a

I Tag di Vinosano
Rubrica di Emanuela Medi
HomeArticoli taggati"Unesco"

Unesco Tag

Non crediamo sia un caso  che  due potenti organizzazioni internazionali abbiano dedicato  particolare attenzione alla valorizzazione del mare e del pesce: la prima indicando il 2022 anno internazionale della pesca e dell’acquacoltura, il secondo  con il  ceebu Jen  del Senegal  eletto a  patrimonio immateriale dell’umanità. Come  scrive Federico Silvio Bellanca  autore di un bellissimo articolo  sul Gambero Rosso” andando ad affiancare piatti come il cous cous marocchino, lo street food di Singapore e tradizioni come l’arte del pizzaiolo napoletano. Ma il suo valore potrebbe essere a modo suo maggiore, perché questo piatto, inventato da una donna un secolo fa, oggi potrebbe mandare al mondo un messaggio sul problema della pesca in Africa”  Prosegue l’articolo Il ceebu jen: origine e ricette del piatto patrimonio immateriale dell’Unesco Chiamato anche thiéboudiène o thiéboudienne, nonostante ormai esistano tantissime versioni regionali e cittadine sparse in tutto il Senegal (e anche oltre, visto la sua notevole popolarità anche in Guinea-Bissau, Guinea, Mali, Mauritania, e Gambia) il piatto ha ricetta e origine chiare. Partiamo dalla prima, che vede come ingredienti fondamentali riso, pesce, salsa di pomodoro e verdure come cavoli, carote, manioca. Il “riso grasso” o “riso senegalese” come lo chiamano negli altri paesi del Golfo di Guinea è preparato condendo il tipico

Non vi è ancora alcuna candidatura ufficiale ma le carte in regola ci sono per proporsi quale “Paesaggio culturale del Chianti Classico”, a patrimonio Unesco . Riconosciuto come uno dei territori del vino più belli del mondo,  la Giunta Regionale della Toscana, ha approvato lo schema di protocollo d’intesa fra la Regione,  i sette Comuni del Chianti Classico (Barberino Tavarnelle, Castellina, Castelnuovo Berardenga, Gaiole, Greve, Radda, San Casciano Val di Pesa) il Consorzio del Chianti Classico  - e la Fondazione per la tutela del territorio Chianti Classico, con il lavoro e la direzione scientifica della Prof.ssa Arch. Paola Falini. , che  sta studiando la candidatura ufficiale che si andrebbe ad aggiungere agli altri sette siti Unesco (sui 55 complessivi nel Belpaese) già presenti in Toscana: Firenze, Pisa, San Gimignano, Siena, Pienza, Valdorcia, Ville e Giardini Medicei. Il focus del progetto prevede l’inserimento del paesaggio  qual elemento distintivo per l’iscrizione nella Lista del Patrimonio Mondiale Culturale e Naturale dell’Unesco, di cui fanno già parte le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, i Paesaggi vitivinicoli di Langhe Roero e Monferrato e la Val d’Orcia, che accoglie i filari di Sangiovese del Brunello di Montalcino.  “. Insieme ai Sindaci ed alla Regione porteremo avanti un

Gli uomini e le donne del mondo classico furono, purtroppo per loro, privi di un prodotto che solo dopo la scoperta del nuovo continente, nel 1492, si sarebbe diffuso in tutto il mondo: il pomodoro, incontrastato re della tavola, delle cucine e dei forni in tanti paesi. Assiri e Babilonesi, Egiziani e Indiani, Greci e Romani mai poterono gustare un piatto di maccheroni al ragù, per non parlare della Pizza Margherita, che dopo ben quattro secoli dalla scoperta dell’America sarebbe stata prodotta a Napoli in democratici – perché economici-  conviti alla porta di tutte le tasche. Come la cresommola (in dialetto napoletano, l’albicocca) trae il suo etimo dal greco e significa frutto d’oro, così il nostro pomodoro, che si vuole menzionato per la prima volta in un trattato del 1544 da un botanico senese, tal Pietro Andrea Mattioli, come mala aurea, frutto dorato, e poi tradotto in italiano, conserva in parte la stessa etimologia, rifacendosi però piuttosto al latino che al greco. Va però precisato che il nome azteco di quello che noi chiamiamo pomodoro era xitomatl, la cui radice ha dato luogo al termine tomato col quale è generalmente conosciuto fuori d’Italia nella maggior parte delle lingue. Il pomodoro è l’incontrastato

