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Rubrica di Emanuela Medi
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E’ noto a molti quanto il sistema vite-vino europeo e italiano sia cambiato negli ultimi 15-20 anni. niente a che fare con i danni del metanolo e la relativa grande legge nr 164 del 1992, bensì la nascita di un sistema di tutela, di promozione, di certificazione e di tracciabilità per definire l’origine, il valore, la salvaguardia e lo stretto rapporto fra territorio, vitigno, clima, uomo. Parlo della nascita della nuova Federdoc nel 1998 da me voluta in primis, alle tante riunioni tecniche con amici professori fra cui Mario Fregoni con cui mi lega un rapporto di lunga data e famigliare, alla scelta dell’erga omnes ,di una figura terza che mette insieme tutti i dati produttivi e le relative certificazioni di idoneità per i vari vini Docg, Doc, Igt. Un sistema che ha puntato molto sul vino in commercio, un sistema-filiera che a me piace far partire dalla vigna. La tutela dell’origine e originalità di una vigna, il suo impianto, la sua coltivazione ….sono i punti base di una qualità diffusa e riconosciuta. Ebbene  la Corte di Giustizia dell'Unione Europea il 25 luglio scorso ha  messo sullo stesso piano questioni genetiche e tipologia di varietà delle uve… IN SOSTANZA  ha

E proprio difficile per l’Italia allinearsi all’Europa : il no agli Ogm della Camera dei Deputati non tiene conto delle  tecniche nuove come le New Breeding Techniques che, curano parti dei geni della pianta, attraverso la correzione del genoma (genoma editing) senza l’utilizzo di Dna di altri organismi, come accade invece i vecchi Ogm transgenici. Il dibattito continua da anni e vede  irriducibilmente schierati ambientalisti da una parte e scienziati dall’altra senza che mai si arrivi a una soluzione condivisa  tanto meno  dalla Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati, che qualche giorno fa ha espresso il proprio parere negativo ai decreti presentati dal Ministero delle Politiche Agricole.   Sono certamente contente le  associazioni ambientaliste e degli agricoltori biologici, perplesso, il mondo della ricerca che non mancherà di autorevoli risposte come quella  del professore Attilio Scienza. “Ma non è così, perché i prodotti del genoma editng-dice- sono cloni di una varietà, che ha subito un’azione mirata che ne accelera un cambiamento naturale”.  Stando sull’esempio a noi più caro, quello della vite, “un Sangiovese rimane lo stesso - spiega Scienza - cambia solo la sua sensibilità alla malattia, il resto rimane uguale, non sono Ogm. La speranza di sovvertire la visione dominante, e negazionista, è nella Comunità Europea,

Piero Caterina dell'azienda Barone Cornacchia: due generazioni a confronto Piero Cornacchia, titolo baronale ricevuto dall’allora Vicerè di Napoli, con l’Unità d’Italia si sposta dalle terre che si estendevano attorno alla Fortezza di Civitella a quella che era la riserva di caccia, in una frazione del Comune di Torano Nuovo, ove oggi ha sede l’azienda. Cambio generazionale: una questione di età? “Non è stata un questione di età… Il passaggio c’è stato: i tempi cambiano enormemente, molti inequivocabili segnali mi indicavano l’esigenza di innovare e questo poteva avvenire solo attraverso un cambio di mano, quindi con idee, forze, imprenditorialità diverse, più fresche, al passo con i tempi. La scelta era direi doverosa. Da una concezione molto tradizionalista, a una certamente più moderna; e poi non dimentichiamo che tutti viviamo su queste terre e di queste terre. Caterina e Filippo lavorano in azienda, hanno entrambi figli ed era giusto dare loro un lavoro.. perché andarlo a trovare altrove!" Caterina, da poco avete preso in mano l’azienda introducendo con tuo fratello Filippo molte novità. "Intanto abbiamo ottenuto la certificazione biologica e questo secondo noi, conferisce all’azienda un salto di qualità e di credibilità. La gente vuole bere “sano” quindi senza fertilizzanti, Ogm, diserbanti chimici, anticrittogamici ecc. L’uva