Un tempo le uniche certificazioni in ambito vitivinicolo erano DOC e DOCG, le cosiddette denominazioni di origine controllata che assicurano l’aderenza di un vino a determinati disciplinari di produzioni definiti dai Consorzi di tutela e approvati dal Mipaaf (nel caso della DOCG).
Oggi le certificazioni si sono moltiplicate: biologici, vegani, gluten-free e certamente non è facile per il consumatore sapersi orientare. Chiarezza, cerchiamo di farlo: un’azienda che dal convenzionale vuole passare al biologico deve farsi valutare da un ente riconosciuto dal Ministero delle Politiche Agricole e dimostrare di seguire tutte le regole previste dal regolamento europeo e da quello comunitario che ha codificato l’intero processo per produrre un vino biologico che prevede il non uso di organismi Ogm, di fertilizzanti chimici e solo l’utilizzo di agro farmaci autorizzati dal Mipaaf. Tre anni e le analisi potranno stabilire se quel prodotto può riportare il simbolo dell’agricoltura biologica
Ci sono ultimamente aziende che aderiscono ad una certificazione chiamata di qualità sostenibile Sqnpi per cui effettuano una difesa integrata volontaria, in base ad un disciplinare di produzione specifico per ciascuna cultura, compresa la viticoltura, stabilita dalla Regione e approvata dal Mipaaf in linea con le guide nazionali: in sostanza queste aziende devono comunque seguire determinate pratiche agronomiche e fitosanitarie. Si tratta comunque di un un marchio serio che si vuole ora estendere a tutta la filiera vitivinicola.
Ci sono poi altri due standard per quanto riguarda la sostenibilità del vino: Equalitas e Viva. La prima è promossa da Federdoc (Confederazione nazionale dei consorzi volontari per la tutela delle denominazioni dei vini italiani) che con un proprio standard di sostenibilità promuove una certificazione anche sotto il profilo sociale, ambientale ed economico. Viva è un progetto nato nel 2011 e promosso dal Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare per migliorare l’intera filiera attraverso quattro indcatori ( Aria, Acqua, Territorio, Vigneto).. Ogni azienda che aderisce a Viva può mettere sulla etichetta il QRcode attraverso cui il consumatore può essere informato sul livello di sostenibilità del prodotto
E per tutte le certificazioni non pubbliche?
Nel caso del biodinamico, Demeter International è una associazione che si è dotta di un disciplinare oltre ad essere proprietaria di un marchio. Per potervi aderire l’azienda deve sottoporsi a controlli rigorosi e fare domanda a Demeter Italia. E’ una associazione quindi privata che riceve i soldi dai soci che ne vogliono far parte ma è al momento, l’unica riconosciuta per la sua serietà. Molte altre certificazioni sono private: è il caso di VeganOk, una sorta di autocertificazione che comprova da parte del’azienda la aderenza al disciplinare o può chiedere a organismi di certificazione di fare i dovuti controlli Dubitarne? Tutto è possibile, ma crediamo che ben altre siano le distrazioni nel complesso e fin troppo variegato mondo del vino.
(Fonte AgroNotizie)