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Rubrica di Emanuela Medi

IL COSA E IL DOVE
Nei giorni 10 e 11 Marzo u.s. le ampie sale dello SPAZIO NOVECENTO a Roma hanno ospitato la quarta Edizione di VINI SELVAGGI fiera indipendente dei vini naturali organizzata da Lorenzo Macinanti, Giulia Arimattei e Francesco Testa. Una due giorni pensata per far incontrare chi fa il vino, chi lo racconta, chi lo vende e chi lo beve.

Oltre 100 Produttori provenienti da 9 Paesi hanno dunque potuto presentare i frutti di una viticoltura artigiana e rispettosa del Territorio e dell’Ambiente.

LO STRANO CASO DEL V.A.N.

Alla fiera era presente anche una delegazione V.A.N. e mi sarebbe davvero piaciuto fare due chiacchiere con loro riguardo una brutta situazione che sta andando avanti da tanto, troppo tempo, ma considerando il fattore “folla” ho creduto fosse meglio rimandare ad altro luogo e altra data.

Il plot di questo fotoromanzo ha come protagonista un EX tesoriere (Emilio Falcione) che “scappa” portandosi via le credenziali di accesso al sito web e alle pagine social e comincia a emettere comunicati “fantasiosi” a nome di un gruppo che non rappresenta più e di un altro che neppure esiste.

Il V.A.N. si è nel frattempo riorganizzato cercando per quanto possibile di arginare i danni economici e di immagine derivanti da tale comportamento.Ma nuovo sito internet e nuova pagina ig (https://www.vignaioliartigianinaturali.org/ e https://www.instagram.com/events_van/) poco possono contro il “cattivone” ed ecco dunque che, mentre l’eco di VINI SELVAGGI 2024 ancora risuona, arriva un nuovo comunicato in puro stile Totò nel quale si invitano i Produttori non a votare Antonio La Trippa ma a ribellarsi al comune nemico, quegli Organizzatori rei, a suo dire, di far pagare gabelle troppo salate in cambio di un tavolo sul quale proporre al pubblico i frutti del proprio lavoro.

E siccome la realtà supera sempre la fantasia, prosegue dettando più che suggerendo, un proprio D.P.E.F. con tanto di tariffario e calcolo dei profitti cui gli “imprenditori” (leggasi coloro i quali mettono su un qualsiasi Evento enoico) dovrebbero attenersi. Concludo sottolineando che la Presidente del V.A.N. (quello VERO) Mariangela Parrilla (di cui, qui ,ospiterei più che volentieri le ragioni) ha subito preso posizione difendendo le fiere e chi le mette in piedi oltreché, ovviamente l’unica e sola Associazione che riunisce i Vignaioli Artigiani Naturali, armato di pop corn e patatine, mi dispongo in trepida attesa di una nuova puntata di questa imperdibile telenovela.

GLI ASSAGGI (prima parte)

È complicato dirVi dei miei assaggi… Complicato perché dovevo scegliere tra più di 1000 etichette, complicato perché  c’era tanta gente.

Complicato perché ben conoscete la mia posizione nei confronti dei vini “naturali” . Bisogna essere sempre curiosi, uscire dalla strada maestra, percorrere sentieri tortuosi e essere pronti a meravigliarsi di fronte all’inaspettato..
M’ero fatto la mia bella lista di Aziende da “disturbare” ma, come nella migliore tradizione, l’ho dimenticata sul tavolo e allora libero sfogo alla fantasia.

Cosa ho trovato? Rispetto a qualche anno fa il livello qualitativo si è decisamente alzato. I Produttori assaggiano, studiano, imparano, a volte sbagliano ma è chiara la volontà di (quasi) tutti di crescere e proporre vini “puliti” al di là delle mode e di quegli appellativi dietro cui mascheravano impreparazione e risultati discutibli. La mia  è una classifica estrapolata dall’assaggio di una cinquantina di vini, un viaggio tra assaggi “discutibili”, sorsi di cui si potrebbe tranquillamente fare a meno e perle di assoluto valore. Let’s go tasting!

