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Rubrica di Emanuela Medi
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Il Nutri-Score non piace a tutti, particolarmente in Italia. Il sistema di etichettatura francese che dovrebbe aiutare le persone a compiere scelte alimentari più salutari, comporterebbe un’ingiusta penalizzazione di alcuni prodotti tipicamente italiani, che secondo i criteri del Nutri-Score sarebbero declassati. Posto sul lato frontale della confezione di un prodotto, il sistema valuta la qualità nutrizionale complessiva di un alimento  con una scala di cinque colori, che vanno dal rosso al verde e a cui corrispondono le prime cinque lettere dell’alfabeto, A-B-C-D-E. “La proposta di aiutare le persone a compiere scelte alimentari più salutari è sicuramente da condividere. Tuttavia, il sistema proposto dalla Francia, ma anche altri sistemi di etichettatura, elaborati in Italia e in altri Paesi, rischiano di essere troppo semplicistici e di veicolare solo parzialmente il messaggio volto a migliorare le scelte a tavola – commentano i ricercatori del Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione dell’IRCCS Neuromed di Pozzilli, autori di numerosi studi sulla dieta Mediterranea, nell’ambito del progetto Moli-sani - Se c’è un difetto di questi sistemi di etichettatura è quello di isolare il singolo prodotto dall’alimentazione globale di un individuo”. “La dieta Mediterranea è uno stile di vita che va considerato nel suo insieme, nella sapiente scelta degli

L’estate sta volando e a metà settembre dovrebbero riaprire le scuole. Il condizionale è d’obbligo perché, come tutti, la scuola è stata colta di sorpresa dalla prima ondata della pandemia che ha sconvolto l’anno scolastico 2019-20. È giunta impreparata, come tanti, alla seconda ondata che ha travolto l’anno scolastico successivo, trascorso quasi totalmente in didattica a distanza. Un terzo anno in queste condizioni sarebbe imbarazzante. Fa bene quindi il Ministro Bianchi ad assicurare che la data del 12 settembre sarà rispettata. Speriamo che riesca a mantenere l’impegno senza ridare slancio alla pandemia come avvenne l’autunno scorso. Circola un dato statistico secondo il quale l’85% personale della scuola avrebbe completato il ciclo vaccinale. Performance migliore di quella del personale sanitario. Clamoroso, se fosse vero. E anche qui il periodo ipotetico è opportuno. Messa a dura prova dal Covid, la scuola italiana non ne è uscita bene. Siamo il paese europeo che più a lungo ha fatto ricorso alla didattica a distanza e quello nel quale questa innovazione ha dato gli esiti peggiori.  I risultati delle prove “Invalsi” che misurano i livelli di apprendimento, sono inquietanti. Gli studenti insufficienti in matematica al Sud raggiungono il 60% alle Medie e il 70% alle Superiori. Il 60%

Sembra un cerchio infernale che si ripropone sempre più spesso quando si parla di alimentazione: tanto più la FAO  sempre più spesso lancia-tra i non pochi obiettivi-i la sfida per la lotta allo spreco e l’accessibilità al cibo. Dunque,sembra comunemente accettato e condiviso che il nostro sistema alimentare contribuisca alla crisi climatica. Spreco alimentare Nelle città le emissioni causate dal settore alimentare rappresentano circa il 13% del totale delle missioni di CO2  cui si aggiunge un altro dato: i 900 miliardi di dollari di cibo sprecato nel mondo  sono concausa di quella che viene definita emergenza climatica, sanitaria visto che 1,9 miliardi di persone nel globo sono in sovrappeso e oltre 800 milioni soffrono la fame. Apocalisse a parte, forse bisognerebbe partire da alcune semplici considerazioni su quella che è definita sana alimentazione a portata del singolo e base per le tante politiche sanitarie. Ne parliamo con il Prof Giovanni de Gaetano, Presidente dell’IRCCS Neuromed, Pozzilli( Isernia)  conosciuto a livello internazionale per il progetto Moli-sani e gli studi del suo gruppo di ricerca sulla Dieta mediterranea. “Si deve tenere conto – dice il Prof de Gaetano -che l’alimentazione è un continuo divenire con tante variabili perché non esiste un olio d’oliva o una verdura.

