a

I Tag di Vinosano
Rubrica di Emanuela Medi
 

Territorio e innovazione: Il Cesanese del Piglio firmato Perinelli

Uno spettacolo di natura poco antropizzata: alberi ad alto fusto, querce, lecci, cespugli dal ricco fogliame, e poi fiori,  papaveri, ginestre, margherite di campo..un mondo ci viene incontro nel percorrere la strada provinciale 118  Anagni -Paliano dopo l’uscita ad Anagni ( dall’ Autostrada Roma-Napoli) per arrivare in pochi minuti a Casale della Ioria azienda agricola storica del Cesanese del Piglio, di proprietà della famiglia Perinelli dal 1921.

Oltrepassato un cartello ( per la verità poco visibile), percorsa una stradina giustamente di campagna, la seconda sorpresa:  al completo( quasi ,manca la figlia Silvia) ci viene incontro la bella famiglia Perinelli:   Marina con  il marito Paolo e i due figli  Alessandro e  Federico a saldare lo stretto legame tra il territorio e la dedizione  ,la passione per vitigni autoctoni di gran pregio come il Cesanese.

Ma il primo gioiello che giustamente e con orgoglio viene presentato è un albero , un leccino gigantesco di rispettabile età, oltre 250 anni, che con la sua enorme chioma ombreggia il piazzale davanti il casale giustamente  ripreso come  logo  dell’azienda. I vigneti collocati in splendide posizioni con esposizione a mezzogiorno, sono situati nell’alta Ciociaria nei comuni di Anagni, Acuto e Paliano a 450 mt s.l.m. su terreni argillosi e vulcanici, al centro della DOCG Cesanese del Piglio.

Azienda formata da circa 80 ettari di cui 37 a superficie vitata suddivisi per il 70% in Cesanese del Piglio poi , Passerina e una piccolissima produzione di Olivella, vitigno autoctono proveniente da Esperia, felicemente reimpiantato .. e salvato dall’oblio da Paolo . E qui lasciatemi dire la bellezza di queste terre ricche di storia millenaria ( in questa zona sorgeva uno dei più antichi vulcani conosciuto come il Vulcano Laziale) che ha reso i suoli ricchissimi di microelementi tanto da imprimere nei vini prodotti una marcia in più in termini di corpo, freschezza, mineralità, generosità di profumi e longevità.)

Vitigni autoctoni dunque e la famiglia  Perinelli non si è certo tirata  indietro nel  reimpiantare i vigneti, nell’azienda Casale della Ioria ,selezionando e moltiplicando, nei primi anni 80, i cloni già presenti di Cesanese, Passerina e ora di Olivella  .Azienda biologica ovviamente e non poteva essere diversamente vista la presenza rigogliosa   della natura che consente impollinazioni  incrociate spontanee tali da arricchire  i profumi del vino. Assenza di prodotti chimici  che, onestamente, non servono tanto è la natura a provvedere complici le forti   escursioni termiche  notte/giorno . “ E’ la natura a provvedere-dice  Paolo -in un territorio di  antichissimo di storia  , qui è nato il monachesimo, impreziosito dai possedimenti delle grandi casate papaline che avevano trovato in questa zona un habitat ideale e un microclima favorevole  per la produzione di vino e olio di qualità .

Un habitat custodito dalla presenza di poche famiglie contadine rimaste dal dopoguerra che continuano a condurre l’azienda in modo forse molto tradizionale ma che hanno preservato l’integrità dell’ecosistema”  Amore e dolore ,sostengono i Perinelli ,la vicinanza con Roma che in parte schiaccia e sovrasta  le molte produzioni laziali per prodotti internazionali più facilmente vendibili e apprezzati dalla ristorazione della capitale formata prevalentemente da turisti .

Manca la comunicazione sui vini di grande spessore come il Cesanese, manca la comunicazione  su realtà interessanti i come il Grechetto a Viterbo, la nuova zona vitivinicola di Latina, realtà un poco abbandonate anche dalle istituzioni”  ma si ritengono fiduciosi che molto presto sarà una lacuna colmata,  anche perchè la comunicazione ha tanti volti e lo affermano forti di una interessante iniziativa che hanno intrapreso partecipando , durante la pandemia , ad una iniziativa in favore dell’Ospedale Spallanzani , vendendo on -line cartoni con le varie  tipologie dei vini  e devolvendo il ricavato al nosocomio romano. 

