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Rubrica di Emanuela Medi
 

In attesa di CIBUS (29-30 Marzo Parma), parliamo di progettualità

6 italiani su 10 dichiarano che la priorità nel settore-comparto  agroalimentare-enogastronomico è quello di eliminare prima possibile gli sprechi; 8 su 10 chiedono di accelerare tutte le norme e regole che puntino ad un risparmio energetico e idrico; 7 su 10 leggono e si informano sulle certezze ecoambientali prima di acquistare un prodotto alimentare; ma anche 6 su 10 dichiarano di non avere garanzie vere su nulla insieme all’atto e alle scelte di acquisto; ma anche 3 su 10 confidano che hanno difficoltà ad arrivare ad acquistare alimenti fino a fine mese.

Quindi la situazione agricola e alimentare necessita sempre più di una totale integrazione e multilateralità anche con altri settori come il trasporto-logistica, la tracciabilità. Ovviamente con tutti i dettagli e le scelte possibili, compreso il biologico, il vegetale, il vegano. Oggi più che scelta o una ricerca alimentare al punto vendita  è importante riuscire a immettere sul mercato una gamma di alimenti, magari ridotti nelle specie e nelle differenze, ceti, sicuri di fattura e origine e a costi per il consumatore accettabili. La politica e i centri economici mondiali non possono ancora oggi sostenere la liberalità globalizzante intervenendo “solo” su macro modelli finanziari e bancari credendo che salvando la mega-strutture tutto il resto vada poi a posto.   
Può essere una soluzione ma a scapito del singolo e del consumatore finale. Diventa brutto dirlo: ma senza un consumatore che acquista un determinato volume difficilmente una economia dei macro sistemi sta in piedi e “iniezioni” pubbliche non servono in una filiera prettamente economica-commerciale. Il modello primario, o la definizione accademica di “settore primario”  della agricoltura e cultura del territorio non è una dichiarazione di parte, non è l’affermazione da “sindacato” agricolo manifestante in piazza, ma è nella oggettività della storia, dei fatti, della vita delle persone.

Anche  “Cibus a  Parma” dovrebbe lanciare un messaggio chiaro, una visione sovralocale e sovranazionale in cui la priorità deve essere la migliore e veloce organizzazione-gestione  del territorio inteso come luogo di produzione, di salvaguardia di imprese, di futuro vitale di tutti….sia di chi produce sia di chi distribuisce, sia di chi consuma. E’ territorio produttivo anche quello “urbanizzato” perché strettamente connesso in termini di logistica e di servizi. Mi sembra che questo tema manchi a Cibus, come pure una visione più “italiana” di questo territorio nazionale così fragile, difficile, delicato fra aree svantaggiate e aree altamente produttive di alto profilo. Una non può dimenticare l’altra: penso alla pianura fluviale padana con la sua alta produttività di un ambiente umido e alla montagna appenninica e montana con una biodiversità importante e qualificata delle Dop e Igp italiane ma anche della disponibilità “estensiva” di aree coltivate e non coltivate, terreni fragili, mancanza di riserve idriche, dissesti e svantaggi naturali, abbandono ma anche naturalità assoluta. Ma entrambi gli ambienti in 20 anni hanno viso calare del 40% le disponibilità di acqua , il 60% di acqua piovana e un aumento medio di 3 gradi di temperatura che vuol die spostare verso l’alto lo zero termico della neve oltre i 700 metri di altitudine, quando una volta nevicava anche a Piacenza e Parma tutti gli anni e in abbondanza. Questa è la realtà dei fatti e su questo occorre intervenire immediatamente, come forze di settore.

Urge una visione integrale di dove/come/quanto coltivare e allevare;  cosa coltivare; come consumare meno acqua e impiegare meno o quasi zero presidi chimici di controllo, ma contemporaneamente fare subito tutti i piani e le strutture necessarie di raccolta acqua e di distribuzione, anche di acqua domestica, senza falle e senza buchi. Mi viene sempre da fare lo stesso esempio da anni: perché i tetti dei dammusi di Pantelleria sono stati sempre costruiti da secoli con una forma tale che raccoglie ogni goccia di pioggia e la canalizza dentro serbatoi di riserva? A volte basta guardare, copiare, fare per risolvere anche grandi problemi , agroalimentari e di vita quotidiana, senza inventarsi nulla.

Giampietro Comolli, Consulente Distretti agroalimentari e del territorio

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