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Rubrica di Emanuela Medi
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Si definiscono così i vignaioli che hanno deciso di produrre vini in purezza da vitigni nativio autoctoni storicamente considerati minori o utilizzati in blend per smussare, arricchire, correggere le caratteristiche di quei vitigni considerati più nobili e blasonati con l’obiettivo di dimostrare quanto oggi, in realtà, questi vitigni siano dotati di carattere e personalità, espressivi dei territori d’origine in cui vengono prodotti.

Le uve ovviamente si coltivano e si vendono ma non tutte danno gli stessi ricavi: dai dati ISMEA sul ricavo medio del vigneto nel nostro paese emerge  che è la provincia di Bolzano per i vini  Igp e Dop, ad avere un ricavo medio di 21.463 euro ad ettaro, mentre in Calabria, molto molto meno pari a 3.122 euro per ettaro vitato, in Sicilia  la  vendita garantisce un reddito di appena 3.826 euro, in Umbria di 3.865 euro, nelle Marche di 3.898 euro, nel Lazio, 4.332 euro di ricavi, in Basilicata  4.529 euro, in Campania 4.836 euro e in Sardegna  5.180 euro Lo stivale è lungo:. in Lombardia un ettaro vitato  da ricavi per 5.738 euro, in Molise per 5.784 euro, poco meno di Emilia Romagna (6.342 euro) e, soprattutto, Toscana, a quota 6.651 euro. Meglio fanno l’Abruzzo (7.300 euro ad ettaro vitato), la Puglia (7.477 euro), la Liguria (8.644 euro), il Veneto (9.949 euro), il Piemonte (10.019 euro), la Valle d’Aosta (11.488 euro) e il Friuli Venezia Giulia (11.807 euro). A farla da padrona le uve per vini  a denominazione che vedono sempre in testa le regioni del nord mentre al sud  prevale una logica che preferisce una maggiore produttività  basata su rese molto alte che porta a produrre uve destinate a vino comune.   Tra le regioni la Puglia, ha un ricavo di 9.743 euro ad ettaro,  Abruzzo con 8.166 euro, Veneto 7.590 euro ed Emilia

Uva da tavola, una specialità tutta italiana visto che è  il primo produttore  europeo. E Rutigliano in Puglia non si è lasciata sfuggire l’occasione di promuovere la prima carta made in Italy per restituire competitività a un settore che vale quasi un miliardo  ma che è poco valorizzato. Eppure, l’Italia è il principale produttore europeo di uva da tavola( dietro al Cile), con una produzione di circa  un milione di tonnellate l’anno, coltivate su 46mila ettari, principalmente in Puglia e Sicilia (che vantano il 90% della produzione nazionale). Un anno buono il 2020  per l’export  cresciuto del 35% tanto da valere 600 milioni di euro, nonostante il Paese sia tradizionalmente legato alla produzione di varietà storiche come la Vittoria e l’Italia, uve con i semi mentre il mercato estero preferisce quelle senza semi. Inoltre il nostro paese vanta moltissime varietà storicamente legate a luoghi come  il pizzutello diventato recentemente Presidio Slow Food, che già all’epoca di Plinio il Vecchio si coltivava nella campagna di Tivoli, alle porte di Roma, ed è anche nota come uva dei papi, perché particolarmente apprezzata da alcuni pontefici, come Leone XIII e Pio X. Ma è nella Puglia di Rutigliano che l’associazione Bella Vigna ha

Ormai c’è certezza, meno uva ma di ottima qualità. Sarà un’annata da ricordare? Lo speriamo non fosse altro per rincuorare i tanti produttori  decisamente “ provati”. E’ contento Angelo Gaja per il suo già famoso Barbaresco, soddisfatto Hans Terzer per lo Chardonnay  cavallo di battaglia del non meno celebre Appius, Elisabetta Gnudi Angelini che torna a sorridere anche per il Morellino uscito batostato da un’annata il 2019 decisamente negativa. Insomma lungo lo stivale la vendemmia se di minore quantità offre grappoli pressoche perfetti e sani. Vendemmia quindi in corso e vendemmia già terminata almeno per il Pinot Grigio, vino di punta nelle  Venezie dove è diffusissimo, di ottima qualità, maggiore rispetto il 2019 segnata da un’ottima acidità e di buona gradazione, con listini in crescita (+20%) insieme agli imbottigliamenti che, nel periodo gennaio-agosto 2020, segnano un rialzo (+6,35%) sul 2019. Terminata ormai in quasi tutte le aree del Veneto, la vendemmia proseguirà ancora per qualche giorno in Friuli Venezia Giulia e in Trentino. Il presidente del Consorzio Doc delle Venezie ha sottolineato che “ci sono tutti i presupposti per trovare nel calice vini ottimi, dal grande potenziale già evidente dopo le prime fermentazioni di inizio settembre. E il merito va soprattutto ai

