a

I Tag di Vinosano
Rubrica di Emanuela Medi
Home2020Ottobre

Ottobre 2020

La Via Francigena, un delle prime vie Romee è stato il  percorso che univa l’Europa del Nord a Roma meta di numerosissimi pellegrinaggi, fin dai tempi dei Re Longobardi. Non solo  cristiani  la cui meta finale era Gerusalemme  ma anche soldati mercanti che viaggiavano su un’arteria  divenuta nel tempo   via importante di commercio . Recentemente si è costituto il “Comitato del Tratto Piacenza della Via Francigena Italia pro Unesco”. Un sodalizio - volontario senza fini di lucro - composto da alcuni cittadini, avvocati e imprenditori, medici e docenti, architetti e esponenti di associazioni piacentine che ha, tra i suoi primari obiettivi di collaborare con le Istituzioni Pubbliche per   la valorizzazione del patrimonio culturale della Via Francigena  Italia La Tratta Piacenza, al centro e cuore di tutto il percorso Europeo da Canterbury a Leuca, consta di 76 chilometri ed è quindi un crocevia importante  di scambi culturali, economici e sociali.  La prima iniziativa del Comitato - il cui referente è il piacentino Giampietro Comolli - è stata quella di contattare e incontrare i sindaci dei 9 Comuni attraversati dalla Francigena (Alseno, Calendasco, Carpaneto, Fiorenzuola, Piacenza, Pontenure, Roveleto di Cadeo, San Giorgio, Rottofreno) e l’Amministrazione Provinciale per definire unl tavolo collaborativo fra gli

“Un vino importante che si apprezza nel tempo” lo ha definito così a dieci anni dal riconoscimento della Doc, Alberto Chiarli presidente dell’Albarossa Club,  associazione che si occupa della tutela e promozione di Albarossa, un rosso piemontese nell’ambito del consorzio Barbera d’Asti e vini del Monferrato nella Doc Piemonte il vitigno è nato nel 1938 dagli studi del professor Giovanni Dalmasso – docente di enologia e viticoltura prima a Conegliano e poi preside della Facoltà di Agraria dell’Università di Torino –  ma per ottenere un vino elegante come  il Nebbiolo e fresco coma la Barbera, si deve arrivare alle  microvinificazioni  presso la Tenuta Cannona di Carpeneto, campo sperimentale della Regione Piemonte.  Si formò subito un primo nucleo di aziende con Chiarlo, appunto, Bava, Banfi, Castello di Neive  cui se ne sono aggiunte via via altre – ultima la Cantina di Maranzana – che ha portato a venti il numero totale di realtà coinvolte nel progetto. L’area vitivinicola vocata attraversa Langa, Monferrato e Roero, ma si concentra  in  una fascia collinare che da Santo Stefano e Canelli, attraversa Nizza Monferrato e arriva nel bacino dell’Acquese: un patrimonio vitato di 70 ettari con una produzione di circa 500 mila bottiglie che oltre ai ristoranti locali, enoteche , si è

Una manciata di giorni dall’inizio ufficiale( 6 novembre) del Merano Festival che certamente non perderà di prestigio con la nuova formula in digitale  richiesta dall’attuale situazione Covid 19. Prendono così forma i premi importanti   per la categoria Wines  (  i vini entrati quest’anno sul mercato) e Old Vintages ( per quelli con più di 10 anni). Tutte eccellenze frutto di una meticolosa  e approfondita ricerca durata un anno che sono state premiate ieri  con i The WineHunter  Award Platinum  da The WineHunter Helmut Kocher  Tante le cantine di prestigio da Marisa Cuomo a Masciarelli, da Planeta a  Quintodecimo. E poi ancora Poderi Luigi Einaudi, Ornellaia, Duemani, da Terlano a Maso Maris senza mancare Bastianich.Helmut Kocherda Masciarelli a Marisa Cuomo, da Gianfranco Fino a Planeta, da Quintodecimo a De Buris (Tommasi), da Terlano a Maso Martis, da Cà Viola a Poderi Luigi Einaudi, da Duemani ad Ornellaia, ed ancora da Costaripa a Bastianich. Riconoscimenti assegnati in diretta sulla piattaforma digitale WineHunter Hub, la stessa su cui dal 6 al 10 novembre si svolgerà la versione in digitale del Merano WineFestival n. 29, . A presentare i premi Maurizio Di Maggio, speaker della radio ufficiale del Merano WineFestival, Radio Monte Carlo. https://www.facebook.com/TheWineHunterMerano/videos/391833841853593  i The

