a

I Tag di Vinosano
Rubrica di Emanuela Medi
 

Vitigni reliquia: autoctoni sconosciuti pronti a tornare a nuova vita

Scavare nel passato per riscoprire vitigni dimenticati non è la passione di qualche nostalgico ma progetti di recupero importanti perché è sugli autoctoni che si basa la ricchezza e la biodiversità vitivinicola del nostro paese . Di molte è iniziata la riscoperta e la coltivazione, di altre si scoprono ceppi che sembravano perduti e che, con fatica e passione, si cerca di riportare alla vita per produrre vini che sembravano non dover esser più gustati  e che invece sono pronti a vivere la loro seconda vita..” archeologica”.

Parliamo del Sauvignon-Blanc e di alcuni vitigni presenti in Francia e in Svizzera che sembra abbiano proprio 900 anni e che siano arrivati li grazie ai romani.

vitigno sauvignon blanc

Un grappolo di Sauvignon blanc

E’ quanto sostiene un gruppo di ricercatori  dell’Università di York con uno studio  pubblicato su Nature Plants. Una ricerca genomica condotta su 28 semi d’uva “archeologica”  ha portato alla scoperta , sostengono gli autori, che “sono strettamente legati ai vitigni dell’Europa occidentale utilizzati nella vinificazione“. Tra questi a sorprendere di più è stato quello trovato a Orléans. Un seme datato 1100 d.C. che corrisponde geneticamente, asseriscono con convinzione, al Savagnin Blanc “e rappresenta quindi la dimostrazione di 900 anni di riproduzione vegetativa senza interruzioni”.

Sì perché il Savagnin è .un vino bianco che, nel nord della Francia e in alcuni Paesi dell’Europa centrale. sta vivendo un momento d’oro. . Un altro seme analizzato è risultato essere un vitigno anch’esso di epoca romana con un codice genetico molto simile alle varietà conosciute come Arvin e Amin. Seme che potrebbe avere legami, sostengono gli studiosi, anche con l’Humugne Blanc

E in Italia? Parliamo del Grecomusc’ o Rovello Bianco, questo vitigno da fine ottocento, era stato citato nel Catalogo dei nomi dei vitigni della Provincia di Avellino, aveva fatto perdere le sue tracce almeno fini ai primi anni del 2000. E’ stato infatti nel 2003 che un contadino, Peppino Beatrice, ha deciso di  riscoprire uno di quei vitigni che era  finito nel dimenticatoio perché poco conveniente economicamente. Solo guardando in alto ci si rende conto che la vite è sospesa, sopra la terra, arrampicata su un albero da frutto che, che si inerpica fino a legarsi all’albero successivo e così via. E’ la starsete, un tipo di impianto in cui tra una pianta e l’altra ci sono metri di distanza.

Quanto bastava ad ogni famiglia per dedicarsi al proprio lavoro necessario solo per la sussistenza Tradizione, viticoltura che sopravvive ancora in Irpinia.  Ed è solo grazie alla volontà di Peppino e il sostegno del professore vignaiolo Sandro Leonardi che oggi non solo il Grecomusc’ non è scomparso, ma anzi nel 2014 è riuscito ad ottenere l’iscrizione nel Registro nazionale della varietà di vite dal ministero dell’Agricoltura. All’inizio si pensava fosse un clone del Greco di Tufo :il Rovello Bianco ha una sua identità

Ma è dalla Sicilia che vengono le maggiori sorprese e precisamente sull’Etna  che ha le varietà principe con il Nerello Mascalese e il Carricante. Il dipartimento di agricoltura, alimentazione e ambiente dell’università di Catania  ha fatto un’approfondita ricerca scoprendo che di “vitigni reliquie” ne esistono una quindicina. Uno studio partito dall’analisi del Vertunno Etneo, testo dell’800 dell’abate Geremia dice  che sull’Etna di uve coltivate, per varietà, ve ne erano una 50ina “minori”.  I quindici “sopravvissuti” non potendo essere vinificati in purezza,  potrebbero diventare un elemento di ancor più forte identità dei vini del territorio.

Assuli-Winery-SicilyDal’Etna ci spostiamo a a Carcitella nel comune di Mazaro del Vallo dove è in corso il progetto di Assuli Winery che interessa ben 14” vitigni reliquia” dell’isola messi a dimora in un vigneto sperimentale di 0,3 ettari. Tra i bianchi ci sono autoctoni come Nave, Oriddu, Recuno, Reliquia Bianco, tra i rossi Anonima. Catanese nero ,Lucignola e Rucignola. Il Dna di questi vitigni è stato studiato in laboratorio sotto la supervisione dell’Istituto Vite e Vino di Marsala coadiuvato dall’enologo della cantina, Lorenzo Landi.

Certo si è lontani dalla produzione- dice Roberto Caruso, uno dei titolari di Assuli Winery- ma questi autoctoni potrebbero dare grandi soddisfazioni come il Perricone abbandonato e riscoperto solo di recente. Perché no? Visto che alcune varietà presenti  nel vigneto sperimentale hanno parenti come il Trebbiano e Grenache oltre gli stessi Insolia e Nero d’Avola, senza dimenticare la storia curiosa del Vitrarolo la cui coltivazione era limitatissima nella zona delle Nebrodi, ora di grande interesse per la viticoltura siciliana.

Emanuela Medi, giornalista, sommelier

Foto Grappolo Sauvignon Blanc: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Sauvignon_blanc_grapes.jpg
Foto Slider (Grecomusc’):  InsideWine
Foto Assuli Winery: Facebook pagina ufficiale
Condividi sui social network