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Rubrica di Emanuela Medi
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Non vi è dubbio quanto incida nei consumi imprese la centralità dei pubblici esercizi che con le sue 334.000 imprese, una spesa nel 2023 di 89,6 miliardi di euro, in crescita sul 2022, ma sotto il 2019 sia però messa in discussione nella propria capacità di comunicare mettendo in gioco reputazione, professionalità, capacità imprenditoriali ma soprattutto il proprio futuro.

Non c’è dubbio che siano proprio le piccole e piccolissime imprese della ristorazione a soffrire maggiormente di una forte crisi di liquidità dopo due anni di incassi in perdita e ora costi crescenti.  Un’alternativa interessante ai tradizionali sistemi di accesso al credito e ai ristori oramai indisponibili è la piattaforma digitale di servizi finanziari, la prima del genere, realizzata a ottobre scorso da Azimut Marketplace e STEP 4 Business  con cui Fipe-Confcommercio, la Federazione Italiana dei Pubblici esercizi, ha deciso di siglare un accordo per provare ad invertire la tendenza . L’accordo in soli cinque mesi ha già registrato richieste di finanziamenti per oltre 45 milioni di euro, per mettere a disposizione delle circa 300mila imprese del settore ristorazione, del turismo e dell’intrattenimento le soluzioni della piattaforma lanciata da Azimut. Secondo un’indagine condotta dall’Ufficio Studi di Fipe-Confcommercio, infatti, il 60% dei Pubblici esercizi negli ultimi anni si è trovato a fare i conti con pesanti problemi di liquidità: in molti casi i soci sono stati costretti a supplire con capitali propri, a dilazionare i pagamenti ai fornitori, a ricontrattare i canoni di locazione, a ricorrere al classico (e abusato) scoperto di conto corrente. Non solo. Tre imprese su quattro hanno chiesto un

L’obiettivo è creare una rete  che tiene insieme scuole alberghiere e della ristorazione, agenzie per la somministrazione, imprese e lavoratori  quindi un sistema che reperisca risorse umane creando  e moltiplicando le occasioni di  incontro tra professionalità specializzate e i locali che hanno bisogno di manodopera specializzata. Questo in un momento difficile segnato dalla pandemia che ha creato notevoli difficoltà tra domanda e offerta di lavoro qualificato nel settore.. Alla giornata -dedicata all’analisi dei problemi, ma soprattutto alla condivisione delle soluzioni- parteciperanno il Sottosegretario al Lavoro, Tiziana Nisini, l’Assessore al Lavoro e alla Formazione della Regione Lazio, Claudio Di Berardino e il Presidente di Fipe-Confcommercio, Lino Enrico Stoppani. Oggi più che mai– sottolinea il Presidente Stoppani – la fuoriuscita di professionalità in un settore che risentiva già di una strutturale mancanza di personale qualificato ha indebolito la ristorazione e rischia di rendere più fragile qualsiasi prospettiva di ripresa. Dobbiamo incoraggiare l’evoluzione da una logica di stagionalità e passaparola ad una prospettiva di sviluppo delle competenze, miglioramento del servizio e potenziamento delle professionalità presenti sul mercato. Per questo è importante rafforzare i sistemi di formazione tecnica e professionale, intercettando anche le nuove risorse messe a disposizione dal PNRR. La ristorazione, che da sola

Il nodo più volte annunciato da Fipe / Confcommercio riguarda gli spazi all’aperto . Anche se giustamente Mario Draghi ha richiamato alla responsabilità di cittadini, imprese per un comportamento che non vanifichi gli sforzi e le riaperture, pur tuttavia la ristorazione continua a essere il settore con maggiori criticità. Parliamo del servizio che sarà possibile solo nei tavoli all’aperto, mentre  al chiuso, ed inizialmente solo a pranzo, è prevista dal 1 giugno. A usufruire dei tavoli all’aperto sarà (come sottolinea Fipe/Confcommercio) solo  la metà dei ristoranti e dei bar italiani, cui va aggiunta la paura di una marcia indietro se i contagi riprendono a salire con l’inevitabile cambio di colori che per le zone rosse significa la consegna a domicilio ed il take away fino alle ore 22, mentre i bar devono chiudere alle ore 18). Per l’associazione dei pubblici esercizi “Riaprire solo le attività che hanno i tavolini all’esterno, significa prolungare il lockdown per oltre 116.000 pubblici esercizi. Il 46,6% dei bar e dei ristoranti della penisola non è dotato di spazi all’aperto  e questa percentuale si impenna se pensiamo ai centri storici delle città nei quali vigono regole molto stringenti.  Se questo è il momento del coraggio, che lo sia

Certo stupisce la violenza- per altro da condannare- della protesta   che si è svolta a Roma da  una parte del settore della ristorazione , davanti a Palazzo Chigi , ma era annunciata dopo un anno di  fermo  presso che totale. Tutto questo mentre al Senato  la Fipe-Confcommercio, chiedeva tempi certi per poter  aprire e misure concrete   per la maggior parte disattese come quella  del caro-affitti per il quale era stato chiesto la proroga del 60% sui canoni di locazione e al 30% sull’affitto d’azienda anche per i mesi da gennaio ad aprile 2021 Ricordiamo alcuni dati più volte sottolineati dalla associazioni di categoria : fatturato in perdita  per 34 miliardi di euro solo nel 2020 (su 86 di giro d’affari 2019),  così come i primi 3 mesi 2021 , 22.000 che hanno chiuso , 243.000 posti di lavoro persi, ristori  giudicati poco o per nulla efficaci dalla maggior parte degli  imprenditori, e che al massimo hanno coperto il 10% sulle perdite effettive, ed un valore aggiunto, per la ristorazione, crollato del -16% (su una media nazionale del -11,1%, secondo dell’Istat nel Rapporto sulla Competitività 2021, pubblicato ieri. Quando le riaperture?  E’ la richiesta pressante del settore nonostante l’impegno

Sono 160 I giorni di chiusure forzate solo nel 2020, 22mila imprese già scomparse, con 243mila posti di lavoro persi, sono  i dati  destinati a sommarsi ai danni prodotti dall’ennesima festività, quella pasquale, senza ristoranti. Secondo le stime dell’Ufficio Studi di Fipe, la zona rossa a Pasqua provocherà un danno da 350 milioni di euro, mentre lo stop di Pasquetta causerà un ulteriore danno da 230 milioni. Di fronte a questi numeri, FIPE-Confcommercio, l’Associazione di categoria si è rivolta direttamente al Presidente del Consiglio Mario Draghi  per sottolineare che” va consentito  al settore contribuire ad una vita più sana del Paese”  e che ristori, indennizzi, moratorie, sostegno alla liquidità, ammortizzatori sociali e sgravi fiscali in misura adeguata e in modalità urgente risultano necessari per l’economia del Paese. Ma non sono sufficienti per ripartire: ecco perché la Federazione torna a chiedere al Premier, nonostante l’annuncio di per cui fino a fine aprile le regioni resteranno rosse o arancioni, la possibilità di rimanere aperti, anche in considerazione del parere del CTS, distinguendo le attività che possono garantire maggiore sicurezza e il necessario distanziamento grazie alla disponibilità di spazi .  Viene inoltre chiesto il servizio serale nelle regioni in area gialla e il servizio fino