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Rubrica di Emanuela Medi
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Giovedì 4 marzo ricorre il World Obesity Day, giornata mondiale dedicata a  una  delle “ condizioni” più diffuse al mondo con 800 milioni di persone che ne sono colpite ( dati World Obesity FederationI) e le cui conseguenze non sono mancate per le persone colpite da Covid-19. In Italia ( dati  Istat) un adulto su  10 e un bambino su tre nell’età compresa fino a 10 anni,, è colpito  da diabete . Ma iniziamo da una ricerca  dell'Istituto Nazionale Tumori Regina Elena (IRE) ed Istituto Dermatologico San Gallicano (ISG di Roma.)  che hanno valutato la risposta anticorpale in 250 operatori sanitari vaccinati con vaccino Pfizer/Biontech, al momento della prima somministrazione, alla seconda dose e poi ad una settimana dal completamento della vaccinazione. È stato osservato un rialzo degli anticorpi nel 99% dei soggetti dopo la somministrazione della seconda dose, ma in termini quantitativi le donne e i più giovani hanno risposto meglio. Inoltre, dalla comparazione dei risultati i ricercatori, coordinati da Gennaro Ciliberto, Direttore Scientifico IRE e Raul Pellini, Direttore dell’unità clinica di Otorinolaringoiatria IRE, hanno osservato che nel gruppo dei soggetti sovrappeso/obesi la risposta è stata di circa la metà rispetto a quelli normo/sottopeso. “Ma attenzione – mette in guardia l’Ire

Il progetto Circular Health, vincitore in ambito Industry del bando sull’Intelligenza Artificiale della Compagnia di San Paolo e coordinato dall’Università degli Studi di Torino, si occuperà di applicare l’Intelligenza Artificiale in due settori cruciali della società contemporanea: salute e alimentazione. Questo bando nasce dal presupposto che la rapida crescita delle tecnologie e soluzioni basate sull’Intelligenza Artificiale e/o Machine Learning (AI), dell’Internet delle cose (IoT) e dei relativi metodi per la valorizzazione dei dati, rappresentano un’opportunità per l’uomo e la società. Promettono, infatti, di modificare in profondità le modalità di lavoro, d’istruzione, di gestione delle attività economiche e culturali, di relazione personale e sociale.  Spiega Francesco Profumo, Presidente della Fondazione Compagnia di San Paolo  Il bando “Intelligenza artificiale, uomo e società” è stato costruito come una cassetta degli attrezzi da fornire al tessuto sociale e produttivo.  Invece di finanziare genericamente progetti di ricerca – prosegue Profumo – sosteniamo la sperimentazione applicata dell’Ai nell’ambito dei musei, della sanità e dell’educazione. L’intervento di Compagnia di San Paolo guarda a un contesto nazionale e internazionale in cui l’Intelligenza Artificiale è vista come un tema di grande importanza, che trova riscontro nell’agenda europea in programmi quali Digital Europe Programme (7.5 billion €), Horizon Europe (95,5 billion €) e

Sembra un cerchio infernale che si ripropone sempre più spesso quando si parla di alimentazione: tanto più la FAO  sempre più spesso lancia-tra i non pochi obiettivi-i la sfida per la lotta allo spreco e l’accessibilità al cibo. Dunque,sembra comunemente accettato e condiviso che il nostro sistema alimentare contribuisca alla crisi climatica. Spreco alimentare Nelle città le emissioni causate dal settore alimentare rappresentano circa il 13% del totale delle missioni di CO2  cui si aggiunge un altro dato: i 900 miliardi di dollari di cibo sprecato nel mondo  sono concausa di quella che viene definita emergenza climatica, sanitaria visto che 1,9 miliardi di persone nel globo sono in sovrappeso e oltre 800 milioni soffrono la fame. Apocalisse a parte, forse bisognerebbe partire da alcune semplici considerazioni su quella che è definita sana alimentazione a portata del singolo e base per le tante politiche sanitarie. Ne parliamo con il Prof Giovanni de Gaetano, Presidente dell’IRCCS Neuromed, Pozzilli( Isernia)  conosciuto a livello internazionale per il progetto Moli-sani e gli studi del suo gruppo di ricerca sulla Dieta mediterranea. “Si deve tenere conto – dice il Prof de Gaetano -che l’alimentazione è un continuo divenire con tante variabili perché non esiste un olio d’oliva o una verdura.