Saliamo con Ilaria Martinelli, la master sommelier attenta compagna di viaggi enoici, sulla Rover di Paolo e scorazziamo per l’azienda in ammirazione di paesaggi incontaminati in un saliscendi di stradine su cui si affacciano i filari di Cesanese  tutti lavorati a mano, e dove sono felicemente ospitati alcuni pony neri  provenienti da Esperia di una razza della zona in via di estinzione. Bene, è ora di  capire come è nato questo forte interesse per il cesanese. Risponde Marina  “

Nella cantina della vecchia casa di famiglia aprivamo delle  bottiglie vecchissime ,imbottigliate da decenni ,evidentemente vinificate con semplicità e chiuse a mano con il tappo coperto di ceralacca, eppure ogni tanto ne uscivano alcune di spettacolari. Da qui l’idea di fare una selezione particolare di Cesanese, tutto proveniente dal miglior vigneto , sito in una conca vulcanica ai piedi della montagna su cui sorge il paese di Acuto, e sperimentare  l’invecchiamento in barrique .Era la nascita di “Torre del Piano” il primo Cesanese del Piglio invecchiato in barrique  che piacque subito ai ristoratori  .

Successivamente partecipando  con Torre del Piano 2001 al Concorso Internazionale del Vinitaly del 2004 alla presenza di cinque giurie internazionali  che dovevano effettuare l’assaggio alla cieca , su circa 3000 vini esaminati , questo vino sconosciuto ha vinto la medaglia d’argento ovvero  il secondo premio a pari merito con un blasonato Amarone.  E’ stata  la conferma che la strada che stavamo percorrendo nel produrre un vino di qualità partendo dai nostri vitigni autoctoni era quella giusta e su questa dovevamo investire. 

Emanuela Medi, giornalista, sommelier

Degustazione

DEGUSTAZIONE

Colle Bianco Biologico 2019 – Passerina del Frusinate IGP 97% Passerina 3% Grechetto Alc 13%

Vigneto di 31 anni in contrada La Gloria (Acuto-Ciociaria) di superficie pari a 2,80ha coltivato ad altitudine di 265 m s.l.m. dal terreno argilloso sub-acido. Sistema di allevamento cordone speronato e densità dei ceppi di 3300 piante per ha. Epoca di vendemmia inizio ottobre, vinificazione in bianco senza contatto sulle bucce, fermentazione in acciaio; esegue malolattica. Affinamento interamente in bottiglia. Paglierino acceso e naso composto con richiami di frutta matura, agrumi e fiori. L’assaggio è morbido e bilanciato da spina dorsale acida. La sapidità è accompagnata da ritorni erbacei e minerali. Penne zucchine ricotta e menta.

Cesanese del Piglio 2015 Docg Superiore 100% Cesanese di Affile Alc 13,5 %

Vigneti dell’età di 8 anni nell’area di Acuto (Ciociaria) con superficie di 5 ettari a 260 m s.l.m. di altitudine con tipologia di terreni argillosi sub-acidi. Il sistema di allevamento è guyot con densità dei ceppi di 4500 per ha. Vendemmia svolta a metà ottobre con macerazione sulle bucce e fermentazione in acciaio per 10 gg; esegue malolattica; affinamento in botti grandi di rovere. Sfumature granate su cuore rubino, dal profilo intenso di peonia ciliegia e tabacco. Succoso e ritmato da acidità costante presenta un tannino di buona grana. Sensazioni di sottobosco e humus impreziosiscono la beva. Funghi ripieni

Torre del Piano 2017 Cesanese del Piglio Docg Superiore Riserva 100% Cesanese di Affile Alc 15 %

Cru aziendale Vigneto di 4,20 ha impiantato nel 1986 nell’area di Acuto (Ciociaria) ai piedi dei Monti Ernici, coltivato ad altitudine 335 m s.l.m. con terreni vulcanici. Sistema di allevamento guyot e densità dei ceppi di 3400 piante per ha. Attenta selezione dei grappoli con epoca di vendemmia a fine ottobre, macerazione sulle bucce e fermentazione in acciaio per 10 gg; esegue malolattica. Affinamento in piccole botti di rovere. Rubino con cenni granato al bordo. Esprime netti richiami di frutta scura, incenso e cuoio in buona simbiosi. Bocca calda e strutturata, in equilibrio grazie a tannicità e acidità di supporto. Finale appena ammandorlato.  Abbacchio a scottadito

Olivella 2014 Rosso del Frusinate IGP 100% Olivella Alc 13,5 %

L’Olivella, vitigno rosso autoctono riprodotto dall’annata 2008 recuperato da Paolo Perinelli ad Esperia. Vigneto di 1.50 ha con età delle viti 8 anni in zona Acuto (Ciociaria) a 400 m s.l.m. e tipologia dei terreni vulcanici. Sistema di allevamento guyot con densità dei ceppi di 4500 piante ettaro. Epoca di vendemmia ad ottobre; macerazione sulle bucce e fermentazione in tini di rovere per 14 gg; svolge malolattica in acciaio e affina in botte. Rubino limpido con naso pimpante di lampone e ribes bianco. Una leggera astringenza è subito avvolta da buon calore che vira su note balsamiche e lievemente speziate. Contorni di Iris genziana e violetta regalano finezza. Davvero una sorpresa. Caciocavallo semistagionato.

Ilaria Martinelli Master Sommelier

Tag degli articoli
Condividi sui social network