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Rubrica di Emanuela Medi
 

Vini dolci: impariamo a conoscerli

Il vino dolce è probabilmente l’unico la cui origine è antichissima, si dice che proprio le fermentazioni spontanee avvenute nove mila anni fa nel bacino caucasico, abbiano dato vita a un vino dolce e se non esiste ”il vino dolce” certamente ne esistono a centinaia in base ai vitigni, zone climatiche, tradizioni e vie commerciali. Molti di questi vini, nel nostro paese sono inserite nella tipologia delle DOC.

Produrre un vino dolce non è difficilissimo: si tratta di avere un mosto molto ricco in zuccheri in modo che a fermentazione alcolica ultimata, ci sia un residuo zuccherino  evidente e che il vino risulti dolce.. Si può ritardare la  raccolta delle uve o vinificando l’uva raccolta solo dopo un periodo di appassimento che può durare da qualche settimana a diversi mesi. Ne riparleremo certamente, ma ora concentriamoci su alcuni vini dolci selezionati:

Moscato d’ASTI di Gozzellino Bric de Luc Moscato 100%.

Non è spumante ma un vino frizzante. Sapido, persistente molto minerale dalle  note agrumate ed erbe aromatiche come la salvia. Non è stucchevole nonostante l’intenso fruttato

Braghetto di Aqui   Gozzellino.

Sentori di rosa rossa e geranio, vino ancora più aromatico del Moscato, naso intenso, fragrante, bella spuma, bollicine setose che rivelano una bella acidità. Moscato di uva aromatica vinificato con molto residuo zuccherino

Ruchè Monferrato da Bricco di di Montalfeso

Dall’Astigiano in pieno Monferrato entriamo nel campo dei passiti. Siamo a Castaiole Monferrato. Vendemmia surmatura con  zucchero al 70%. Presenza di sali minerali e acidità .Naso intenso, ciliegia, note speziate da chiodi di garofano e pepe, ciliegia cacao, tostatura.

Castel Galleg del Conte Vunburag, da Moscato Rosa 100%,

Vendemmia tardiva nasce dalla selezione dei vigneti di famiglia: frutta rossa, confettura, minerale. In bocca dolcezza bilanciata da una mordente acidità, diminuisce lo zucchero con un finale amarognolo. Pergola del Veronese per attirare il sole.

Casale del Giglio. Aphodisium 2014  da Viognier, Petit Manseng, Fiano e Greco

Enologo della famiglia Santarelli è Paolo Tienfentaher che ha avuto il grande merito in accordo con la proprietà di sperimentare molti vitigni internazionali su una ampelografia laziale molto povera da rossi Sangiovese e Montepulciano, bianchi Trebbiano e Malvasia. Aphodisium 2014 è un passito da uve stramature vendemmiate tra metà settembre e fine di ottobre da vitigni internazionali. Al naso: fiori ,camomilla, frutta sciroppata .. In bocca fresco con una acidità che spazza il dolce con tracce di botrite e  coda  amarognola da miele amaro o di corbezzolo.

Toscana. Aleatico  Rosso dell’Elba DOCG  di Cavalletti.

Costui ne ha fatto una DOCG facendo macerare le uve su stuoie fino a esaurimento dello zucchero. Questo aleatico nasce a Porto Turco nella vigna della Fattoria della Ripalta. Cavalletti ( casa farmaceutica) con il Sassicaia di Incisa, Grattammarco sono stati i pionieri di Bolgheri. Al naso rosa appassita, frutta matura, mineralità. In bocca macchia mediterranea, liquerizia con finale leggermente salmas.

Vernaccia nera DOCG di Serrapetrona

Nel Maceratese, Mauro Acquarini ha una delle realtà più piccole d’Italia. Colore scuro, pizzicoso da pepe, molto salmastro, profumo animale. In bocca è dolce solo all’inizio poi prende il sopravvento l’acidità. Nota amaricante che vira verso il frutto maturo di more appassite.

Vin santo Toscano Occhio di pernice IGT di Marcello Pedrini

Vin santo perché  nel 1348 durante la peste un frate francescano curava le vittime con questo vino o il nome può derivare da Xantos vino greco da Santorini o più tardi vino da Messa. Colore testa di moro molto denso, profumi di frutta californiana, tabacco, cassetta della nonna, sigaro toscano. In bocca risulta dolce, dal sapore di fico secco, mandorla, amaricante da liquirizia. Frutto di una complessa lavorazione, questo Vin Santo è formato da uve sangiovese 100% e ha almeno 3 anni di affinamento.

Recioto della Valpolicella DOCG.

Vino di grande struttura e buona acidità con residui zuccherini da renderlo dolce e amabile. Da uve Corvina- Corvinone  e Rondinella , può essere classico e  da Valpantena, chiamato così perché prodotto solo in quella zona. Si produce anche uno spumante dal colore rosso carico.

Recioto di Gambellara Classico

Da uve Garganega per almeno l’80 % e per il restante da Pinot Bianco, Chardonnay e Trabbiano di Soave. Colore giallo dorato, con sentori di fruttato intenso e leggero gusto di passito, vaniglia e percezioni di legno bianco.

Recioto di Soave

Famoso ai tempi di Teodorico. Da uve Graganega e Trebbiano di Soave. Vino molto ricercato, la parola viene da recia che in veronese  indica la parte superiore del grappolo, la più dolce. Uve collocate su graticci per aumentare il grado zuccherino. Una delle caratteristiche del Recioto è nel lasciare formare sulle bucce un sottile strato di muffa nobile in modo da aumentare l’aroma intenso. La pigiatura si effettua dopo sei mesi per ottenere il massimo appassimento delle uve. Il vino Recioto ha una tonalità gialla dorata, sentore fruttato con retrogusto vanigliato, dolce, armonico, anche in versione spumante che ha sapore vellutato e leggermente zuccherino, con spuma fine e persistente.

Tutti i vini liquorosi sono ottenuti aggiungendo al vino base un composto di alcol, mosto concentrato,  e mistella, ottenuta questa, dalla mescolanza di vino con gradazione alcolica minima naturale di 12 gradi e acquavite di vino, per aumentare il titolo alcolometrico. Questi vini fortificati si usavano soprattutto nei lunghi viaggi di mare perché l’alcool blocca la fermentazione e favorisce la stabilizzazione del liquido.

I vini liquorosi non sono vini passiti ne sono liquori.

Emanuela Medi, Sommelier

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