Dalla larga maggioranza di studi di qualità si può trarre l’interpretazione corretta che le malattie coronariche sono meno frequenti tra i consumatori moderati che tra gli astemi (Corrao Et al 200) ma elemento ancora più interessante è che l’incidenza di eventi coronarici, fatali e non, inizia a scendere in associazione a 1-2 drink al giorno (un drink è un bicchiere standard di vino, una lattina di birra, o uno shot di un superalcolico) pari a 10-13 gr di alcool e questa incidenza è ridotta del 20-30% rispetto agli astemi, per il consumo di 2-3 drink tra gli uomini e 1-2 drink tra le donne che rappresentano limiti leggermente superiori ai consumi considerati moderati. In realtà, secondo un grande studio americano (Mukumal et al 2003), il rischio tenderebbe a decrescere con continuità al crescere dei consumi, con una incidenza minima di eventi coronarici in aree di eccesso pari a 80-100 g/die. Rischio coronarico minore ma compensato dall’aumentato rischio di insorgenza di altre gravi malattie. Quindi possiamo parlare in questo caso di correlazione di senso opposto: non più quindi l’assioma che a minore assunzione si associa il minore rischio di incorrere in un evento coronarico.  L’effetto di riduzione del rischio cardiovascolare si osserva

Dell’uso dell’aceto come conservante alimentare abbiamo traccia già in documenti babilonesi e nella Bibbia. Con Ippocrate l’aceto diventa una risorsa comunemente utilizzata per sanare ferite e infiammazioni, ma anche per uso sistemico, come antitussivo e antinfettivo; Medio Evo e Rinascimento mantengono questi impieghi e ne propongono altri, tra cui alcuni decisamente improbabili, come la cura della calvizie o la prevenzione di malattie epatiche. Negli Stati Uniti del XVIII secolo era del resto ritenuto un antifebbrile e un rimedio valido per la laringite difterica e la gastrite. Testimonianze cinesi, in scritti risalenti alla dinastia Ming (XVI secolo) confermano l’uso dell’aceto per la conservazione alimentare, ma anche per la disinfezione di ambienti (per esempio in occasione di un parto), o per l’efficacia antibatterica nell’uomo. L’aceto resta nei secoli una risorsa non sostituibile sui campi di battaglia, dove viene utilizzato come antisettico fino a tutta la Prima Guerra mondiale. Da non dimenticare l’uso diluito che dell’aceto facevano i legionari romani, consumandolo come bevanda che, anche nel Giappone dell’VIII secolo d.C., era ritenuta dai samurai un tonico tale da fornire forza e potere. In generale, il consumo di aceto di qualità per gli usi correnti, come ingrediente di condimenti, salse, ricette e come conservante è sicuro e ben

E’ un bella iniziativa che durerà  tutto il mese di ottobre la campagna di prevenzione promossa  da IncontraDonna Onlus  con il patrocinio Presidenza del Consiglio dei Ministri e Ministero della Salute e in partnership con Farmindustria Si tratta di consulenze gratuite in modalità online grazie all’utilizzo della “Piattaforma Frecciarosa” (www.frecciarosa.it). Quest’anno il Frecciarosa raggiungerà virtualmente tutta Italia offrendo un servizio più capillare e diffuso in tutto il Paese”, dichiara Adriana Bonifacino Presidente di IncontraDonna Onlus, associazione no profit su base volontaria rivolta a donne e uomini che desiderano informarsi in modo corretto e conoscere adeguatamente una patologia di grande rilevanza sociale come il tumore del seno che nel nostro paese registra ogni anno 53 mila nuovi casi. L’obiettivo della campagna Frecciarossa  che in 10 anni ha raggiunto in treno  con contatti diretti 10milioni di persone è divulgare informazioni di facile consultazione per le persone, diffondere suggerimenti di prevenzione attraverso consulenze senologiche e oncologiche .Quest’anno le novità del Frecciarosa sono numerose. IncontraDonna Onlus e FS Italiane hanno deciso di organizzare la decima edizione con modalità alternative rispetto alle precedenti. La Piattaforma Frecciarosa (www.frecciarosa.it) – creata ad hoc per il mese di ottobre – diventa digitale, trasformando la campagna e trasferendo tutte le attività