L’estate sta volando e a metà settembre dovrebbero riaprire le scuole. Il condizionale è d’obbligo perché, come tutti, la scuola è stata colta di sorpresa dalla prima ondata della pandemia che ha sconvolto l’anno scolastico 2019-20. È giunta impreparata, come tanti, alla seconda ondata che ha travolto l’anno scolastico successivo, trascorso quasi totalmente in didattica a distanza. Un terzo anno in queste condizioni sarebbe imbarazzante. Fa bene quindi il Ministro Bianchi ad assicurare che la data del 12 settembre sarà rispettata. Speriamo che riesca a mantenere l’impegno senza ridare slancio alla pandemia come avvenne l’autunno scorso. Circola un dato statistico secondo il quale l’85% personale della scuola avrebbe completato il ciclo vaccinale. Performance migliore di quella del personale sanitario. Clamoroso, se fosse vero. E anche qui il periodo ipotetico è opportuno. Messa a dura prova dal Covid, la scuola italiana non ne è uscita bene. Siamo il paese europeo che più a lungo ha fatto ricorso alla didattica a distanza e quello nel quale questa innovazione ha dato gli esiti peggiori.  I risultati delle prove “Invalsi” che misurano i livelli di apprendimento, sono inquietanti. Gli studenti insufficienti in matematica al Sud raggiungono il 60% alle Medie e il 70% alle Superiori. Il 60%

Sembra un cerchio infernale che si ripropone sempre più spesso quando si parla di alimentazione: tanto più la FAO  sempre più spesso lancia-tra i non pochi obiettivi-i la sfida per la lotta allo spreco e l’accessibilità al cibo. Dunque,sembra comunemente accettato e condiviso che il nostro sistema alimentare contribuisca alla crisi climatica. Spreco alimentare Nelle città le emissioni causate dal settore alimentare rappresentano circa il 13% del totale delle missioni di CO2  cui si aggiunge un altro dato: i 900 miliardi di dollari di cibo sprecato nel mondo  sono concausa di quella che viene definita emergenza climatica, sanitaria visto che 1,9 miliardi di persone nel globo sono in sovrappeso e oltre 800 milioni soffrono la fame. Apocalisse a parte, forse bisognerebbe partire da alcune semplici considerazioni su quella che è definita sana alimentazione a portata del singolo e base per le tante politiche sanitarie. Ne parliamo con il Prof Giovanni de Gaetano, Presidente dell’IRCCS Neuromed, Pozzilli( Isernia)  conosciuto a livello internazionale per il progetto Moli-sani e gli studi del suo gruppo di ricerca sulla Dieta mediterranea. “Si deve tenere conto – dice il Prof de Gaetano -che l’alimentazione è un continuo divenire con tante variabili perché non esiste un olio d’oliva o una verdura.

Periodo non facile per la nostra salute anche e soprattutto in fatto di sonno.  Se gli ultimi dati indicano in 13 milioni gli italiani che lamentano disturbi del sonno, 1 su 7 dorme male, 1 su 3 non dorme affatto, il Covid-19 ha certamente acuito il fenomeno e lo dimostra il numero crescente di persone che ricorre ad ansiolitici  e/o benzodiazepine spesso senza consiglio medico con un passa parola che certo non migliora la performance del sonno E’ possibile una relazione tra il ciclo sonno-veglia e  la probabilità di soffrire di depressione molto frequente in tempo di Covid?. Molti studi lo dimostrerebbero Tuttavia, non è facile individuare da questi studi chi sia causa di cosa: in altre parole se le turbe del sonno rappresentino una conseguenza, o invece una possibile causa, della comparsa di depressione. Elementi interessanti al proposito emergono dall’analisi , che analizza il ruolo,  delle varianti genetiche, le quali possono spiegare tra il 12 e il 42% delle nostre abitudini ad essere mattinieri o meno. Degli oltre 840.000 adulti afferenti a due grandi coorti, UK Biobank e 23andMe, un terzo si identificava come mattiniero, il 9% era tendenzialmente nottambulo, e abituato quindi a svegliarsi tardi, mentre i restanti si trovavano

