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Rubrica di Emanuela Medi

Immaginiamolo caldo, denso, muscoloso, avvolgente, perfino “caliente”. Immaginiamo un frutto deciso, una morbidezza pronunciata, balsamicità e speziature incipienti, tannini misurati e levigati.

Non dimentichiamo l’apporto acido e tantomeno quello sapido, poiché sarà pur vero che questo vino è prodotto ad una latitudine corrispondente a quella del Nord Africa, ma è anche vero che le vigne sono ubicate ad oltre 2.000 metri di altezza. Difatti, la sua area di provenienza è la Valle de Guanajuato, zona montuosa del Messico centrale che si sviluppa intorno alla splendida città coloniale di San Miguel de Allende, le cui vette sfiorano i 2.900 metri d’altezza. La Valle di Guanajuato, come gran parte del Messico Centrale, è caratterizzata da un clima tendenzialmente temperato, con minime che, anche nelle stagioni più calde, rasentano i 15° C e massime che raramente vanno oltre i 30° C. Ne consegue che la vite, pur subendo l’influsso dell’intensa luce tropicale, riesca comunque ad avere un ciclo vegetativo abbastanza lento, scongiurando ogni rischio di sovramaturazione.

L’azienda produttrice di questo vino si chiama “Cuna de Tierra”, ed è tra le più rinomate di questa zona del Messico. La cantina è ubicata a Dolores Hidalgo, cittadina da cui partì il “grito de dolores”, ovvero la convocazione del popolo alle armi da parte del rivoluzionario Padre Hidalgo. Quest’ atto costituì l’inizio della rivolta che portò, nel 1810, all’indipendenza del Messico.

Il vino si chiama “Pago de Vega”, come il fondatore dell’azienda, e rappresenta l’apice della produzione aziendale. Viene prodotto da vigne vecchie, piantate nel 1985, ed è frutto di un assemblaggio di Cabernet Sauvignon (80%), Syrah (10%), Merlot (5%) e Cabernet Franc (5%). Matura in barrique nuove di rovere francesi per 12 mesi. Andiamo a degustarlo.

Degustazione

Porpora compatto. Immediate sono le succose sensazioni di sciroppo di amarene, confettura di mirtilli e cioccolato fondente, che preannunciano la concentrazione e la morbidezza del sorso. Percezioni di eucalipto, menta dolce, humus, rabarbaro e spezie dolci come cannella e vaniglia arricchiscono gradualmente il quadro, rendendolo complesso e bilanciato. L’assaggio si rivela corrispondente, mostrando subito grande morbidezza e pronunciato calore, ma anche buona freschezza, decisa impronta salina e misurata presa tannica. Il finale è lungo tra echi speziati e fruttati.

Data la sua importante struttura, questo vino predilige l’abbinamento con piatti di carne piuttosto elaborati. Pensando alla cucina messicana, vengono in mente il classico filetto di manzo in salsa mole (salsa tipica di Oaxaca a base di peperoncino giallo) o il “puerco con frijoles”, ovvero il maialino arrosto con fagioli, carote, radicchio e cetrioli. Pensando, invece, alla cucina nostrana, è immediata l’associazione con una succulenta bistecca alla Fiorentina.

Raffaele Mosca – Sommelier

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