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Rubrica di Emanuela Medi
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A seguito della recente istituzione di Piwi Italia – il 12 gennaio scorso divenuta ufficialmente e con già all’attivo più di 250 produttori italiani, Vino Sapiens si propone di offrire con questo ciclo di incontri a giornalisti ed operatori del settore, come anche ad appassionati, la possibilità di approfondire la conoscenza relativamente alle varietà naturalmente resistenti alle malattie fungine.

Sede presso la Fondazione Mach di San Michele all’Adige, dove si è da anni sviluppata la ricerca sui vitigni resistenti alle malattie funginee e dove da qualche anno c’è un vero e proprio Concorso dedicato ai Piwi Il primo presidente “Piwi Italia” è stato eletto Marco Stefanini, responsabile dell’Unità di Genetica e Miglioramento Genetico della Vite nel Centro di Ricerca ed Innovazione della Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige, affiancato dal vice presidente Riccardo Velasco, direttore del Centro di Ricerca in Viticoltura ed Enologia (Crea-Ve) di Conegliano.

A questa prima rassegna nazionale hanno partecipato 56 aziende con 95 vini, che sono  stati attentamente valutati il 18 novembre da una commissione composta da qualificati esperti. I 30 commissari hanno attribuito un punteggio ma anche ai parametri descrittivi ai vini presenti in ognuna delle cinque categorie previste: rossi, bianchi, orange, frizzanti, spumanti. L'evento, supportato dal Consorzio Innovazione Vite e dall'associazione Piwi international, si proponeva di promuovere la conoscenza delle nuove varietà attraverso un confronto tra vini prodotti con almeno il 95 per cento di uve provenienti da varietà Piwi (PilzWiderstandsfähig) più conosciuti vini da uve resistenti "La prima rassegna nazionale dei vini ottenuti da uve “Piwi” rappresenta un ulteriore passo, importante, della Fondazione Edmund Mach verso la valorizzazione dei vini resistenti - ha spiegato in apertura il presidente FEM, Mirco Maria Franco Cattani-. Per Fem è, quindi, quasi consequenziale rendersi promotrice di questo primo evento nazionale, un’attività di evoluzione scientifica e colturale, che vede protagonisti, da anni, anche alcuni dei nostri più sensibili ed appassionati produttori locali. Secondo il  prof. Luigi Moio il vino è diventato un vero e proprio bene culturale ed emozionale, risultato del controllo di profonde conoscenze di naturali fenomeni biologici e biochimici.  Lo scenario di oggi, a causa

“Qualità è emozione, eccellenza è l’impressione di immergermi in qualcosa che mi deve coinvolgere, sia esso vino o dolce”. Spiega così Helmut Kocher, instancabile WineHunter, i caratteri del suo Winefestival, giunto quest’anno alla 26^ edizione. Oltre 4000 etichette di selezionate aziende produttrici, non meno di 450 case vitivinicole tra le migliori in Italia e nel mondo, 200 artigiani del gusto e 15 cuochi di spicco. La grande Kermesse inizia il 10, ma è preceduta il 9 dal convegno “Naurae&Purae” ai Giardini Trautmansdorff cui intervengono esperti del mondo del vino per rispondere alla domanda "Quo vadis? Food&Wine, the future is natural? Ovvero i vini del futuro risponderanno alla domanda della sostenibilità purezza e naturalezza. E’ ormai indiscussa la forte ascesa del mondo del bio certificato che secondo alcune statistiche di AssoBio, basate sui dati Nielsen circa l’andamento delle vendite biologiche, hanno dimostrato un +19% rispetto al 2016 e la crescita di realtà produttive un tempo di nicchia che producono con metodologia biodinamica”. "Con Bio&Dynamica - dice Helmut Kocher patron del Festival - ho voluto dare risalto a questo settore che sta in parte interpretando il futuro dell’enologia, attento a un concetto di garanzia che deve dare un azienda il cui prodotto finale viene acquistato dal consumatore.