Recuperare quei 2 milioni di fragili rimasti nell’ombra, lasciati indietro da una campagna vaccinale imponente e che ora deve raggiungere chi ancora non è vaccinato. È questo l’obiettivo che vede in campo FIMMG ( Medici di medicina generale)e Cittadinanzattiva, che assieme hanno dato vita ad un software capace di imprimere alla campagna vaccinale la svolta necessaria. Il primo risultato potrebbe essere proprio quello di aiutare i fragili lasciati indietro, (certificati nell’ultimo rapporto del Governo sulle vaccinazioni) 520mila over 80, ai quali non è stata somministrata ancora la prima dose, e 1,5 milioni di cittadini nella fascia 70-79. «Il ministro Speranza e il commissario Figliuolo hanno subito voluto incontrarci, questo denota una grande sensibilità politica e attenzione verso un tema che ha una portata enorme», commentano Silvestro Scotti (segretario generale FIMMG) e Anna Lisa Mandorino (segretaria generale di Cittadinanzattiva) che sottolineano il ruolo centrale del professor Walter Ricciardi nello sviluppo del progetto, ma anche nel trasferire sul piano istituzionale la sua importanza. «L’esistenza di una parte di popolazione fragile rimasta ai margini della campagna vaccinale - proseguono Scotti e Mandorino - rilancia con forza l’esigenza di selezionare con appropriatezza i soggetti da sottoporre prioritariamente alla vaccinazione, tenendo conto delle raccomandazioni emerse dai livelli

Dell’uso dell’aceto come conservante alimentare abbiamo traccia già in documenti babilonesi e nella Bibbia. Con Ippocrate l’aceto diventa una risorsa comunemente utilizzata per sanare ferite e infiammazioni, ma anche per uso sistemico, come antitussivo e antinfettivo; Medio Evo e Rinascimento mantengono questi impieghi e ne propongono altri, tra cui alcuni decisamente improbabili, come la cura della calvizie o la prevenzione di malattie epatiche. Negli Stati Uniti del XVIII secolo era del resto ritenuto un antifebbrile e un rimedio valido per la laringite difterica e la gastrite. Testimonianze cinesi, in scritti risalenti alla dinastia Ming (XVI secolo) confermano l’uso dell’aceto per la conservazione alimentare, ma anche per la disinfezione di ambienti (per esempio in occasione di un parto), o per l’efficacia antibatterica nell’uomo.L’aceto resta nei secoli una risorsa non sostituibile sui campi di battaglia, dove viene utilizzato come antisettico fino a tutta la Prima Guerra mondiale.Da non dimenticare l’uso diluito che dell’aceto facevano i legionari romani, consumandolo come bevanda che, anche nel Giappone dell’VIII secolo d.C., era ritenuta dai samurai un tonico tale da fornire forza e potere. In generale, il consumo di aceto di qualità per gli usi correnti, come ingrediente di condimenti, salse, ricette e come conservante è sicuro e ben tollerato. Ma

C’è una pandemia dolorosa e non più strisciante che colpisce le fasce più deboli della popolazione, in particolare i bambini: 830.000 genitori hanno dovuto rinunciare a curare i figli per ragioni economiche.  E’ quanto emerge da  un’’indagine condotta per Facile.it da mUp Research e Norstat su un  campione rappresentativo della popolazione nazionale*, tra marzo e dicembre 2020: circa 2,1 milioni di bambini e ragazzi si sono visti rimandare o annullare visite o esami medici. In particolare dai dati emerge che durante i primi 10 mesi dall’esplosione della pandemia, tra i genitori che avevano in programma una visita medica per il proprio figlio, quasi 6 su 10 si sono visti rimandare dalla struttura sanitaria, mentre il 16% ha dovuto addirittura fare i conti con la cancellazione totale dell’appuntamento. Sebbene il rinvio medio sia stato pari a 51 giorni, nel 49% dei casi la visita è stata rimandata sine die. I disservizi più frequenti sono stati registrati per esami e visite di ortopedia, odontoiatria e dermatologia, ma non sono stati esenti da problematiche anche patologie più gravi come ad esempio la cardiologia, dove il rinvio medio è stato pari a 37 giorni.La situazione di emergenza ha quindi spinto molte famiglie a rivolgersi ad