Gli uomini e le donne del mondo classico furono, purtroppo per loro, privi di un prodotto che solo dopo la scoperta del nuovo continente, nel 1492, si sarebbe diffuso in tutto il mondo: il pomodoro, incontrastato re della tavola, delle cucine e dei forni in tanti paesi. Assiri e Babilonesi, Egiziani e Indiani, Greci e Romani mai poterono gustare un piatto di maccheroni al ragù, per non parlare della Pizza Margherita, che dopo ben quattro secoli dalla scoperta dell’America sarebbe stata prodotta a Napoli in democratici – perché economici- conviti alla porta di tutte le tasche.
Come la cresommola (in dialetto napoletano, l’albicocca) trae il suo etimo dal greco e significa frutto d’oro, così il nostro pomodoro, che si vuole menzionato per la prima volta in un trattato del 1544 da un botanico senese, tal Pietro Andrea Mattioli, come mala aurea, frutto dorato, e poi tradotto in italiano, conserva in parte la stessa etimologia, rifacendosi però piuttosto al latino che al greco. Va però precisato che il nome azteco di quello che noi chiamiamo pomodoro era xitomatl, la cui radice ha dato luogo al termine tomato col quale è generalmente conosciuto fuori d’Italia nella maggior parte delle lingue.
Il pomodoro è l’incontrastato