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Rubrica di Emanuela Medi
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Non è facile per noi, abituati alla globalizzazione dei consumi, renderci conto dell’importanza del pepe e delle spezie che hanno avuto nell’alimentazione e nell’economia mondiale. Nei secoli passati non c’era il frigorifero, lo zucchero, l’estratto di carne, non si conosceva di certo la sterilizzazione provocata dal calore; c’era il sale, l’aceto e l’aglio e la conservazione dei cibi era motivo di enormi problemi, da qui il ricorso al pepe e  in particolare alle spezie- spesso l’unico stratagemma del cuoco- per confondere il gusto a volte rivoltante del cibo, con la inevitabile conseguenza di confonderne il gusto genuino . Le spezie poi non erano alla portata di tutti: costavano moltissimo ed erano vendute dallo speziale( il farmacista di allora) , tanto che in epoca medioevale erano divenute una sorta di ”status symbol“ della riccca gastronomia. Non solo: il commercio delle spezie non era poi tanto pulito visto che era in mano ai commercianti chiamati pepieri, soprattutto navigatori  non certo di primo pelo come non lo era Venezia che era divenuta punto importantissimo di incontri per tutti coloro che volevano rifornirsi di questi ingredienti, visto che le spezie non si coltivavano in Europa  ma in Estremo Oriente e in Brasile. Dunque cucina, e non solo

Per una volta dimentichiamo le non poche qualità salutari di questa spezie che la globalizzazione ci ha reso familiare e che invece un tempo-quando non c’erano i frigoriferi e la sterilizzazione provocata dal calore -era l’unico stratagemma che consentiva al cuoco di ”nascondere” i piccoli, grandi problemi della cucina in grado di coprire  il gusto non proprio piacevole di un cibo non gradevole.

Una volta tanto iniziamo dalle conclusioni: l’essere uomo/donna e alcuni tratti della personalità condizionano la scelta dei cibi piccanti Strano? Non proprio: studi, meglio  il progetto Italian Taste (ne parleremo  fra poco), ha dimostrato che le persone che percepiscono in maniera più forte il piccante lo preferiscono di meno. Percezione e gradimento non “viaggiano” in parallelo ma sono fortemente  influenzati dai tratti della personalità. Per esempio, i maschi  più sensibili alla gratificazione apprezzano maggiormente il peperoncino. Mentre sappiamo che la neofobia, ovvero  la paura di un cibo che non conosciamo condiziona il piacere dello stesso (può non piacerci) e quindi svolge una barriera al consumo dei cibi piccanti. Questo sia per gli uomini che per le donne ma mentre le persone più neofobiche quindi più sensibili al disgusto percepiscono maggiormente l’intensità del piccante e ne traggono minore gradimento, riguardo la sensibilità alla gratificazione l’effetto è stato osservato solo sul gradimento ma non sulla percezione. “Questo ci lascia pensare - osserva Sara Spinelli dell’Università di Firenze - che potrebbero esserci dei tratti della personalità collegati a come sentiamo e dei tratti legati al significato che determinati stimoli hanno suscitato nella persona”. E parliamo di Italian Taste: un progetto di ricerca della Società Italiana di Scienze

Sei sensibile al piccante? Il 34,6% delle femmine e il 21% dei maschi è “supertaster” cioè ha una maggiore sensibilità ai gusti. Invece il 28% dei maschi e il 24% delle femmine è un “non taster”, cioè ha una ridotta sensibilità ai gusti. Ma perché parliamo di piccante ? Il piccante è uno degli elementi che identificano il grado di percepire i gusti chiamati (PROP) ma anche la sensibilità al gusto che si identifica attraverso il numero di papille gustative presenti sulla lingua. Dato incontestabile: le donne rispetto gli uomini, ne hanno di più: 23 per cm2. Percezione e sensibilità sono alla base di ITALIAN TASTE un progetto di ricerca della Società Italiana di Scienze Sensoriali che ha come obiettivo lo studio delle preferenze dei cibi per migliorare le abitudini alimentari degli italiani. Al progetto che si avvale della collaborazione di numerose Università italiane, hanno partecipato 2500 persone: di questi hanno risposto 1200 persone. Da una prima valutazione è emerso che le femmine risultano decisamente più sensibili ai gusti, mentre per i maschi è più facile orientarsi verso cibi dal sapore più deciso e magari caratterizzato da sensazioni quali l’amaro e l’astringente, comuni in molti ortaggi e vegetali con un elevato potenziale