"Ottima nella qualità e misurata nella quantità". E’ quanto emerge dall’analisi di Assoenologi, Ismea e Unione italiana vini che indica una produzione  complessiva di vino e mosto di 46,6 milioni di ettolitri, con una flessione del 2% rispetto ai 47,5 milioni di ettolitri del 2019. Un risultato "favorevole rispetto alla congiuntura economica mondiale, che consegna una raccolta molto promettente anche per il futuro commerciale del principale produttore mondiale di vino al mondo". . La causa sono le minori rese sia in campo che in cantina. Mentre cresce "l'asticella della qualità, con uno standard che - grazie al meteo - si è elevato di settimana in settimana, con punte di eccellenza in quasi tutto il paese anche dopo le piogge di fine settembre". La minore produzione è stata registrata nelle regioni del Centro e del Sud a partire dalla Toscana (-21%) fino alla Sicilia (-20%), all'Umbria e al Lazio (-10%). In controtendenza invece la Sardegna (+20%). In equilibrio il Veneto (+1%), che con 11 milioni di quintali di vino previsti mantiene il primato produttivo nazionale, seguito dalla Puglia, in calo dell'8% e dall'Emilia Romagna (+10%). In crescita,   Abruzzo (+6%), Trentino Alto Adige (+5%), Lombardia (+10%) e Marche (+5%), mentre cala il Friuli Venezia Giulia (-9%)."La vendemmia 2020 - afferma il presidente di Assoenologi, Riccardo Cotarella - ci

“Sono molto preoccupato  e con me i  colleghi del settore, se le restrizioni- dice Hans Terzer famoso winemaker- dovessero non finire il 26 Novembre come da Dpcm e lo sono ancora più se dovessimo andare  in un possibile lockdown come deciso in Francia e Germania Venderemo molto meno vino e già lo vediamo  da molte cancellazioni che ci saranno nel mese di Novembre mese dedicato  al “ riposo” di cantine e alberghi  che si preparano ad affrontare il periodo natalizio che vedo molto compromesso. Hans Terzer Già ora bar e ristoranti lamentano la scarsa clientela a mezzogiorno che certo non potrà essere   compensata in termini economici ne dall’asporto, ne dal delivery e tanto meno da qualche bottiglia stappata in più a casa”. Toni decisi e sottolineamo preoccupati da chi si è sempre distinto per ottimismo e pragmatismo in una regione come l’Alto Adige, patria di vini  rossi di grande eleganza e bianchi dal carattere fresco e spiccato. Ma è soprattutto alla lunga esperienza e alla passione dei vignaioli che si deve l’eccellente qualità. Gli stessi vignaioli che in molti casi si ritrovano anche nelle strutture di alberghi ricercati e apprezzati soprattutto dai turisti come Vinum Hotels Alto Adige/Südtirol Tra i vini più tipici dell’Alto

Uva da tavola, una specialità tutta italiana visto che è  il primo produttore  europeo. E Rutigliano in Puglia non si è lasciata sfuggire l’occasione di promuovere la prima carta made in Italy per restituire competitività a un settore che vale quasi un miliardo  ma che è poco valorizzato. Eppure, l’Italia è il principale produttore europeo di uva da tavola( dietro al Cile), con una produzione di circa  un milione di tonnellate l’anno, coltivate su 46mila ettari, principalmente in Puglia e Sicilia (che vantano il 90% della produzione nazionale). Un anno buono il 2020  per l’export  cresciuto del 35% tanto da valere 600 milioni di euro, nonostante il Paese sia tradizionalmente legato alla produzione di varietà storiche come la Vittoria e l’Italia, uve con i semi mentre il mercato estero preferisce quelle senza semi. Inoltre il nostro paese vanta moltissime varietà storicamente legate a luoghi come  il pizzutello diventato recentemente Presidio Slow Food, che già all’epoca di Plinio il Vecchio si coltivava nella campagna di Tivoli, alle porte di Roma, ed è anche nota come uva dei papi, perché particolarmente apprezzata da alcuni pontefici, come Leone XIII e Pio X. Ma è nella Puglia di Rutigliano che l’associazione Bella Vigna ha

Con l’iniziativa per la valorizzazione dei prodotti agroalimentari e vitivinicoli DOP IGP promossa da EATALY, FEDERDOC, QUALIVITA, orIGIN ITALIA ha preso forma il grande progetto che vuole promuovere l’Italia a partire dalla cultura enogastronomica e vuole farlo attraverso una nuova strada in grado di raggiungere i consumatori globali con informazioni, contenuti e modalità più efficaci che consentano percorsi di conoscenza delle produzioni DOP IGP e dei territorio. Treccani, Fondazione Qualivita, Federdoc Eataly e OrigIn, cinque realtà molto diverse hanno siglato un accordo per la valorizzazione del sistema agroalimentare italiano, impegnato in sfide globali soprattutto in questo momento che hanno bisogno di idee nuove sia sul piano della tutela che della valorizzazione. Cibo e vino non attingono più alla sfera degli appassionati ma costituiscono il motore dello sviluppo economico, sociale e culturale stratificatosi ni secoli segnando l’identità di una intera comunità. Inoltre le eccellenze a Indicazione Geografica tutelate da marchi di qualità europei DOP e IGP non costituiscono solo una risorsa gastronomica ed economica ma una straordinaria occasione per valorizzare una importante eredità culturale “I CAPOLAVORI A DENOMINAZINE DI ORIGINE" E’ questa la prima iniziativa nata dall’accordo tra Eataly, Federdoc, Fondazione Qualivita, oriGIn Italia, e Treccani, che propone ai consumatori un modello

