Quando gli ambasciatori che avevano bevuto per tanti giorni il buon vino di Cisti Fornaio,come racconta Boccaccio, conclusero la loro missione, messer Geri diede in loro onore un ricevimento d’addio, al quale invitò “i più onorevoli cittadini” e anche Cisti, il quale tuttavia “per niuna condizione andar vi volle”.
In quella occasione messer Geri ordinò a “un de’ suo’ famigliari che per un buon fiasco andasse del vin di Cisti e di quello un mezzo bicchiere per uomo desse alle prime mense”.
Tuttavia il servo “forse sdegnato perché niuna volta bere aveva potuto” di quel vino tanto lodato, si recò dal fornaio con un “gran fiasco”, cioè con quello che oggi definiremmo un boccione o una damigiana, evidentemente intenzionato a gustare anche lui e gli altri servi di quel nettare, visto che ne aveva l’occasione.
Ma il fornaio, quando quello gli chiese del vino per conto di messer Geri, gli rispose: “Figliuolo, messer Geri non ti manda a me”, e ripeté più volte questa risposta alle reiterate proteste del servo, al quale non restò altro da fare che tornare dal suo padrone e riferirgli come era stato ricevuto.
Costui lo spedì allora di nuovo dal fornaio dicendo di confermargli e ribadirgli che a mandarlo era stato proprio lui, messer Geri.
Qualora però avesse ricevuto la medesima risposta, gli doveva a quel punto domandare da chi secondo lui messer Geri lo mandava, se non lo mandava da Cisti, come questo continuava a sostenere. E dopo che, come era prevedibile, il servo, tornato da Cisti a insistere di essere mandato da messer Geri e il fornaio a rispondere che messer Geri non lo mandava da lui, alla domanda da chi lo avesse allora mandato messer Geri secondo lui, Cisti rispose semplicemente: “Ad Arno”, volendo significare, evidentemente, che se il suo padrone gli aveva dato quel gran fiasco, solo l’acqua del fiume Arno poteva pretendere, non certo che Cisti lo riempisse di vino.
Tornato il servo dal suo padrone a riferirgli questa laconica risposta, messer Geri cominciò a intuire qualcosa. Domandò al servo con quale fiasco fosse andato dal fornaio per farselo riempire, e quando gli fu mostrato rimproverò aspramente l’uomo, imponendogli di tornare da Cisti con un fiasco più consono a quel vino di qualità. Il fornaio a vedere il servo tornare con un altro più piccolo e appropriato fiasco riconobbe:
“ Ora so io bene che egli ti manda a me. E lietamente glielo riempì”.
Giacomo Mezzabarba