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Rubrica di Emanuela Medi
 

Banchetti famosi: il matrimonio di Maria de Medici con Enrico IV di Francia

Maria, nata a Firenze il 26 aprile 1573, fu la sesta figlia del granduca Francesco I e di Giovanna d’Austria (matrimonio purtroppo non felice). La sua infanzia fu rattristata dalla prematura e accidentale morte della madre nel 1578 avvenuta quando Maria aveva appena cinque anni; a quattordici anni perse anche il padre, morto improvvisamente e assai misteriosamente nella villa di Poggio a Caiano insieme alla nuova moglie Bianca Cappello, fra il 19 ed il 20 ottobre 1587.

Franz Pourbus: Maria de Medici regina di Francia, 1610

Il Granduca moriva senza eredi maschi legittimi: l’unico figlio maschio, il piccolo Filippo, era morto a cinque anni nel 1582 ed il figlio avuto da Bianca, non riconosciuto dalla famiglia Medici, fu escluso dalla successione. Il titolo di Granduca passò a Ferdinando, fratello minore di Francesco I, unico maschio erede della famiglia, al quale si ripresentò il problema che aveva già angustiato in passato la famiglia, e che si ripeterà anche per le generazioni successive: la mancanza di un successore al titolo Granducale. 

Con la minaccia sempre presente, in mancanza di un erede legittimo, che Firenze e la Toscana venissero incorporati nell’Impero, Ferdinando, nel 1589, rinunciò all’abito talare e alla porpora cardinalizia per potersi sposare ed assicurare così la continuità della dinastia. Per i complicati intrecci dinastici e manovre di opportunità diplomatica la prescelta fu Cristina di Lorena, nipote di Caterina de’ Medici. Ferdinando si prese cura dei suoi nipoti orfani, dette loro un’educazione e insieme assicurando matrimoni degni del loro lignaggio. Maria ebbe diversi pretendenti fra i quali il fratello minore della zia acquistata, Cristina di Lorena: Francesco, conte di Vaudemont.

Si presentò però un partito ben più prestigioso: il re di Francia e di Navarra Enrico IV, primo re francese della dinastia borbonica, che era divenuto sovrano di Francia nel 1589 e solennemente incoronato, dopo l’abiura della religione riformata a favore di quella cattolica, il 27 febbraio 1594 a Chartres. Enrico, che era nato il 13 dicembre 1553, non era più giovane; si era già sposato il 18 agosto 1572 con Margherita di Valois, figlia del re di Francia Enrico II e di Caterina de’ Medici. Questo matrimonio, fra intrecci dinastici, reciproche infedeltà e guerre di religione non fu felice né tantomeno allietato da figli, così si arrivò al suo annullamento concesso dal papa Clemente VII (Giulio de Medici, figlio illegittimo di Giuliano, fratello di Lorenzo il Magnifico …) che si adoperò affinché il nuovo matrimonio andasse in porto, valendosi come “scuse” e della mancanza di figli e dell’assenso forzato al matrimonio estorto a Margherita

Jacopo Chimenti da Empoli: Le nozze per procura di Maria de’ Medici
 Nel dipinto il cardinale Pietro Aldobrandini offre la mano di Maria a suo zio Ferdinando I che le porge l’anello in rappresentanza del re francese

Le trattative diplomatiche portarono dunque al matrimonio fra Maria ed il re Enrico IV, di venti anni più anziano. Entrambe le famiglie videro in questa unione un’ottima opportunità di prestigio ma anche economica: per Ferdinando ed i Medici era indubbio il prestigio di imparentarsi di nuovo con una dinastia regnante francese; il re, viceversa, vedeva nella sposa un’ottima occasione per rinsaldare i rapporti con l’imperatore, essendo Maria figlia di Margherita d’Austria, ma anche la possibilità di annullare i debiti che il regno aveva contratto con la banca medicea.

Le nozze furono celebrate il 5 ottobre del 1600 a Firenze per procura, cioè senza la presenza dello sposo.

