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Rubrica di Emanuela Medi
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E’ indubbio che il vino ha avuto un carattere sacro per lunghissimo tempo, non solo nel mondo ebraico cristiano, ma anche in tutti i contesti mediterranei. Una natura sacra, simbologia del cristianesimo, soprattutto in virtù delle parole pronunciate da Cristo nell’Ultima Cena, dove il vino raggiunge la più alta sacralità nel rapporto con il sangue del Cristo. Grazie a questa sacralità basata sul simbolismo vino/sangue che il regno di Dio viene ampiamente ricordato e rappresentato in migliaia di immagini, ricami, incisioni, pitture, miniature, codici e poi ancora tessuti tovaglie, tralci, calici in tutte le forme e espressioni d’arte. Simbolo del sangue di Cristo “ L’ultima cena” di Leonardo da Vinci, nell’ex refettorio di Santa Maria delle Grazie a Milano. Oltre ai significati allegorici e spirituali, il vino assume talora valore decisamente più prosaico come nei ritratti immaginari del milanese Giuseppe Arcimboldo che li ricostruisce dipingendo e aggregando elementi come frutta e ortaggi e tra questi l’uva . Dal vino immaginario passiamo a quello più realistico nelle tante nature morte come nel chiassoso e vivace” Banchetto nuziale contadino” di Pieter Bruegel il Vecchio (Vienna) e nel “ il mangiatore di fagioli” di Annibale Carracci che ispirò i “Mangiatori di patate” di Van Gogh.

La cultura  è un appuntamento fisso di vinosano.com che sebbene abbia come tema il vino, è aperta ad altre tematiche in particolari storiche e scientifiche, in grado di arricchirne i contenuti. Per altro la cultura  molto apprezzata dai nostri lettori che certo non disdegnano letture “alternative” come quella che presentiamo oggi: Nubi e stelle nella pittura Nel mondo antico sono famose le rappresentazioni dei cieli stellati negli affreschi parietali delle tombe egizie, a simboleggiare la “notte del mondo”. Nel buio delle piramidi, l'unica luce è infatti la stella polare inquadrata da un'apertura nascosta, che guida il faraone verso l'aldilà. Gli affreschi stellati nel soffitto della tomba di Nefertari (Luxor) ne sono un esempio, con una trama di stelle a cinque punte definite pentagramma o stelle pitagoriche. Tra le prime rappresentazioni della volta celeste nella pittura occidentale vi sono i mosaici paleocristiani bizantini, come il capolavoro nel Mausoleo di Galla Placidia di Ravenna (V sec. d. C.): una composizione semplice e stilizzata nei toni blu-oro, a simboleggiare il rapporto oscurità-luce divina, la cui armonia geometrica rispecchia quella cosmica. Per avere un cielo di intenzione naturalistica dobbiamo però aspettare la fine del 1200. Sogno di Innocenzo III” (Basilica di Assisi) Giotto Nel “Sogno di Innocenzo III” (Basilica di Assisi)

L’interesse per la raffigurazione di scene di vita quotidiana è rintracciabile già nei secoli precedenti il XVII, epoca in cui la pittura di genere si afferma diventando un genere artistico autonomo. Particolarmente incline a narrare i più tradizionali temi religiosi in chiave domestica, è Domenico Ghirlandaio. A questo pittore si deve un interessante documento sull'uso medicinale del vino nel Quattrocento. Si tratta di un episodio della vita del Battista affrescato sulla parete destra della cappella Tornabuoni nella Chiesa di Santa Maria Novella a Firenze. Qui, a Elisabetta pallida e emaciata ancora a letto per la fatica del parto, una fantesca reca su un vassoio un bicchiere e due bottiglie di acqua e di vino. Nonostante le convinzioni che il vino non poteva essere bevuto dalle donne, è veramente straordinario il caso di Elisabetta, puerpera attempata, cui si rendeva necessario il vino come medicamento insostituibile per convalescenti e nutrici. Il vino compare spesso nelle opere del Velasquez e, fra queste nel dipinto,” Ragazza e due popolani a tavola “ conservato a Budapest nello Szèpmuveszeti Museum. In questo quadro una giovane fanciulla serve del vino a un uomo anziano mentre, di fronte, un giovane dell’aspetto poco più che adolescente sembra protestare per essere rimasto escluso  dalla

E’ indubbio che il vino ha avuto un carattere sacro per lunghissimo tempo, non solo nel mondo ebraico cristiano, ma anche in tutti i contesti mediterranei. Una natura sacra, simbologia del cristianesimo, soprattutto in virtù delle parole pronunciate da Cristo nell’Ultima Cena, dove il vino raggiunge la più alta sacralità nel rapporto con il sangue del Cristo. Grazie a questa sacralità basata sul simbolismo vino/sangue che il regno di Dio viene ampiamente ricordato e rappresentato in migliaia di immagini, ricami, incisioni, pitture, miniature, codici e poi ancora tessuti tovaglie, tralci, calici in tutte le forme e espressioni d’arte. Simbolo del sangue di Cristo “ L’ultima cena” di Leonardo da Vinci, nell’ex refettorio di Santa Maria delle Grazie a Milano. Oltre ai significati allegorici e spirituali, il vino assume talora valore decisamente più prosaico come nei ritratti immaginari del milanese Giuseppe Arcimboldo che li ricostruisce dipingendo e aggregando elementi come frutta e ortaggi e tra questi l’uva . Dal vino immaginario passiamo a quello più realistico nelle tante nature morte come nel chiassoso e vivace” Banchetto nuziale contadino” di Pieter Bruegel il Vecchio (Vienna) e nel “ il mangiatore di fagioli” di Annibale Carracci che ispirò i “Mangiatori di patate” di Van