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Rubrica di Emanuela Medi
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Non poteva esserci rubrica  in grado di raccogliere il DI TUTTO DI PIU’ di offerta gastronomica di questa prima decade di maggio Che le spezie siano diventate  grandi protagoniste  di una cucina sempre più utilizzata dagli italiani lo dicono i numeri: 20 milioni di famiglie utilizzano– peperoncino, pepe, camomilla, origano, curcuma.. Spices&Herbs Global Expo  a Macfrut 2022( 4-6 maggio al Rimini Expo Center) la grande novità del primo salone in Europa dedicato a spezie, erbe officinali e aromatiche organizzato in collaborazione con Cannamela, Fippo (Federazione Italiana Produttori Piante Officinali) e il partner tecnico la rivista Erboristeria Domani,  Le famiglie che utilizzano questa tipologia di prodotti sono cresciute, diventando quasi 20 milioni, con un consumo aumentato del+13,4% e una frequenza di acquisto anch’essa crescente (Fonte Gfk). In Italia il mercato delle spezie vale 100 milioni di euro nella grande distribuzione (Fonte Cannamela), mentre il valore della produzione di erbe officinali e aromatiche è stimato intorno ai 235 milioni di euro (Fonte Fippo, riferito alla sola materia prima di trasformazione). Curiosità le prime tre spezie più consumate sono pepe, peperoncino e noce moscata. Volete una chicca_? Gli aperitivi aromatici.  A realizzare speciali mixology sono due giovani barman Emanuele Fontana e Alex Toti insieme alla storica erboristeria liquoreria Sarandrea di Collepardo che presentano Italianbiodiversity tema di mercoledì 4, attraverso i profumi e i sapori delle essenze della flora selvatica italiana. E ancora uno Show cooking. organizzato da Cannamela insieme

Non è facile per noi, abituati alla globalizzazione dei consumi, renderci conto dell’importanza del pepe e delle spezie che hanno avuto nell’alimentazione e nell’economia mondiale. Nei secoli passati non c’era il frigorifero, lo zucchero, l’estratto di carne, non si conosceva di certo la sterilizzazione provocata dal calore; c’era il sale, l’aceto e l’aglio e la conservazione dei cibi era motivo di enormi problemi, da qui il ricorso al pepe e  in particolare alle spezie- spesso l’unico stratagemma del cuoco- per confondere il gusto a volte rivoltante del cibo, con la inevitabile conseguenza di confonderne il gusto genuino . Le spezie poi non erano alla portata di tutti: costavano moltissimo ed erano vendute dallo speziale( il farmacista di allora) , tanto che in epoca medioevale erano divenute una sorta di ”status symbol“ della riccca gastronomia. Non solo: il commercio delle spezie non era poi tanto pulito visto che era in mano ai commercianti chiamati pepieri, soprattutto navigatori  non certo di primo pelo come non lo era Venezia che era divenuta punto importantissimo di incontri per tutti coloro che volevano rifornirsi di questi ingredienti, visto che le spezie non si coltivavano in Europa  ma in Estremo Oriente e in Brasile. Dunque cucina, e non solo

Per una volta dimentichiamo le non poche qualità salutari di questa spezie che la globalizzazione ci ha reso familiare e che invece un tempo-quando non c’erano i frigoriferi e la sterilizzazione provocata dal calore -era l’unico stratagemma che consentiva al cuoco di ”nascondere” i piccoli, grandi problemi della cucina in grado di coprire  il gusto non proprio piacevole di un cibo non gradevole.