Il 2019 sarà ricordato per un calo della produzione di uve del 15 %, ma la qualità dei vini ottenuti si mantiene oltre le aspettative, soprattutto per le basi spumante e i vini da invecchiamento. Di vendemmia e qualità delle produzioni si è parlato, martedi 10 dicembre, alla Fondazione Edmund Mach nell’ambito della 12^ Giornata tecnica della vite e del vino. E’ stata una vendemmia con una partenza difficile a causa dei problemi di sanità delle uve per via delle piogge primaverili, ma poi si è risolta positivamente con risultati particolarmente apprezzabili soprattutto per le basi spumante e, più in generale, una buona acidità e freschezza dei vini con punte di eccellenza nei vini rossi medio-tardivi e nei vini longevi. L’evento, trasmesso in diretta streaming sul canale youtube FEM, introdotto da Claudio Ioriatti, dirigente del Centro Trasferimento Tecnologico, ha fatto il punto sull’andamento stagionale e fitosanitario, con approfondimenti su valutazioni e prospettive della vendemmia,  flavescenza dorata, fosfiti in viticoltura ed emergenza cimice. Andamento stagionale e fitosanitario 2019. Maurizio Bottura del Fem, ha spiegato che il Il 2019 sarà ricordato in viticoltura come un’annata che dal punto di vista produttivo è stata inferiore alle attese (-15% rispetto al 2018), condizionata dagli andamenti climatici di

E’ una eccellenza riconosciuta de Made in Italy ma da troppo tempo( 2002) il nostro Paese ha perso la leadership mondiale come primo Paese esportatore: siamo tallonati dal mercato Asiatico che oggi ha superato quello Europeo fornendo il 46% della produzione mondiale  mentre l’Europa si è fermata il 25%. Ma l’aspetto più preoccupante, per il nostro Paese, è la forte diminuzione degli i ettari coltivati ad uva da tavola che sono diminuiti dal 2008  del 66%. Rimaniamo  comunque il primo Paese produttore europeo con 1 milione  di tonnellate raccolte :Puglia seguita dalla Sicilia e dalla Basilicata le regioni a maggiore vocazione di uva da tavola, Non ci dispiace un breve focus su questo prodotto ricco di elementi nutritivi quali sali minerali, vitamine, zuccheri, ampiamente utilizzata nella alimentazione, in estetica  e curativa( ne parleremo!) proprietà tutte che hanno un iter diverso da quello dell’uva da vino fin dal momento della raccolta! Si perché a differenza del vino i cui acini vengono vendemmiati prima della maturazione completa in modo che venga preservata   quella acidità e freschezza indispensabile per l’invecchiamento, gli l’uva da tavola viene raccolta a maturazione completa quando gli zuccheri hanno sostituito gli acidi presenti nell’acino stesso: allora si che avremo sulla

CI siamo, come ogni anno è giunto il periodo della vendemmia, che si sta effettuando proprio durante queste settimane, e che vedrà una produzione di poco più bassa rispetto a quella record dello scorso anno, ma comunque buona. Parliamo di un volume di circa 46 milioni di ettolitri contro i 55 dello scorso anno (-16%). I dati sono forniti dalla collaborazione, per la prima volta, da Unione Italiana Vini, Assoenologi e Ismea. Bene anche le esportazioni di vino italiano, che fanno registrare una crescita dell’11% a volume e del 5,5% sui prezzi. Anche quest’anno la vendemmia più produttiva d’Italia si registra in Veneto, prima in classifica con i suoi 11,2 milioni di ettolitri, seguita poi dalla Puglia, la cui vendemmia è stimata sugli 8 milioni di ettolitri e dall’Emilia Romagna, con i suoi 7,5 milioni di ettolitri. A seguire troviamo Sicilia, Abruzzo, Toscana e Piemonte. Anche quest’anno dunque l’Italia dovrebbe mantenere la propria leadership produttiva grazie ai suoi 46 milioni di ettolitri contro i 43,4 stimati per la Francia ed i 40 stimati in Spagna dai relativi ministeri dell’agricoltura. Una parte di questo ottimo risultato, seppur in lieve calo in termini numerici, è da attribuire alle Cooperative ed ai Consorzi del mondo del