LA SLOVENIA

JNK
Tre ettari e mezzo dalle parti di Šempas, in quel Collio Goriziano che dall’altra parte dei confini tracciati dall’uomo diventa Goriska Brda. Sta lì dal 1890 e io è da un po’ di tempo che dico di farci un salto (in fondo sta a un’oretta di macchina da casa) ma i miei soggiorni friulani sono un caos di “saluta qua, saluta là” e il tempo non basta mai.
Qui le macerazioni non sono moda ma tradizione e i risultati lo confermano.Produzioni tutte da provare, vini cui avvicinarsi curiosi e aperti alle esperienze, senza aver paura di lasciare la propria confort-zone di assaggio.

VIPAVSKA DOLINA ZGP CHARDONNAY 2018:
il naso rivela un animo giallo come le mele renette mature, come l’albicocca, come la camomilla, come la scorza d’agrume.Grasso come il burro, dolce come il miele e la frutta secca in pasticceria, come il profumo dei tigli in fiore portato dalle brezze.
Il sorso è un caldo abbraccio al palato, una carezza glicerica che la freschezza prova a gestire e la sapidità di un mare che era a squarciare.Finale lungo, lunghissimo, dolce, pulito.Un vino massiccio eppure incredibilmente scorrevole.
Da bere ascoltando “SMOOTH OPERATOR”di SADE.

VIPAVSKA DOLINA ZGP REBULA 2013:
 al naso emana un fascino tutto femminile, evidenzia persino il rossetto, la cipria, il fondotinta…
Gli basta una strizzatina d’occhio perché Voi cadiate ai suoi piedi!Se però doveste riuscire ad aprire gli occhi, scoprireste il fieno con che cela mele messe lì ad appassire, note di frutta secca, fiori gialli, un’idea di rabarbaro, legni nobili…
In bocca il tannino c’è e si sente, nessuna voglia di mascherarlo, Vi schiaffeggia, amplifica le amaritudini di frutta secca e affianca una sapidità profonda non pareggiata dalla pur vivace freschezza.Un sorso che, se dovesse essere un colore, sarebbe rosso, come la passione.
Da bere ascoltando “LIFE ON MARS?” di DAVID BOWIE.

IL MOLISE

AGRICOLAVINICA

VI.NI.CA. (acronimo di VIttorio, NIcholas e CArola) nasce nel 2007 sulla collinare dorsale appenninica di Ripalimosani da passione e voglia di valorizzare un territorio, come quello collinare molisano, storicamente vocato alla viticoltura. 220ha complessivi di cui il 10% vitato.
Primi impianti nel 2009, grande attenzione alla Tintilia (quella di montagna) ma senza dimenticare gli internazionali Sauvignon, Riesling e Merlot.

SAUVIGNON DEL MOLISE DOC “LAME DEL SORBO” 2020:
 un naso colorato e caleidoscopico che oggi se la gioca per il premio “SURPRAIS”.
Il primo colore che mi viene in mente è il verde, quello dell’erba da sfalcio e quello della pesca, dolce ma ancora lungi dall’essere matura.Poi il rosa del pompelmo, il grigio del camino spento, il bianco dei fiori d’acacia e quella sottile nota foxy che lo rende giustamente rustico facendocelo valutare per un prodotto della fatica e della terra piuttosto che un qualcosa di trascendentale.
In bocca me lo aspettavo più fresco eppure è un bisturi che seziona con cura e a fette sottili i descrittori olfattivi.Lungo il finale salino di un vino che DOVETE assaggiare assolutamente. Da bere ascoltando “THINGS ARE LOOKING UP AGAIN” di LYAMBIKO.