Dunque anno 1600, inizio del nuovo secolo, quello passato alla storia come secolo del barocco, del manierismo, la naturale risposta ad un XVI secolo ricco di storia, arte, cultura e scoperte incredibili ma comunque un secolo “razionale”, senza troppi fronzoli e orpelli. Le grandi scoperte hanno ora un secolo di vita ma sono ormai quasi una consuetudine, tanto che l’America non è più un mondo completamente sconosciuto, al punto che il raggiungimento di quelle terre è ormai cosa “ordinaria” e Spagna e Portogallo si dividono il Continente secondo la Bolla di Alessandro VI del 1493 (meno di un anno dopo la scoperta!) ma successivamente rivista: le terre ad ovest del meridiano situato a 100 leghe dalle Isole di Capo Verde apparterranno alla Spagna, quelle ad est al Portogallo. Un mondo nuovo che condizionerà radicalmente anche il vecchio continente. Ed è in questo nuovo contesto socio – economico che Maria de’ Medici si appresta a sposare Enrico IV di Francia; un’altra Medici, la cui famiglia ha prestato enormi somme alla Corte Francese riscuote ora, di nuovo, gli interessi ponendo un personaggio carismatico alla corte del Giglio quale regina – consorte prima e reggente poi, in quanto madre del giovane Luigi XIII e perciò futura nonna di Luigi XIV, il Re Sole. E un simile personaggio non poteva certo sfigurare alle soglie del secolo di “maniera”, dell’eccesso, dello sfarzo, con un matrimonio non eclatante. E poco importava se quel 5 ottobre 1600 nel Salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio non fosse presente lo sposo, ma un suo procuratore (che poi era suo zio Ferdinando I) essendo il re impegnato in battaglie sia sul campo sia sul talamo non nuziale

IL BANCHETTO

I serviti del banchetto di nozze

Il banchetto fu uno dei più sfarzosi che la storia ricordi, neanche paragonabile, fatte le debite proporzioni, a quello di Trimalcione secondo la descrizione di Petronio Arbitro. Michelangelo Buonarroti il Giovane (scrittore e pronipote del più famoso “Michelangelo”) ci dà uno spaccato di quel fantastico banchetto il cui autore scenografico era addirittura il Buontalenti, mentre Jacopo Ligozzi, pittore nato a Verona ma fiorentino di adozione, si dedicò a realizzare una splendida credenza a forma di giglio e per impreziosire la tavola si servì di “statue” di zucchero realizzate sotto la guida del Giambologna, preparando anche delle inusitate piegature dei tovaglioli a forma di animali.
E preparata questa più che scenografica e ricchissima messa in scena si arriva al banchetto vero e proprio, oltre settanta portate (settantadue per l’esattezza) con servizi di credenza freddi e servizi di cucina caldi, oltre a formaggi, dolci e liquori ai gusti di frutta.

LE PORTATE 

Il convito fu caratterizzato da una quantità smisurata di portate realizzate con tutta l’inventiva e la genialità di un Buontalenti e di un Giambologna. Alle fantasie teatrali dell’architetto fecero da contraltare
 le geniali statue di zucchero dello scultore

Vediamone qui solo qualcuno, lasciando poi la curiosità di leggere l’intero elenco; servizio di credenza freddo: pavoni rivestiti, fortezze ripiene di uccelletti vivi, galli d’India affagianati in foggia d’Idra, capponi in pasticcio a forma di gru, pasticci di vitella a forma di liocorno, pasticci ad uso di drago con carne tartara e via di seguito per ventisei portate. Poi il primo servito caldo: quaglie con la sua crostata, fagiani a lanterna, pollanche affagianate, capponi lessi senz’osso adornate da brasciole lardate, pasticci all’inglese in forma di pesce e via così per quindici servizi. E poi il secondo servito caldo: tordi e allodole con salsiccia, porchette ripiene, pollastrella ad uso di pavoncini, crostata di vitella, fino a dieci portate. E ancora il servizio di cucina da dare in credenza con il freddo: crostata di cedro, torta di bocca di dama e ancora e ancora, e poi raveggioli, marzolini, pesche in vino, pere cotogne in gelo, mele in candido zucchero. Insomma una ricchissima sequenza di piatti prelibati.

LA SCENOGRAFIA 

Nel clima tardo manierista della corte medicea l’evento fu pieno di “meraviglia e stupore”, furono allestiti artifici, ingegni e macchine sceniche per colpire gli ospiti con la loro inventiva e complessità. L’ideazione, la progettazione e la realizzazione degli elaborati allestimenti e delle imponenti scenografie furono affidati ai maggiori artisti dell’epoca. il fidato ingegnere di corte, Bernardo Buontalenti, che in quell’occasione svolgeva anche l’impegnativo compito di “maestro di casa”, in pratica direttore e responsabile dell’evento, aveva ideato per gli intermezzi musicali le macchine che permettevano a due attori, in veste di Pallade e Giunone, di declamare, calati dall’alto fra le nuvole, i versi di Battista Guarino musicati da Emilio de’ Cavalieri; inoltre sotto la grandissima tavola ne era posta un’altra che ad un certo punto sarebbe dovuta apparire, con grande meraviglia dei convitati, per mezzo di meccanismi nascosti ideati sempre dal Buontalenti.

