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Rubrica di Emanuela Medi

Quando si parla del “nettare degli dei” è logico pensare ai colori rosso, bianco e rosè. I pochi e intenditori sanno che ne esistono altri, quelli arancioni o meglio gli orange wine, vini bianchi macerati. E in autunno sembrano essere quelli più adatti per “fare pandance al foliage”.

Conoscete tutti i colori del vino? Chiunque direbbe…beh sì. In effetti, i più conosciuti sono i rossi, i bianchi e i rosè. Ma da alcuni anni i vignaioli naturali con la passione per il recupero delle tradizioni hanno riportato in tavola un quarto colore, l’arancione! Vini da uve a bacca bianca che assumono mille sfumature color arancio: dall’ambrato all’arancione pieno fino al bronzo, grazie al prolungato contatto delle bucce dell’uva prima con il mosto, poi con il vino.
Una classica vinificazione come si usa per i vini rossi: le bucce dell’uva cedono le sostanze in esse contenute rendendo il vino molto più complesso e intrigante sia al naso che in bocca. Ed è la buccia che permette di esprimere la vera identità del vino. La macerazione sulle bucce per i vini bianchi è una tradizione antica, contadina, sparita o quasi con l’avvento di nuovi macchinari di cantina che permettono di eliminare le bucce immediatamente. Una tradizione partita dalla Georgia dove i contadini lasciavano macerare l’uva con le bucce all’interno di anfore di terracotta e ripresa anche nelle campagne italiane dove il vino contadino è da sempre lasciato “struggersi” con le proprie bucce più o meno a lungo.

Il Friuli Venezia Giulia è stato il pioniere di questa tecnica seguito subito da Emilia Romagna, Veneto e Liguria luoghi dove ancora oggi vige una tradizione e le uve bianche vinificate in casa sono tradizionalmente macerate. Ma a dispetto della sua origine “contadina” cioè semplice, l’Orange non è un vino facile perché è complicato da abbinare. Qualcuno oserebbe dire…. come una donna.
Ebbene come il gentil sesso è unico, intrigante, inebriante e sicuramente può affascinare quanti sono alla ricerca di novità.

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