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Rubrica di Emanuela Medi
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L’estate sta volando e a metà settembre dovrebbero riaprire le scuole. Il condizionale è d’obbligo perché, come tutti, la scuola è stata colta di sorpresa dalla prima ondata della pandemia che ha sconvolto l’anno scolastico 2019-20. È giunta impreparata, come tanti, alla seconda ondata che ha travolto l’anno scolastico successivo, trascorso quasi totalmente in didattica a distanza. Un terzo anno in queste condizioni sarebbe imbarazzante. Fa bene quindi il Ministro Bianchi ad assicurare che la data del 12 settembre sarà rispettata. Speriamo che riesca a mantenere l’impegno senza ridare slancio alla pandemia come avvenne l’autunno scorso. Circola un dato statistico secondo il quale l’85% personale della scuola avrebbe completato il ciclo vaccinale. Performance migliore di quella del personale sanitario. Clamoroso, se fosse vero. E anche qui il periodo ipotetico è opportuno. Messa a dura prova dal Covid, la scuola italiana non ne è uscita bene. Siamo il paese europeo che più a lungo ha fatto ricorso alla didattica a distanza e quello nel quale questa innovazione ha dato gli esiti peggiori.  I risultati delle prove “Invalsi” che misurano i livelli di apprendimento, sono inquietanti. Gli studenti insufficienti in matematica al Sud raggiungono il 60% alle Medie e il 70% alle Superiori. Il 60%

L’estate sta volando e a metà settembre dovrebbero riaprire le scuole. Il condizionale è d’obbligo perché, come tutti, la scuola è stata colta di sorpresa dalla prima ondata della pandemia che ha sconvolto l’anno scolastico 2019-20. È giunta impreparata, come tanti, alla seconda ondata che ha travolto l’anno scolastico successivo, trascorso quasi totalmente in didattica a distanza. Un terzo anno in queste condizioni sarebbe imbarazzante. Fa bene quindi il Ministro Bianchi ad assicurare che la data del 12 settembre sarà rispettata. Speriamo che riesca a mantenere l’impegno senza ridare slancio alla pandemia come avvenne l’autunno scorso. Circola un dato statistico secondo il quale l’85% personale della scuola avrebbe completato il ciclo vaccinale. Performance migliore di quella del personale sanitario. Clamoroso, se fosse vero. E anche qui il periodo ipotetico è opportuno. Messa a dura prova dal Covid, la scuola italiana non ne è uscita bene. Siamo il paese europeo che più a lungo ha fatto ricorso alla didattica a distanza e quello nel quale questa innovazione ha dato gli esiti peggiori.  I risultati delle prove “Invalsi” che misurano i livelli di apprendimento, sono inquietanti. Gli studenti insufficienti in matematica al Sud raggiungono il 60% alle Medie e il 70% alle Superiori. Il 60%

Potrebbe ottenere una Docg la Ribolla di Oslavia, un percorso importante per i sei da poco diventati sette con l’entrata nel gruppo  APRO- Associazione Produttori Ribolla di Oslavia- di Josko Gravner. Ma cosa hanno di particolare questi vini: la lunga, lunghissima macerazione. Vini  di uve bianche, vinificati come se fossero vini rossi, fermentati sulle bucce e affinati per lunghi periodi. Il mosto a contatto a lungo sulle bucce da carattere, estrazione di sostanze nutritive, spiccata acidità  e sapidità . Una tecnica meglio uno stile di vini “ macerati” o“orange” che per primo Gravner imparò in Georgia dove apprese la macerazione in anfore di terracotta, senza chiarificazione, filtrazione e uso di solfiti. Lo segue l’amico Stanko scomparso recentemente e ora il figlio Sasa che ne segue idee e passione. Apro- sette vignaioli che producono circa 200mila bottiglie  in 50 ettari nel territorio di Oslavia, nel Collio Goriziano. Dario Princic, Martin Fiegl, Il Carpino, La Castellada, Marco Primosic, Radikon e Gravner ognuno con la sua affascinante storia, sperimentazioni, per una ribolla unica che non ha nulla a che fare con l’uva piantata tra Friuli Venezia Giulia e Veneto ma al confine con la Slovenia, verso il Carso pur rimanendo nel Friuli, la