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Rubrica di Emanuela Medi
 

Tenuta Banfi: il Brunello e le prugne essiccate

Si ride e si scherza con l’agronomo Giovanni Morelli, particolarmente “ispirato” secondo l’addetta alle Pubbliche Relazioni di Banfi, Lorella Carresi, quando su una Jeep facciamo il giro un poco spericolato, della tenuta Banfi.

20 Luglio 2017, ore 10, sotto un sole impietoso che non inganna anzi esalta la bellezza di queste colline dai tanti colori: verdi (le zone vitate), gialle oro (i raccolti) e grigie delle terre in lavorazione. Certo con una produzione di oltre 10 milioni di bottiglie, una estensione di vigne che copre un’area di 800 ettari e una proprietà di 2800 ettari a corpo unico, la più importante in Italia, non potevo immaginare che la terra del Brunello di Montalcino producesse anche susine essiccate da far invidia alle note prugne californiane.

Diversificare la produzione: una strategia ormai comune a molte importanti aziende vitivinicole, cui non poteva sottrarsi Banfi: parliamone, come di una curiosità…che rende.

Qui – dice l’agronomo – siamo nella parte più bassa dell’azienda vicino al fiume Orcia, 90 m, zona dove facciamo prugne essiccate. Siamo i maggiori produttori di prugne essiccate in Italia, abbiamo 77 ettari coltivati a prugneto della varietà ACE. Qui facciamo tutto dalla produzione all’essiccamento, alla selezione per pezzatura. In questi forni- ne abbiamo 4 che lavorano in continuo. Le prugne dopo essere state lavate, rimangono per 18-22 ore a circa 80 gradi a seconda della grandezza e della maturità. Stoccate in celle frigorifere, vengono poi cernite per pezzatura (ne abbiamo almeno 5). La fase della selezione avviene dopo l’essiccatura per grandezza. Siamo soci di maggioranza – spiega ancora l’agronomo – di Monte Rè una cooperativa vicino Verona, dove viene effettuato l’impacchettamento e la commercializzazione”.

Parliamo di costi chiedo: rendono?

La mano d’opera c’è nella potatura: ne abbiamo due, una manuale per la parte più bassa e una con i carrelli per la parte alta. Per potare un ettaro di prugne ci vogliono 300 ore di lavoro manuale: certamente un costo alto. Facciamo ora i conti della serva: un ettaro di terra produce dai 250-300 mila quintali di prugne che essiccate rendono un terzo, circa 100 quintali. Un chilo di prugne ci viene pagato circa tre euro che ci danno una resa sulle 25-30 mila euro sempre per ettaro, non male: con il Brunello si gioca, con l’altro è meglio fare prugne!

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