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Rubrica di Emanuela Medi
 

 Viticoltura e patrimonio: il ruolo del paesaggio

I paesaggi del vino si segnalano senza dubbio tra i paesaggi rurali che più hanno subito rapide e importanti trasformazioni.

Dagli anni Sessanta, la viticoltura si è affermata, oltre che come pratica agricola, anche come fenomeno sociale, contribuendo a dare nuova linfa ad alcuni territori che versavano in condizioni economiche di profondo disagio. In questo contesto, il paesaggio viticolo è diventato il simbolo autentico di questa rinascita e, allo stesso tempo, un efficace veicolo di promozione turistica e commerciale dei vini in esso prodotti..

I paesaggi viticoli rappresentano un patrimonio da salvaguardare per le generazioni future, ma il valore culturale di cui sono ampiamente intrisi non può essere sufficiente come unico criterio per la loro patrimonializzazione.

La missione dell’UNESCO ha due finalità: «da un lato mira a individuare su base nazionale e transnazionale le eccellenze da inserire nella rinomata lista e ad assicurarne accesso e fruizione; dall’altro intende incoraggiare i singoli Stati a fornire protezione del proprio patrimonio sviluppando uno standard di tutela internazionale e individuando meccanismi di controllo, periodici e straordinari»

I siti individuati come patrimonio culturale, in generale, possono essere tutte le opere dell’uomo, anche create congiuntamente con la natura, d’interesse storico, estetico, etnologico o artistico.

Invece, i beni naturali devono avere un valore eccezionale da un punto di vista estetico e scientifico, tra cui formazioni fisiche, biologiche e geologiche, e possono includere habitat di specie animali e vegetali minacciate o di estrema rilevanza ecosistemica da un punto di vista della conservazione della biodiversità.

Per soddisfare i  due requisiti di valore al fine di  essere considerati patrimonio dell’umanità I beni culturali e naturali devono,  essere universali e eccezionali. Queste rappresentano condizioni imprescindibili che si legano peraltro al concetto di autenticità, secondo cui un bene si configura come il risultato di uno specifico processo di costruzione, sia esso di origine naturale o antropica.

Eccezionalità e autenticità, seppure apparentemente sinonimi, rivelano due modalità di valutazione differenti: nel primo caso il riferimento è di natura esclusivamente estetico-qualitativa mentre nel secondo si vuole evidenziare il processo di evoluzione storica che ha reso originale il bene da patrimonializzare.

Infine, altro aspetto essenziale riguarda la scala temporale entro cui si inseriscono gli eventuali beni da sottoporre a tutela, per la quale non si fa più riferimento solo a civiltà e culture del passato ma anche a quelle viventi; e,infine,si segnalano anche gli usi al plurale di cultura e tradizione culturale, a testimonianza dell’universalità e della pluralità di intenti cui si affida la convenzione.

Arch. Mariagiovanna Basile

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