. Abbandonata l’immagine della bevanda digestiva, del bicchierino della staffa, le grappe hanno intrapreso da tempo una strada tutta loro grazie alla evoluzione di sofisticate tecniche  distillatorie, pratiche di affinamento, ricerche di sapori particolari  che le ingentiliscono sotto il profilo aromatico, in particolare per le grappe invecchiate. Se poi ci mettiamo il pack attentamente studiato che ha rifatto il look rendendo il prodotto molto elegante e appetibile sul mercato e la professionalità dei bartender veri guru delle grappe, il gioco è fatto. Sono loro i protagonisti della mixology che molto incontra lo stile della vita social. Ma il nuovo è nella grappa versatile, trasversale facilmente abbinabile- se aromatizzata- a ostriche, risotti, ginger food fino alla pasta al pesce, bevibile con dolci dal sapore netto come marron glacè e cioccolato , perfetta con formaggi stagionati come Castelmagno e Caprini e ancora ottimi compagni da gustarsi da soli o in compagnia. Insomma nuova vita per le grappe grazie anche alla nascita di scuole

Nero su bianco e il coraggio di ammetterlo: come emerge dallo studio di Pambiancola grappa italiana soffre per la crescita contenuta dell’ultimo esercizio. Non è certo tutto da addebitarsi a una delle più scarse vendemmie per resa-2017- con conseguente riduzione della materia prima a disposizione delle aziende e con  evidente riflesso sulla produzione dell’anno 2018, ma certamente anche questo ha influito molto. Il simbolo degli spirits made in Italy pur consapevole di essere sempre un segmento di nicchia, perché prodotto soltanto dalle vinacce italiane, conferma la propria solidità sia con il lieve incremento dei ricavi registrato anche in quest’annata difficile sia con la marginalità registrata dai suoi primi quattro player per fatturato. Branding e export, le leve per crescere:  la presenza di marchi forti rende solido il settore rendendolo capace di reggere anche ad annate difficili come il 2018.  Il secondo obiettivo, l’export punta sul mercato statunitense, molto potenziale ma difficile a causa di un retaggio culturale legato alle grappe super strong dei nostri immigrati. Ma loro, la top ten, dati alla mano  segnano tutte una buona ripresa da: Bonollo Umberto, che opera con il marchio OF, si riconferma in vetta alla classifica e ha registrato una crescita vicina al 18% rispetto l’anno