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Rubrica di Emanuela Medi
 

Un poco d’Italia nel miglior ristorante al mondo: firmato dall’arch. Vittorio Grassi

Sul podio, per l’edizione 2019,  del The Word’s 50 Best Restaurants svetta il “MIRAZUR” di MENTONE Il ristorante che oggi vanta 3 stelle Michelin, diretto dallo chef argentino Mauro Colagreco.

Il premio, non è motivo di orgoglio solo per la Francia ma anche per l’Italia in quanto la bellissima location è firmata dall’architetto Vittorio Grassi, fondatore dello studio Vittorio Grassi & Partners  che così ha detto: ” Siamo molto orgogliosi di questa vittoria in quanto la sentiamo anche un po’ nostra. Il Mirazur è un luogo magico, dove alta cucina, architettura, i profumi del giardino e la vista sul mare si fondono in un’esperienza unica. L’edificio, situato proprio al confine con l’Italia, non ha cambiato il suo carattere trasparente e luminoso. Le grandi vetrate senza telaio, ricavate nell’originario edificio degli anni ’50, si aprono sulla florida vegetazione del giardino con piante aromatiche e fiori commestibili, che lo chef usa per i suoi piatti. Non mancano limoni, aranci, mandarini, pompelmi e un grande albero di avocado, noto per essere uno dei più antichi di tutta la Costa Azzurra.
La vista mozzafiato sul Golfo di Mentone e la speciale luminosità dei materiali utilizzati rendono il Mirazur un vero gioiello. Grandi tende bianche in tela grezza ne incorniciano gli affacci e danno al ristorante un aspetto molto leggero, simile ad un veliero con le vele spiegate. Tutti i materiali che abbiamo utilizzato sono semplici e naturali, scelti per ottenere un ambiente raffinato ma anche per integrarsi con la natura e i colori del paesaggio”.

Troppo presto per i bilanci di questa intrigante e avvincente competizione? non proprio perché le parole del tre stelle Michelin, Mauro Colagreco di origini abruzzesi , con formazione accanto ai grandi di Francia come Alain Ducasse, ci restituisce la personalità di un uomo di grandi aperture” “Non parliamo di cucina- ha detto, ne di barriere che per chi fa questo mestiere, i muri non esistono. Ai fornelli le differenze si abbattono perché è il mondo delle culture che si incontra,.
Si, pensiamo noi una cultura che attraverso la cucina ognuna con la sua caratteristiche etniche fatta , di tradizioni  e di valori, diventi sempre più  veicolo di messaggi in grado di abbattere politiche e ideologie estreme e estremiste.

 E infatti forse mai come in questa edizione hanno partecipato ristoranti di  26 paesi diversi, con 12 nuovi ristoranti e 3 che ritornano in lizza. Certo  un ruolo di primo piano se lo è aggiudicato la Spagna con i suoi sette ristoranti, come confermata la non più sorprendente Danimarca con due ristoranti tra i primi cinque riconoscimenti e la Francia che  non ha sfigurato con i suoi cinque  ristoranti nella top dei 50 e gli Stati Uniti con un bel riconoscimento al ristorante Cosme guidato da Daniela Soto-Innes The World’s Best Female Chef 2019.

L’Italia speriamo si rifaccia nella prossima edizione del 2020: al momento c’è con il Piazza Duomo ad Alba chef Enrico Crippa , in società con la griffe di Barolo Ceretto. Alla categoria Best on the Best è scesa l’Osteria Francescana che nel 2018 vinse il titolo di The Best Restaurants Crippa in società con la griffe  del Barolo Ceretto  e le Calandre di Rubano dei fratelli Alajmo.

Emanuela Medi, giornalsita

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