Da qualche anno si preferisce parlare di rapporto tra urbano e rurale per sottolineare il nuovo atteggiamento della società nei confronti dell’ambiente rurale al quale si attribuiscono valori positivi come quelli della bellezza del paesaggio, della tranquillità, della salubrità dei luoghi, della presenza di alimenti genuini e delle relazioni sociali.
Alcune imprese agricole hanno avviato un processo di valorizzazione dei propri prodotti e della propria immagine facendo ricorso agli elementi storico culturali del paesaggio agrario del proprio territorio, soprattutto in zone collinari del centro- sud Italia dove era prevalente la piccola proprietà contadina.
Il settore vitivinicolo è quello più inserito in percorsi turistici che legano la qualità del prodotto alle caratteristiche del territorio e che, più degli altri, ha risposto ai cambiamenti in corso adottando la strategia della creazione del valore piuttosto che quella della riduzione dei costi di produzione.
Le imprese vitivinicole italiane, attraverso il recupero di forme tradizionali di allevamento dei vigneti, producono vini di eccellenza valorizzando il paesaggio viticolo storico in un contesto di salvaguardia dell’ambiente e degli aspetti socio-culturali identitari del territorio.
Il sistema vitivinicolo, negli ultimi decenni, ha ricercato vantaggi competitivi attraverso l’affermazione di brands territoriali riferiti ad ambiti geografici ristretti.
Le produzioni vitivinicole di qualità risultano, infatti, fortemente legate ai territori d’origine sia in riferimento alle caratteristiche pedoclimatiche dei luoghi e alle conoscenze locali, da cui scaturisce la tipicità del prodotto, sia in riferimento alla struttura del paesaggio che influisce sull’attrattività territoriale e culturale.
Il territorio rappresenta il luogo in cui sono create le risorse sociali, quelle cioè che non vengono ereditate passivamente come quelle di base (risorse naturali, clima, forza lavoro non specializzata), ma vengono prodotte e riprodotte come la tradizione culturale, le caratteristiche estetiche del paesaggio, la qualità dell’ambiente.
A partire dagli anni Cinquanta del Secolo scorso si è registrata una graduale trasformazione dei paesaggi viticoli italiani che ha interessato le forme di allevamento, i tutori, la gestione e la collocazione geografica del vigneto.
Per quanto riguarda le forme di allevamento utilizzate si è persa la diversificazione che, in passato, aveva connotato ogni singola regione. Alcuni esempi sono costituiti da: in Italia settentrionale la pergola trentina o altoatesina, in Italia centrale la piantata tosco-umbro-emiliana, e in Italia meridionale la vite maritata campana e la vite ad alberello.
Oggi il numero di sistemi di allevamento si è ridotto a poche tipologie funzionali e ad una viticoltura moderna basata sempre più sulla meccanizzazione delle diverse operazioni colturali. Attualmente i viticoltori fanno riferimento essenzialmente alle forme di allevamento a spalliera perchè più adatte alla meccanizzazione e quindi al risparmio di mano d’opera.
La progressiva semplificazione delle forme di allevamento della viticoltura italiana è stata accompa gnata da una crescente diversificazione del prodotto vino nelle sue caratteristiche tangibili e intagibili, nelle forme di commercializzazione e in quelle di comunicazione.
Mariagiovanna Basile, architetto