Caffè come cultura, qualità, tradizione, gestualità, condivisione: per questa grande inimitabile bevanda, la più amata dagli Italiani,è stata  posta  la candidatura a patrimonio immateriale dell’umanità, Unesco.  Lo ha chiesto il Consorzio Espresso Caffè Tradizionale che per avvalorare la domanda ha creato  il Primo Disciplinare del Caffè Espresso assieme al Comitato Italiano del Caffè e all’INEI con l’obiettivo di definire le buone regole per ottenere il vero espresso nei bar e nelle caffetterie. Non poteva mancare l’appello alla Ministra delle Politiche Agricole, Teresa Bellanova  per promuovere la candidatura, presso gli organi competenti, come fatto dal governo di Ankara nel 2013 con il caffè turco. “ Un’operazione di identità e di promozione di una eccellenza italiana- osserva Giorgio Caballlini di Sassoferrato Presidente del Consorzio, famosa in tutto il mondo. Gli Italiani hanno inventato sia il caffè espresso che la macchina che si trova in tutti i bar. Attorno al chicco di caffè- dice ancora il Presidente- sono nate  occasioni di lavoro per tante persone e generazioni” E ora veniamo ai numeri: per volumi di esportazioni  l’Italia è il terzo Paese, dopo la Germania e il Belgio. I consumi annuali pro capite sono di 5,9Kg  in aumento rispetto il 2017. Il 95% lo beve

Un percorso non certamente facile ma che promette: la candidatura della cultura alimentare alpina alla lista del patrimonio immateriale Unesco. Recentemente a Innsbruck si è svolta la conferenza del progetto europeo Alpfoodway  cui aderiscono 14 paesi, tra cui la Fondazione Edmunnd Munch come osservatore, che hanno promosso la carta a sostegno dell’iniziativa che coinvolge i sette Paesi dell’arco alpino.

Direttamente dall’UNESCO, riunito in Corea del Sud arriva la notizia: l’arte dei “pizzaiuoli” napoletani, e con essa la PIZZA, è Patrimonio Immateriale dell’Umanità. Gioisce il popolo Napoletano e quello Italiano L’ambito riconoscimento giunge a riconoscere valore alla creatività dei pizzaioli che sono stati capaci di trasformare elementi primari come acqua e farina in un capolavoro artistico e culturale, che rappresenta l’Italia nel mondo intero. Fu Alfonso Pecoraro Scanio, che in passato è stato Ministro dell’Agricoltura, ad avviare la petizione a sostegno della causa tra i tavoli del Napoli Pizza Village nel 2014, non poteva certamente immaginare di quante gioie sarebbe stato ricco questo percorso durato ben 3 anni. Da allora sono state raccolte oltre 2 milioni di firme in oltre 100 stati del mondo. Claudio Chiricolo

Viticoltori dal 1856 la famiglia Germano non poteva essere collocata per destino ma anche per intelligenti acquisizioni, che a Serralunga d’Alba, nel cuore delle Langhe; la dove i vini danno il meglio di sè in struttura, eleganza, lunghezza, sentori e tannicità. Tutti diversi, dalla spiccata personalità ma soprattutto espressione delle differenti sfaccettature e composizione del suolo di cui ne sono espressione 10 ettari tutti vitati a Dolcetto, Nebbiolo e Barbera d’Alba con un saldo di Chardonnay e Pinot Nero. Tre vigne mozzafiato: Cerretta, Lazzaritto e Prapò collocate a circa 350 ml, esposte a Sud-Sud-Ovest su suolo calcareo (la più alta concentrazione delle Langhe), inondate dal sole per l’intero arco della giornata. Ordinate, pulite, mi vengono incontro i filari le cui uve sanissime sono state vendemmiate in anticipo per via dell’eccezionale caldo dell’estate 2017. Mi hanno incantato i colori e le forme di queste colline non per altro patrimonio UNESCO, mi ha deliziato il palato il cibo locale senza tartufo (troppo caro e ancora non maturo), mi ha avvolto la bocca lasciandola pulita - come dicono i sommelier - tutto quello che ho bevuto (ma quando la farò mai la dieta?). Insomma fino ad ora il viaggio studio più affascinante del II