Bertinoro, cornice della seconda edizione di “Vino al Vino”, è il punto in cui si sovrappongono le due denominazioni più importanti della Romagna: L’ Albana DOCG la Doc Sangiovese di Romagna.
Disposto sul crinale un’irta collina e dominato da una Rocca medievale, questo paesino idilliaco è soprannominato il “balcone di Romagna” per via della vista mozzafiato che offre sul circondario. Pochi borghi italiani sono parimenti panoramici e ben preservati, e si fa fatica a trovarne uno altrettanto brulicante di vita.
Il vino e l’università di Bologna, che ha trasformato la Rocca nel suo polo congressuale, hanno scongiurato quell’effetto “mummificazione” che alle volte sembra l’unico modo per mantenere intatti questi luoghi del passato. Passeggiando per le ripide viuzze si trovano, al posto delle solite serrande abbassate, decine di ristoranti e una serie di spazi dedicati alla promozione enoturistica. Salendo al maniero, si scopre, negli ambienti non adibiti a sale convegni, uno splendido museo interreligioso che testimonia, tra le altre cose, la presenza ultra secolare sul territorio comunale di una ben integrata comunità ebraica.
A convivere felicemente in questo luogo non sono solo i cristiani e gli ebrei, gli universitari e gli enofili, ma anche e soprattutto i due vitigni romagnoli per eccellenza: il Sangiovese e l’Albana. Entrambi riescono a radicarsi nello Spungone, roccia calcarea che affiora sui pendii circostanti, e beneficiano della posizione intermedia tra costa e Appenino. ” Lo Spungone dona sapidità ai nostri vini – afferma Vitaliano Marchi, autore dell’unico libro dedicato all’Albana – lo si trova, oltre che a Bertinoro, a Predappio, Meldola e Castrocaro per quanto riguarda il Sangiovese, e nella zona della DOCG Albana che da qui discende verso Faenza.”
L’Albana, il Bianco ritrovato
Vitigno circoscritto nell’area collinare tra Forlì e Ravenna, l’Albana ha rischiato l’estinzione prima di venire riscoperto nell’ultimo decennio da una manciata di produttori illuminati. Tutt’oggi, la produzione non arriva al milione di bottiglie, ma a fare la differenza è la varietà di declinazioni offerte.
Con l’Albana si riesce a fare davvero di tutto: c’è chi lo spumantizza, chi l’affina in anfora, chi appassisce le uve in fruttaia e chi attende in vigna l’attecchimento delle muffe nobili. In origine, però, se ne traevano prevalentemente vini amabili che ne camuffavano l’acidità spigolosa, a tratti acerba, frutto anche della tendenza a maturare tardivamente. Solo di recente la tecnologia e il maggiore know-how enologico hanno permesso alle aziende di invertire la tendenza e sfruttarne il ricco potenziale zuccherino per produrre quelli che in molti definiscono dei “vini Rossi camuffati da bianchi”. ” L’ Albana è un vitigno rustico ma dal potenziale importante – afferma Marchi in proposito – sua prerogativa è l’equilibrio tra il frutto sempre marcato, il volume alcolico notevole e la spiccata vena acido-sapida”.
DEGUSTAZIONE
Albana di Romagna Secco
Fiorentini – Cleonice 2018. Aria di mare, erbe aromatiche e una nota d’albicocca che può ricordare i Viognier del Rodano. La gustativa è tesa e calda al punto giusto; termina su note citrine di buona persistenza.
Giovanna Madonia – Neblina 2018. Gentile, aggraziato, giocato su toni “femminili” di pesca, tiglio e mentuccia. La spinta sapida traina un sorso di ottima scorrevolezza, che integra e camuffa un volume alcolico indubbiamente importante.
Ancarani – Santa Lusa 2017. Giocato su di un frutto più maturo ed esotico e su cenni di pepe bianco e origano. Al palato entra morbido, disteso, per poi svelare un apporto salino più delicato e una nota affumicata che accompagna il bell’ allungo.
Tenuta La Viola – InTerra 2018. Da anfora interrata e non vetrificata. Esordisce su toni sulfurei, rivelando soloin seguito sfumature più dolci di pesca gialla, susina e propoli. Cenni di buccia d’agrume rendono briosa una bocca più morbida e larga, ma solleticata da una leggera presenza tannica che permette di sbizzarrirsi con gli abbinamenti.
Cantine Celli – I Croppi 2018. Dalla cantina posta ai piedi del borgo di Bertinoro, l’Albana “Spungoniano” per eccellenza. Gli aromi fruttati di pesca, papaya e limone candito passano in secondo piano rispetto ai rimandi salmastri che fanno quasi salamoia, e, allo scendere della temperatura, emerge un tono alcolico leggermente fuori misura. Ad ogni modo, basta tenerlo in fresco per apprezzarne al meglio il connubio di struttura possente e irrefrenabile sprint acido-sapido.
Tre Monti – Vitalba 2017. L’unico Albana vinificato in anfora georgiana. Toni di albicocca sciroppata, ananas, zafferano e iodio ne delineano il profilo nettamente “orange” – quasi da Passito secco – e rimpolpano il sorso opulento, ma ben sostenuto dalla matrice salina e da un tannino da vino rosso.
Albana di Romagna Passito
Ferrucci – Domus Aurea 2017. Nome altisonante per un Passito da vigneto sessantenne collocato laddove un tempo sorgeva la stalla di Caio Gracco, senatore Romano vissuto nel II secolo D.C.
Una ventata iniziale di zafferano e curcuma che fa molto Sauternes – anche se Botrite pare non ce ne sia – incornicia i toni fruttati, iodati e vegetali tipici dell’Albana. La gustativa è dolce e densa d’albicocca sciroppata, ma un solido contrafforte sapido la rinforza e prolunga la chiosa oscillante tra spezie, iodio e miele.
A breve una seconda puntata dedicata al Sangiovese di Romagna.
Raffaele Mosca, Master Sommelier