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Rubrica di Emanuela Medi
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“Le Tecniche di Evoluzione Assistita (TEA) applicate alla viticoltura”. A richiamare l’attenzione del mondo enoico sulle TEA, quale intervento finalizzato a salvaguardare varietà di vitigni a rischio di malattie e cambiamento climatico, concorrendo, parallelamente, alla riduzione di fitofarmaci in vigna, è l’agronomo e divulgatore scientifico Maurizio Gily. Non parliamo di tecniche OCM, ma di Cisgenesi e di correzione/riscrittura del genoma (Genome editing). “A differenza dell’OCM, queste nuove tecniche, di cui l’Italia ne detiene il primato per studio e pubblicazioni scientifiche, cercano di imitare, almeno nel risultato finale, ciò che in natura può avvenire spontaneamente” spiega Gily. “In particolare, la Cisgenesi trasferisce geni all’interno della stesse specie o tra specie strettamente imparentate tra loro, mentre col Genome editing si interviene andando ad imitare una delle possibili mutazioni in natura, quindi, con la rottura della catena a doppio filamento del DNA. Questo processo, in natura può avvenire per effetto di radiazioni ionizzate o ultravioletta, oppure, in presenza di errori di trascrizione e di copiatura del filamento del DNA. In questi casi, la cellula cerca di riparare da sé la rottura e nel farlo, per errore, produce il cambiamento di alcune basi azotate”. Il Dna è composto da geni e ogni gene si compone di

Quali sono le  interazioni che stanno promuovendo il crescente interesse per il connubio vino-paesaggio? Senza dubbio, l’agire secolare del viticoltore che  ha costruito i paesaggi viticoli di cui oggi disponiamo, ma è anche vero che la contemplazione di un vigneto inserito in un bel contesto paesaggistico genera emozioni che si trasmettono in modo inconscio fino alla qualità percepita del vino. L’immagine obiettiva della fisicità del paesaggio, arricchita dalla scenografia del momento (colori, luminosità, volumi ecc.), porta a una percezione visiva che viene elaborata, immediatamente memorizzata e facilmente recuperata al momento dell’assaggio. La vista non è più soltanto un organo di percezione, ma diventa un elemento di giudizio in stretto collegamento con il gusto e con l’olfatto, il tutto trae però origine dal soggetto visivo, in questo caso il vigneto e il suo contorno. La solida relazione tra vino e paesaggio e, anche se spesso questa è inconsapevole, diventa  comunque di forte potere suggestivo e di sicuro vantaggio per il mondo vitivinicolo. Se la potenzialità espressiva di un bel paesaggio è elevata e in grado di guidare positivamente il degustatore, allora ciò si tramuta anche in un valore aggiunto conferito al vino e il suo surplus sarà pari alle emozioni che riesce a

Come non dimenticare una incredibile esperienza: visitare Pompei con  le sue strade, gli affreschi , gli splendidi restauri che testimoniano la vita dei Romani tra la fine del I e II A:C: quando era al massimo splendore fino al 79D C quando tutto piombò nell’oscurità e nel buio.  Come non ricordare la Via dell’Abbondanza principale arteria del commercio e a Thermopolio la casa di Vesuvio Placido “ importante vineria” con la bottega e retrobottega..per piacevoli incontri! Ancora visibili le anfore vinarie e i larghi tondi incavi sulla mensa degli avventori in cui venivano collocate tazze e anfore per il vino…spesso miscelato ad acqua. In questo contesto  si sviluppa il progetto voluto dall’importante produttore campano Mastroberardino condotto dal Laboratorio di Ricerche Applicate del Parco Archeologico di Pompei, che attualmente interessa 15 aree di vigneto per una estensione di un ettaro circa da cui si produce un uvaggio di Aglianico, Piedirosso e Sciascinoos autoctoni vini campani. Erano gli stessi? L’importante è il recupero archeologico e storico

Come non dimenticare una incredibile esperienza: visitare Pompei con  le sue strade, gli affreschi , gli splendidi restauri che testimoniano la vita dei Romani tra la fine del I e II A:C: quando era al massimo splendore fino al 79D C quando tutto piombò nell’oscurità e nel buio.  Come non ricordare la Via dell’Abbondanza principale arteria del commercio e a Thermopolio la casa di Vesuvio Placido “ importante vineria” con la bottega e retrobottega..per piacevoli incontri! Ancora visibili le anfore vinarie e i larghi tondi incavi sulla mensa degli avventori in cui venivano collocate tazze e anfore per il vino…spesso miscelato ad acqua. In questo contesto  si sviluppa il progetto voluto dall’importante produttore campano Mastroberardino condotto dal Laboratorio di Ricerche Applicate del Parco Archeologico di Pompei, che attualmente interessa 15 aree di vigneto per una estensione di un ettaro circa da cui si produce un uvaggio di Aglianico, Piedirosso e Sciascinoos autoctoni vini campani. Erano gli stessi? L’importante è il recupero archeologico e storico

La viticoltura italiana ha lasciato, nel corso dei secoli, profondi segni identificativi del paesaggio rurale, e ancora oggi continua a rappresentare un marchio identificativo di un territorio attraverso pratiche colturali che si intrecciano con gli ambienti urbani, i borghi, le cantine, le case sparse, gli annessi agricoli, la cultura e le attività economiche e sociali dei luoghi.