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Rubrica di Emanuela Medi
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Focus sul Roero alla interessante e riuscitissima manifestazione organizzata da RISERVA GRANDE NEBBIOLO NEL CUORE, che si è appena conclusa. L’evento enogastronomico si è tenuto per due giorni, il 14 e 15 gennaio 2023, presso il Grand Hotel Palatino di Roma, ha visto la partecipazione di ben 50 cantine produttrici di vino a base Nebbiolo, oltre 300 etichette degustate e circa 1.500 visitatori.

Non ha nulla da invidiare alle vicine Langhe e al Monferrato, tanto da essere anch’esso riconosciuto patrimonio Unesco: da tutto e tutti il Roero si distacca per la sua bellezza rustica ancora incontaminata e per la notevole diversità di paesaggi, dai vigneti, ai frutteti, ai boschi delle Rocche, e grazie alla presenza di una viticoltura di qualità che si sta imponendo sul mercato con i suoi rossi da Nebbiolo e bianchi da Arneis. Ma il Roero è molto di più, come spiega in questa intervista il Presidente del Consorzio Tutela Roero, Francesco Monchiero. il Presidente delConsorzio Tutela Roero, Francesco Monchiero. “ E’ molto di più e lo confermo:  il Roero si differenzia dai territori fratelli Langhe e Monferrato per la sua identità ben precisa, riconoscibile per la vasta biodiversità, caratterizzata non solo da una viticoltura di alta qualità ma  anche dalla presenza di un’agricoltura che ha puntato su coltivazioni fortemente locali: mi riferisco alle  famose pesche di Canale, molto ricercate sui mercati di Milano e Torino in passato, alle fragole, agli asparagi verdi dall’intenso profumo, ai noccioleti. A questo poi va aggiunta l’affascinante fascia selvaggia e boschiva delle Rocche, formatesi 250.000 anni fa, quando il fiume Tanaro deviò il suo corso creando profonde voragini

L’azienda Deltetto nasce nel 1953 e racconta la storia di una famiglia che inizia con nonno “Carlin” e le sue prime bottiglie prodotte a fine ‘800, a base Nebbiolo e Barbera. Ci troviamo nel Roero, il cui nome proviene dal nobile Casato dei Conti Roero feudatari del XIII secolo, una terra che in passato faceva parte del fondale marino del Golfo Padano. Le primissime colline si formarono circa 2-3 milioni di anni fa, quando Langhe e Roero erano ancora unite con il Tanaro a nord, ma l’erosione continua dei corsi d’acqua creò la separazione di due rive con il fiume al centro. Le Rocche e i canyon sabbiosi hanno creato nel tempo un mosaico di terreni davvero variegato e questi sentieri naturalistici, affascinanti e tipici del paesaggio roerino, insieme a Langhe e Monferrato, sono stati dichiarati Patrimonio Mondiale UNESCO nel 2014. La stratificazione delle Rocche mostra inoltra testimonianze fossili che forniscono dati interessanti sull’evoluzione del territorio: le due rive al di là del Tanaro infatti hanno origini geologiche differenti che, come vedremo, si rifletteranno anche sul carattere dei vini. Le Langhe risalgono al Miocene e si presentano con terreno molto compatto, ricco di marne e argille. Il suolo, specialmente intorno all’area di produzione del Barolo, si

Non ha nulla da invidiare alle vicine Langhe e al Monferrato, tanto da essere anch’esso riconosciuto patrimonio Unesco: da tutto e tutti il Roero si distacca per la sua bellezza rustica ancora incontaminata e per la notevole diversità di paesaggi, dai vigneti, ai frutteti, ai boschi delle Rocche, e grazie alla presenza di una viticoltura di qualità che si sta imponendo sul mercato con i suoi rossi da Nebbiolo e bianchi da Arneis. Ma il Roero è molto di più, come spiega in questa intervista il Presidente del Consorzio Tutela Roero, Francesco Monchiero. il Presidente delConsorzio Tutela Roero, Francesco Monchiero. “ E’ molto di più e lo confermo:  il Roero si differenzia dai territori fratelli Langhe e Monferrato per la sua identità ben precisa, riconoscibile per la vasta biodiversità, caratterizzata non solo da una viticoltura di alta qualità ma  anche dalla presenza di un’agricoltura che ha puntato su coltivazioni fortemente locali: mi riferisco alle  famose pesche di Canale, molto ricercate sui mercati di Milano e Torino in passato, alle fragole, agli asparagi verdi dall’intenso profumo, ai noccioleti. A questo poi va aggiunta l’affascinante fascia selvaggia e boschiva delle Rocche, formatesi 250.000 anni fa, quando il fiume Tanaro deviò il suo corso creando profonde voragini

Non potevano che essere firmate da un artista come la braidese Feny Parasole, le etichette delle bottiglie istituzionali del Roero Docg. Opere d'arte quindi  a sottolineare che anche un grande vino è un’opera d’arte. Nata e cresciuta nel Roero, insignita del Premio alla Carriera a Montecitorio nel 2018 e inserita nell’Atlante dell’Arte Contemporanea De Agostini, Feny Parasole è un’artista di fama internazionale che  ha optato per una tecnica mista: la base è ad inchiostro, sulla quale ha lavorato con il tratto grafico e con gli acquerelli. Per la realizzazione grafica, responsabile del progetto è Barbara Facchin dello studio torinese Labelcinque. I colori scelti richiamano quelli del territorio. Il bianco del tufo, tipico dei terreni del Roero nel quale la tradizione contadina usava scavare a mano cantine sotterranee per custodire i preziosi vini imbottigliati; l’azzurrodell’acqua del Golfo Padano – un mare interno che occupò l’area del Roero fino a circa due milioni di anni fa – e del fiume Tanaro che plasmò il territorio del Roero, il verdedelle vigne e il giallo paglierino e il rosso rubino dei vini di questa terra. Il risultato sono opere uniche, come lo sono il Roero Docg Bianco e Rosso.   <<Per la realizzazione delle etichette istituzionali abbiamo

VITIS: l’evento che si è svolto il sabato 15 giugno,  nella splendida cornice del Castello  Reale di Govone non poteva essere  per raffinatezza, location, ospitalità, parterre di imprenditori, politici, sommelier, giornalisti, l’appuntamento accuratamente studiato  per presentare e far conoscere  l’annata 2018 dell’Arneis  il cui tema “I vitigni Bianchi del Roero“ ha avuto come due protagonisti  la Favorita e Arneis, vitigni autoctoni in abbinamento ad eccellenti piatti.