INVITATI E NON

Tanti i nobili e i dignitari presenti; molti provenivano dalla corte francese, il re Enrico, che non era presente, era rappresentato dal granduca Ferdinando mentre il cardinale Aldobrandini era il legato pontificio in rappresentanza del pontefice Clemente VII, assente perché impegnato nel Giubileo. I primi banchetti iniziarono già dal giorno dell’arrivo dei dignitari della corte francese. Le nozze furono celebrate in Duomo; dopo la Messa furono impartite solenni benedizioni; i convitati si diressero verso Palazzo Vecchio dove si svolse un fastoso ballo nella “sala antica” cioè il Salone dei Dugento, al quale presero parte trecento nobildonne fiorentine. Le nozze ed il banchetto, come si diceva prima, furono descritti da Michelangelo Buonarroti il Giovane nella Descrizione delle felicissime nozze della Cristianissima Maestà di Madama Maria Medici Regina di Francia e di Navarra, edito a Firenze nello stesso anno 1600.

Il sontuoso banchetto è rimasto memorabile per la grandiosità, per il numero, la qualità e la varietà delle portate, per l’eleganza dei partecipanti e per tutto l’allestimento, per il servizio impeccabile. 

 LA MUSICA

La sera successiva alle nozze, in Palazzo Pitti, venne rappresentata l’Euridice, opera in versi di Ottavio Rinuccini e musicata da Jacopo Peri, considerata il capostipite del melodramma. 

Dunque molte le arti rappresentate, la scultura, l’architettura, la gastronomia, la musica e  in generale, l’ingegno artistico detto proprio “di maniera”.

MARIA DE MEDICI

Però Maria passa alla storia anche per gli aspetti della sua vita, non così rosea come si potrebbe ritenere pensando ad una regina di Francia. Matrimonio non felice il suo, con un marito dedito ai piaceri dell’alcova extra coniugale e pochissimo amata, per non dire di peggio, dal popolo. Personalità molto meno affascinante rispetto alla sua bis cugina Caterina, entrò in contrasto anche con il proprio figliolo, Luigi XIII, nuovo re di Francia dopo il periodo di reggenza della madre. Sostenitrice in un primo tempo del cardinale Richelieu fu successivamente in contrasto con lo stesso e nonostante un riavvicinamento con il figlio, fu definitivamente allontanata dalla corte ed esiliata. Morì quasi in solitudine a Colonia 1642

Ma nonostante tutto il suo matrimonio fu prolifico in quanto a figli, che ebbero quasi tutti un futuro importante. Del primogenito abbiamo visto che divenne re di Francia, sposò Anna d’Austria e il loro primogenito fu un altro Luigi, XIV, passato alla storia come il Re Sole (scusate se è poco).
Elisabetta divenne regina di Spagna, Maria Cristina sposò Vittorio Amedeo I di Savoia e alla sua morte divenne reggente; Enrichetta Maria divenne regina d’Inghilterra avendo sposato Carlo I Stuart. Ma volendo risalire il suo albero genealogico vediamo che è una discendente di Giovanni il Popolano, fratello di Cosimo Medici detto il Vecchio, e per la sua discendenza diretta il nome del Re Sole è più che sufficiente, di fatti quest’ultimo vantava dunque un quarto di sangue dei Medici, fiorentini; e allora potremmo chiudere questa bellissima storia con un bel titolo di coda: Dal palazzo Medici alla Reggia di Versailles.

Ruggero Larco, Architetto

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Emanuela Medi giornalista professionista, ha svolto la sua attività professionale in RAI presso le testate radiofoniche GR3 e GR1. Vice-Caporedattore della redazione tematica del GR1 “Le Scienze”- Direttore Livio Zanetti- ha curato la rubrica ”La Medicina”. Ha avuto numerosi incarichi come il coordinamento della prima Campagna Europea per la lotta ai tumori, affidatole dalla Commissione della Comunità Europea. Per il suo impegno nella divulgazione scientifica ha ottenuto numerosi riconoscimenti: Premio ASMI, Premio Ippocrate UNAMSI, premio prevenzione degli handicap della Presidenza della Repubblica. Nel 2014 ha scritto ”Vivere frizzante” edito Diabasis. Un saggio sul rapporto vino e salute. Nello steso anno ha creato il sito ”VINOSANO” con particolare attenzione agli aspetti scientifici e salutistici del vino. Nel 2016 ha conseguito il diploma di Sommelier presso la Fondazione Italiana Sommelier di Roma.. Attualmente segue il corso di Bibenda Executive Wine Master (BEM) della durata di due anni.