Molti sono i passi dell’Odissea in cui Omero menziona il vino e le sue parole, come quelle dei tanti poeti che vennero dopo di lui, ci hanno tramandato la straordinaria importanza che questa bevanda ebbe per il mondo greco.
Il vino era considerato sacro, e si venerava il dio del vino e dell’ebbrezza: Dioniso, identificato dai latini con Bacco. Friedrich Nietzsche (La nascita della tragedia 1872) fa risalire a Dioniso lo spirito “dionisiaco” opposto a quello “apollineo” che invece veniva generalmente considerato tipico del mondo greco in una visione diremo così “alla Winckelmann”, e questo spirito dionisiaco era celebrato nelle feste che dal dio prendevano il nome nelle quali venivano rappresentate tragedie, commedie e drammi satireschi. Praticamente tutta la drammaturgia antica, i più grandi capolavori del teatro che abbiamo, le tragedie di Eschilo, di Sofocle e di Euripide, per non citare che i tre massimi tragici greci, erano legate a questa divinità, espressione non solo e non tanto dell’ebbrezza, quanto dello stesso slancio vitale e creativo che si cela in ogni essere umano.
Omero
E così anche il genere della poesia lirica detto Ditirambo (dithyrambus, gr. διϑύραμβο) secondo una delle etimologie più diffuse alludeva ai misteri dionisiaci e al mito di Dioniso come