Sono state  oltre 10mila le persone che hanno aderito alla manifestazione organizzata dalla Federazione Italiana Pubblici Esercizi ( FIPE) nelle 24 piazze allestite lungo tutta la penisola per esprimere i valori economici e sociali della ristorazione e dell'intrattenimento italiano. Imprenditrici e imprenditori hanno simbolicamente apparecchiato per terra, disponendo oltre 1000 coperti rovesciati a ricordare alla politica lo stato di emergenza nel quale versa il settore della ristorazione con 300mila posti di lavoro a rischio, 50mila aziende che potrebbero chiudere entro fine 2020 e 2,7 miliardi di euro bruciati solo per effetto dell’ultimo decreto. Protesta del tutto apolitica, pacifica e nel pieno rispetto delle regole, a dimostrazione del grande senso di responsabilità che ha sempre caratterizzato gli imprenditori del settore. “Noi oggi siamo a terra ma non ci arrendiamo – sottolinea il Presidente della Fipe-Confcommercio, Lino Enrico Stoppani -. Prima della pandemia davamo da mangiare a oltre 11 milioni di persone ogni giorno e vogliamo continuare a farlo. Oggi ci viene chiesto di sospendere la nostra attività per senso di responsabilità e per contribuire a ridurre l’impennata dei contagi. Noi siamo pronti a fare la nostra parte, pur sapendo che i nostri locali sono sicuri. Lo sappiamo perché lo dicono i dati e

Tra le mostre più innovative che si svolgono nell’ambito della manifestazione, quella dedicata al Fibonacci di cui abbiamo ricordato il Liber Abbaci. Una  storia a fumetti” Il viaggio di Leonardo” di Claudia Flandoli realizzata per il nuovo numero di Comics&Science in uscita a ottobre per il CNR  Edizioni . E a proposito di fumetti, ”Cosa c’è di più umano del raccontare storie? Il mondo del fumetto è un ambiente professionale, regolato da leggi di mercato, concorrenze, gerarchie e persino tasse. Ma il suo solo aspetto fondamentale sono le storie: raccontate e disegnate da autori che , si impegnano, si arrabbiano, ma parlano di scienza”- dice Andrea Plazzi coautore assieme a Roberto Natalini di Comics&Science” Giovedì 8 ottobre, all’interno dell’Internet Festival di Pisa, è stato presentato in anteprima il nuovo albo Comics&Science, The Fibonacci Issue, contenente tra l’altro la storia “Il libro di Leonardo” scritta e disegnata da Claudia Flandoli. La presentazione si è tenuta  presso il cinema Arsenale, e trovate il video in fondo all’articolo. Lo stesso giorno si è inugurata, sempre a Pisa, una mostra multimediale in realtà aumentata, realizzata dal laboratorio La Jetée, di alcune tavole della storia (per orari e informazioni andate a questo link). Nei prossimi giorni aggiorneremo questa pagina con la segnalazione dei

Mai come quest’anno, un po’ per le grandi preoccupazioni di evitare feste e assembramenti, un po’ per una certa stanchezza che ci sta coinvolgendo tutti, si sente da più parti ripetere un giudizio sprezzante su questa festa di Halloween che solo da pochi anni sembra essersi aggiunta al nostro calendario con le sue immagini della morte, con le sue zucche illuminate e i mascheramenti di bambini e ragazzi. Una festa che in queste modalità appare ai più un’imitazione di riti estranei alla nostra tradizione europea e cristiana ed è perciò qualificata come “un’americanata” spesso chiamata anche “pagana” .Ecco però che se ci mettiamo con mente serena e senza pregiudizi ad analizzare il rito nei suoi vari aspetti e soprattutto se facciamo attenzione alla sua collocazione calendariale, cominciamo a capire che lungi dall’essere una moderna, “pagana” “americanata”, questa festa ha radici antichissime nel nostro continente e che queste radici la ricollegano ad una festa cristiana che da circa un millennio fu celebrata in quella stessa cadenza calendariale. Ma cominciamo con ordine proprio dal calendario. La festa di Halloween si celebra il 31 ottobre, anzi, la sera del 31 ottobre mostrando, come sovente accade nelle feste più importanti, di essere sostanzialmente una “vigilia”,