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Rubrica di Emanuela Medi
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Il rischio  è reale visto che il nostro paese importa circa 200 mila di tonnellate di grano tenero dalla Russia e dalla Ucraina. L’impennata dei prezzi è del 13% solo nell’ultima settimana c’è chi dice del 9% in 48 ore  ma la guerra  colpisce circa in terzo  del grano mondiale visto che i due paesi forniscono a livello mondiale il 29% del grano tenero, il 19% del mais e l’80% dell’olio di girasole. In particolare l’export agroalimentare ucraino verso i paesi UE è stato nel 2020 di circa 5,4 miliardi di euro facendo del vecchio continente una delle principali mete dei prodotti provenienti da Kiev. Salta tutto , il turismo per le chiusure degli spazi aerei italiani e L’Ucraina ha esportato nei paesi UE  circa 5,4 miliardi di euro . E il vino? Secondo l’analisi Osservatorio Uiv-Vinitaly (su base Dogane), solo nel 2021 si sono registrati ordini dalla Russia per un valore di 375 milioni di dollari, in crescita dell’11% sull’anno precedente. L’Italia, primo Paese fornitore con una quota di mercato del 30% davanti a Francia e Spagna, ha registrato nel 2021 un boom della domanda di spumanti (25%) ed un incremento del 2% per i fermi imbottigliati. Tra le denominazioni

A ognuno la sua pasta preferita e  da sempre sono state decine le tipologie  per assecondare  questa italica caratteristica ma ora c’è di più, molto di più: al di là del caso La Molisana che ha addirittura scatenato una furiosa bagarre tra i sostenitori di penne lisce e quelli pro- rigate, si è intelligentemente insinuato il restyling del packaging Garofalo, con l’edizione limitata 13 minuti che ha puntato sull’annosa questione del tempo di cottura (per la verità ampiamente superato dalla pasta “al dente” che gli italiani hanno nel proprio DNA) Allora perché non scriverlo sul pacco? Detto fatto: arrivano i Fusilloni 13 minuti, col tempo di cottura che dà il nome alla limited edition,  con tanto di frecce rosse  per metterlo in evidenza. Ma la corsa alla novità non si ferma e ci ha pensato Barilla prendendo in prestito i tempi della musica. Ma andiamo per ordine: quanto tempo passa tra il momento  in cui si mette la pasta nell’acqua bollente e il momento in cui è ora di scolarla? Bene, questo tempo che non è casuale è giocato da Barilla con Playlist Timer progetto in collaborazione con Spotify: 8 playlist che mixano generi diversi e aiutano a tenere il tempo in attesa che la pasta sia pronta. Ogni

E’ l’iniziativa lanciata dai pastai italiani nella settimana che culmina con la giornata mondiale il 25 di ottobre (World Pasta day 2019) durante la quale gli amanti della pasta hanno potuto  sperimentare in 130 ristoranti i nuovi gusti e le tendenze. La pasta è un punto fermo della tavola degli italiani: lo dimostrano gli ultimi dati diffusi dai pastai italiani di Unione Italiana Food, che confermano che 9 italiani su 10 (88%) mangiano spaghetti&co. regolarmente, e che 1 su 3 (36%) la porta in tavola tutti i giorni Siamo primi davanti a Usa, Turchia, Brasile e Russia con il 58% della nostra produzione che  viene esportata all’estero. Cresce il suo successo anche a livello globale, al punto che, nel mondo, in 10 anni il consumo è quasi raddoppiato, passando da 9 a 15 milioni di tonnellate. “Siamo italiani e la nostra fama di ‘pastaioli’ ci precede. La cuciniamo, la adoriamo, la esportiamo e la facciamo in casa. Ogni raduno sociale che si rispetti è segnato da una bella spaghettata in compagnia. Ma quali sono le nuove tendenze come indicate  dagli appassionati di tutto il mondo invitati con l’hashtag #pasta a mettere post e video e indicare le preferenze?  Eccole: Classica: pasta al

Gli Arabi del deserto furono i primi ad essiccare la pasta per consentire una lunga conservazione. Confezionavano dei cilindretti di pasta forati per permettere una rapida essiccazione: ne parla un documento risalente al IX secolo scritto da Ibran’ al Mibradi, dove è descritto un piatto, l’attuale ”rista” ancora in uso tra le tribù berbere e beduine in Siria e Libano,  costituito da maccheroni cotti conditi in vario modo, soprattutto lenticchie.

Gli Arabi del deserto furono i primi ad essiccare la pasta per consentire una lunga conservazione. Confezionavano dei cilindretti di pasta forati per permettere una rapida essiccazione: ne parla un documento risalente al IX secolo scritto da Ibran’ al Mibradi, dove è descritto un piatto, l’attuale ”rista” ancora in uso tra le tribù berbere e beduine in Siria e Libano,  costituito da maccheroni cotti conditi in vario modo, soprattutto lenticchie.

Pasta con condimento di solo formaggio: una consuetudine antichissima (ne abbiamo testimonianza dagli Etruschi) che aveva come protagonista indiscusso il cacio o formaggio stagionato, quasi certamente di capra o pecora, gratugiato, al quale, non raramente, erano aggiunte cannella, spezie e nell’Italia settentrionale anche burro. Un monopolio che venne infranto solo nel Settecento quando Vincenzo Corrado ne “Il Cuoco Galante” (1773) descrive Di Timballi di maccheroni al sugo di carne, con farcia di carne di vitello, uova, midolla di manzo e parmigiano. Ma sempre di cacio si era trattato sia per la pasta fresca che secca che per le lasagne , come ne testimonia il "Liber de coquina", il più antico e anonimo ricettario dell’era italiana, della corte di Napoli come in altri importanti ricettari del Trecento. Non cambia il condimento, tra il Quattrocento e l’inizio il Cinquecento quando il Maestro Martino da Como propone maccaroni siciliani, conditi con formaggio grattugiato, burro, spezie dolci da adattarsi anche per i vermicelli e lasagne che possono godere della presenza delle mandorle, secondo le regole del biancomangiare. Non erano da meno i Romani con i maccheroni ripieni di formaggio duro, zucchero e cannella. La presenza del RE formaggio era indiscutibile anche se qualcosa cambia con Vincenzo Agnoletti