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Rubrica di Emanuela Medi
 

Uno stile di vita: La Collina dei Ciliegi

Il più delle volte succede che da imprenditori  di successo ci si innamori del vino e si diventi anche importanti produttori, per Massimo Gianolli è avvenuto esattamente il contrario. Cresciuto in campagna nei possedimenti di famiglia  precisamente in Valpantena (è nato a  Biella nel 1966), si innamora di quella parte della provincia Veronese ricca di prati e di ciliegi.

Tanto efficiente nel condurre una azienda di vini di qualità, che il padre nel 1981 lo chiama ad occuparsi dell’azienda finanziaria di proprietà. No problem anche qui dimostra di saperci fare: oggi  guida un gruppo di 500 milioni di euro.
A Vinitaly dove siamo stati con  Luigi Gorietti  per una incantevole degustazione, non potevo non chiedergli , anche se il frastuono superava ogni decibel possibile, lo stile di questa azienda che ha una storia di marketing tale da   aver conquistato le più importanti piazze internazionali, “La Collina dei Ciliegi – dice Gianolli- è uno stile di vita, un modo semplice di fare cose buone, dove il lusso è il silenzio  e la qualità dei vini”.
Solo? Chiedo. “Ritengo che gli stessi criteri che si applicano al mondo della finanza possano essere  gli stessi del  mondo vitivinicolo: ricerca di qualità assoluta al di fuori degli  schemi che non amo perché è importante sapere di poter  cambiare rotta: e infatti  siamo usciti dal disciplinare DOC della Valpolicella per riportare il terroir della Valpolicella nel bicchiere  C’è una cosa di cui vado particolarmente orgoglioso: l’attento direi maniacale studio del territorio.
Ho fatto fare rilievi e studi da importanti enologi e esperti molti  dei quali francesi i quali,  prima mi hanno confermato che il territorio era meritevole di particolare attenzione perché risalente al Giurassico  con la presenza di sostanze organiche e microelementi importanti  e con molte analogie con la Borgogna. Certo, sottolinea il produttore, godiamo di una  collocazione molto favorevole , tra i 400-700 metri con scarse precipitazioni nevose per cui  non soffriamo il caldo ne di mancanza di acqua. Trecentomila bottiglie oggi ma ma dobbiamo arrivare a 700 mila nei prossimi tre anni”  Bravo Massimo che non si è fermato al vino ma da persona che sprizza dinamismo  e ottimismo, ha continuato con il cibo, il resort di lusso, la sostenibilità aziendale…, sempre pensando al suo Milan..

Emanuela Medi giornalista


DEGUSTAZIONE

In degustazione abbiamo due Amarone della Valpolicella agli antipodi, il primo Erbin Doc Riserva 2007, vino pluripremiato, considerato il miglior vino rosso del Veneto, il secondo l’ultimo arrivato DOCG 2015, sono i millesimi specchio dell’azienda prima e dopo.

L’Amarone Erbin Doc Riserva 2007 nasce dalle uve Corvina Veronese al 55%, Corvinone al 40% e Rondinella al 5%. L’annata 2007 ha avuto un inverno più caldo del solito, ma un autunno fresco, con vendemmia iniziata a metà settembre e  con procedimento manuale. Successivamente le uve vengono appassite per 4 mesi, secondo la tecnica tradizionale. A metà gennaio inizia la fermentazione, con una macerazione di almeno 30 gg. Dopo si avvia il processo di maturazione in barrique di rovere nuove per almeno 30 mesi. Infine il vino viene affinato in botte grande e successivamente in bottiglia.

Si presenta con un bel colore rosso granato, limpido con buona trasparenza. All’olfattiva esprime la sua complessità, dapprima fruttato, marasca, amarena sottospirito, frutti di bosco e confetture di prugne, poi seguono note speziate di cannella e vaniglia, pepe nero e liquirizia. Alla  gustativa l’attacco è deciso, spinta sapida, minerale, discreta freschezza, nonostante i 12 anni di invecchiamento, con nota balsamica spiccata.
Amarone tradizionale, largo e opulento. Persistente con richiamo di note fruttate e tannini levigati. Vino che risulta più armonico ed equilibrato abbinato con salumi e formaggi, ma sopratutto con le polpettine offerte in degustazione. Ottimo anche con carni rosse e cacciagione vista la spiccata nota balsamica.

Passiamo all’Amarone DOCG 2015, che nasce dagli stessi vitigni, ma con percentuali diverse: la Corvina Veronese al 65%, meno Corvinone al 20% e più Rondinella al 15%. Stessa tecnica di vinificazione del precedente, ma con maturazione in legno di 24 mesi, anziché di 30mesi e affinamento solo in bottiglia per 6 mesi. Dal colore rosso rubino intenso con unghia granata. Al naso si sente che è un vino giovane, fruttato, frutta rossa fresca, ciliegia e lampone. In bocca è pieno, strutturato, tannini ben levigati. Vino verticale, teso, sapido e minerale.
Persistente dal finale lungo ed equilibrato. Amarone non tradizionale, moderno, dalle grosse potenzialità di invecchiamento
, possiamo dire che fra 8 anni, a parità d’età, sarà migliore dell’Amarone Erbin 2007 appena degustato.

Luigi Gorietti, sommelier

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