VINO FRIZZANTE “OUTSIDER” 2020:
questo è un vino di quelli che passano dal naso giusto il tempo di finire in bocca. È un attimo! Quel tanto che serve a riempirsi le narici di pompelmo. Poi è un sorso (il primo), lungo, dissetante… Ne seguiranno altri senza scuse, per puro piacere. Da evitare di tenere in frigo quando si ha sete!  Mio il  premio “LEVATEMELO”. Da bere ascoltando “ME SO’ ‘MBRIACATO” di MANNARINO.

LA SICILIA

ETNELLA
Un’Azienda giovane, nata nel 2008 sui versanti Orientali e Nord-Orientali dell’Etna. Impianti anche secolari (e pre-fillosserici) che sfidano il limite altimetrico della vite e sono praticamente esenti da qualsiasi intervento umano.Produzioni “artigianali” che in alcuni casi si muovono scaltramente sul filo del difetto e che interpretano benissimo le diverse sfaccettature della lavica mineralità della “Muntagna”.
Sorvolo sui due assaggi di Sidro (il primo a base di mele Gelato Cola il secondo che aggiunge alle stesse il mosto del Nerello Mascalese) perché confesso di saperne meno di quanto sappia di vino e…prima di azzardare parole tocca studiare.

VINO BIANCO “OXYGEN” 2022:

Chardonnay da botte scolma a scimmiottare i prodotti del Jura.Ossidazione e volatile menano fendenti a destra e a manca e io sono lì, inerme, preda di sensazioni contrastanti .Poi scelgo la via dello Zen e mi si schiude un panorama di frutta gialla disidratata e fiori secchi, freschezze d’agrume amaro a irridere dolcezze di vaniglia e albicocca e accompagnare il sale di un mare lontano. Deve varcare la soglia delle labbra per farVi felici.
Sorso velocissimo e traditore (14° alcolici), complesso eppure di disarmante spontaneità viscerale, privo di dubbi.Un vino che non comprerei ma che mi piace davvero un sacco. Da bere ascoltando “OSSIGENO” degli AFTERHOURS.

LA SARDEGNA

DETTORI
Da più di quarant’anni DETTORI rappresenta una splendida realtà di quella Romangia che si affaccia sul Golfo dell’Asinara.Un mix di studiata biodinamica e libere interpretazioni che, al di fuori delle Denominazioni, valorizza i vitigni autoctoni regalandoci risultati di assoluta eccellenza.

ROMANGIA IGT ROSSO “CHIMBANTA” 2021: Monica e basta.
Il naso vi fa camminare in bosco scuro, resinoso, calcare terra, foglie bagnate, funghi e poi uscite a “riveder le stelle” a respirare brezze salmastre e cespugli di rosmarino, a fumare tabacco…
In bocca la rispondenza è disarmante, strapiombante la freschezza granitica la sapida mineralità, infinita la chiusura.
Bello, bello davvero!
Da bere ascoltando “CHERI CHERI LADY” dei MODERN TALKING.

ROMANGIA IGT ROSSO “DETTORI” 2020:
 uno dei tre vini provenienti dal CRU BADDE NIGOLOSU (quello prodotto con le uve del vigneto più vecchio).Tre vini da tre vigneti diversi, tre vini per capire un fazzoletto di Territorio.
L’imprinting olfattivo è di aromatiche dolcezze e sciorina fichi e datteri (forse perché sono appena rientrato dalla Giordania), poi arriva l’arancia a rinfrescare, il mirto a far schioccare la lingua, il tabacco…quello da fumare a fine pasto.
Ed un’eco di mare lontano soffiata dal maestrale che piega i cespugli di macchia mediterranea. Sorso potente ed elegante, di grande rispondenza e tannini sapientemente smussati e chiusura mentolata. Un vino per piccoli gesti e grandi amicizie, un vino per i silenzi del fuori pasto, un sorso per sogni e pensieri. Da bere ascoltando “THE SOUND OF SILENCE” DI SIMON & GARFUNKEL

Roberto Alloi, sommelier

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