In un tutorial recentemente pubblicato sui social e sul sito de Le Donne del Vino (https://www.ledonnedelvino.com/vino-e-salute-video-tutorial-delle-donne-del-vino/) ho messo  in evidenza quanto ancora il  pubblico è rimasto legato solo  alla convinzione che il vino fa bene: ma per chi e per quali  malattie è protettivo? Quali  sono le dosi raccomandate in  base a cui la dimostrazione  scientifica è inoppugnabile?  Il bere responsabile giova  maggiormente in rapporto agli  astemi e ai grandi bevitori?  Come e quando il bicchiere  diventa un alleato prezioso per  la nostra salute e quando invece  non lo è?  Diciamo che da molti anni la  ricerca si è impossessata del  vino sdoganandolo dall’essere  la causa numero uno di tutti  gli incidenti automobilistici, e  peggio omicidi, percosse. Certo  fanno bene l’Organizzazione  Mondiale della Sanità (OMS)  e le numerose Organizzazioni  Internazionali a ribadire e  confermare la linea del “less is  better”, visto che non esistono  soglie – anche molto basse –  che sono esenti dal rischio per  la salute individuale e collettiva.  Ma questa posizione può e deve  essere declinata anche secondo  i costumi, le usanze dei vari  Paesi come l’Italia, dove il vino  è parte integrante della nostra  convivialità, dell’alimentazione,  insomma del nostro stile di vita.  Principali indicazioni  ed evidenze Riassumerò i punti

Sembra un cerchio infernale che si ripropone sempre più spesso quando si parla di alimentazione: tanto più la FAO  sempre più spesso lancia-tra i non pochi obiettivi-i la sfida per la lotta allo spreco e l’accessibilità al cibo. Dunque,sembra comunemente accettato e condiviso che il nostro sistema alimentare contribuisca alla crisi climatica. Spreco alimentare Nelle città le emissioni causate dal settore alimentare rappresentano circa il 13% del totale delle missioni di CO2  cui si aggiunge un altro dato: i 900 miliardi di dollari di cibo sprecato nel mondo  sono concausa di quella che viene definita emergenza climatica, sanitaria visto che 1,9 miliardi di persone nel globo sono in sovrappeso e oltre 800 milioni soffrono la fame. Apocalisse a parte, forse bisognerebbe partire da alcune semplici considerazioni su quella che è definita sana alimentazione a portata del singolo e base per le tante politiche sanitarie. Ne parliamo con il Prof Giovanni de Gaetano, Presidente dell’IRCCS Neuromed, Pozzilli( Isernia)  conosciuto a livello internazionale per il progetto Moli-sani e gli studi del suo gruppo di ricerca sulla Dieta mediterranea. “Si deve tenere conto – dice il Prof de Gaetano -che l’alimentazione è un continuo divenire con tante variabili perché non esiste un olio d’oliva o una verdura.

Una grande ricerca internazionale, alla quale partecipa il Progetto Moli-sani dell’I.R.C.C.S. Neuromed, mostra che il nostro Paese, in linea con le altre nazioni occidentali, vede un netto miglioramento della situazione del colesterolo nei suoi cittadini Diminuiscono sia il colesterolo totale che quello “cattivo” non-HDL. È l’incoraggiante fotografia del popolo italiano che emerge dallo studio internazionale NCD Risk Factor Collaboration (NCD-RisC), i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivistabritannica Nature. Guidata dall’Imperial College di Londra, e con la partecipazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità; la ricerca ha visto il contributo dei dati raccolti dal Progetto Moli-sani dell’I.R.C.C.S. Neuromed di Pozzilli (IS). Mentre il nostro organismo ha naturalmente bisogno del colesterolo, un suo eccesso può portare a un accumulo nei vasi sanguigni. E quasi tutti hanno ormai imparato a distinguere quello "buono" (HDL), protettivo contro infarto e ictus, dal "cattivo", non HDL, tipicamente legato a diete ricche di grassi saturi e trans, che avrebbe un ruolo importante nell’aumentare il rischio di patologie cerebro - cardiovascolari. Conoscere la situazione del colesterolo nelle popolazioni diventa allora uno strumento indispensabile per la prevenzione e la salute pubblica. Questo è l’obiettivo della ricerca NCD-RisC, che ha utilizzato informazioni raccolte su 102,6 milioni di individui in 200 Paesi per un