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Rubrica di Emanuela Medi
 

Anteprima L’altra Toscana 2024

IL COSA ED IL DOVE
Toscana sugli scudi nei giorni dal 14 al 19 Febbraio u.s. Una settimana intensissima dedicata alla presentazione delle nuove annate da parte dei diversi Consorzi della Regione.

Ecco dunque il Chianti Classico (in grande spolvero come sempre), Il Vino Nobile di Montepulciano, Il Morellino di Scansano e l’Altra Toscana (quella dell’IGT e delle Denominazioni “minori” (mi si perdoni l’aggettivo).
Considerato l’impegno che avrebbe richiesto seguire l’intero palinsesto ho dovuto necessariamente operare delle scelte e, navigando come sempre in direzione ostinata e contraria, ho deciso di concentrarmi sulla Toscana degli altri.
Ed è stato così che il 19 mi sono seduto ad uno dei tavoli del Palazzo degli Affari di Firenze con intenzioni piuttosto bellicose.

GLI ASSAGGI

Organizzazione di rara perfezione quella dell’Evento: tavoli da 6, sommelier dedicato e…una carta di 360 vini a completa disposizione.
Confesso che la Toscana è per me, dal punto di vista enologico, terra in gran parte inesplorata e, dovendo scegliere il percorso di degustazioni da seguire ho pensato essere cosa giusta affidarmi al caso.
Nessun preconcetto, nessun favoritismo, nessuna attenzione alla fascia prezzo, nomi noti e misconosciuti nello stesso calderone.
Un bel respiro e..VIA!
Tempo a disposizione ce n’era tanto (anche se una dead line dettata dall’orario del treno che mi avrebbe riportato a Roma l’avevo comunque dovuta tracciare) ma mica potevo assaggiare tutto!
In ogni caso ho fatto la mia parte ed ho ficcato il naso in 98 etichette (in realtà 94 perché 4 vini li ho assaggiati 2 volte essendo tra i protagonisti della masterclass dedicata al Consorzio Valdarno di Sopra e condotta da Daniele Cernilli).

Cosa ho trovato?

Beh, la Qualità non era certo oggetto di discussione ma sorprese ce ne sono state comunque diverse.
Sorprese assolute le ha regalate il Syrah che ha dimostrato di trovarsi particolarmente a proprio agio nell’areale di Cortona. Poi Carmignano ci ricorda che tutti dovremmo fare più attenzione a quella che, in fondo in fondo, è la più vecchia DOC(G) del mondo). E l’IGT Toscana, costellata di luminosissime stelle.
La parte meno “simpatica” l’hanno invece recitata tutti quei vini (e ne ho trovati tanti) che sembrano preferire una sorta di “omologazione” al tradizionale “gusto toscano” piuttosto che brillare di luce propria.
Comunque, dovendo tirare le somme e raccontarVi dei vini, una classifica l’ho dovuta stilare (eh già, m’è toccato mettere nuovamente mano a quei punteggi che tanto odio) e…mi sa che sono stato un po’ cattivello.
Solo 12 i vini che troverete nella mia personalissima “TOP TWELVE”, quelli cui ho dato almeno 90 Punti (7 hanno sfiorato il risultato ma “nun je l’hanno fatta”).

E gli altri?

Per carità, il livello medio è stato davvero alto ma in molti casi m’è sembrato si badasse più al tecnicismo che all’emozione.
Vabbè, mo bando alle ciance: leggete, prendete le mie considerazioni con le molle e…correte ad assaggiare di persona.

LA MIA “TOP TWELVE”

CONSORZIO DI TUTELA DEI VINI CARMIGNANO

FATTORIA AMBRA: 25ha dedicati non “al” Carmignano (inteso come Denominazione) a “A” Carmignano inteso come Territorio. Dagli anni ’50 del secolo scorso un pezzo di Storia di un angolo della Toscana troppo spesso dimenticato.

CARMIGNANO DOCG “MONTALBIOLO” RISERVA 2020: al naso si propone con un complesso catalogo di piccoli frutti selvatici, ora freschi come le more (di cui conserva anche le spine), ora in confettura come le marasche.
Ma quello che colpisce è il palcoscenico scuro e balsamico di tabacco e liquirizia ed una nota d’argilla umida e ferrosa che sembra voler smentire il Galestro nel quale le viti affondano le proprie radici.
Vegetale quanto s’addice all’eleganza contadina si lascia poi sedurre da smancerie di violetta. Sorso austero che i tannini ancora birbanti rendono nervoso e più scorrevole di quanto l’estratto farebbe supporre. Il finale?
Un acuto di freschezza che Vi farà metter mano nuovamente alla bottiglia.
(90/91 Punti).

CONSORZIO VINI CORTONA

FABRIZIO DIONISIO
: al giro di boa del quarto di secolo di storia l’Azienda interpreta al meglio 15ha di Territorio cortonese di cui, colpevolmente, solo la geologia dell’Università mi ricorda qualcosa.
Una produzione variegata quanto il terreno che ospita gli impianti con un focus su quel Syrah che è stato, per me, la vera sorpresa di questa manifestazione.

CORTONA DOC ROSSO “IL CASTAGNO” 2021: nome di fantasia azzeccatissimo per un vino che vive del bosco che racconta con il dettaglio di un realista russo. Ecco i piccoli frutti e poi l’humus che s’avanza calpestando le foglie secche, scostando le felci, chinandosi a raccogliere i funghi. L’aria, già fresca di spezia, si riempie infine di balsamici soffi di china. Sorso caldo ed accondiscendente nonostante il tannino imperioso ed una freschezza che sprinta per staccare di ruota l’arrembante sapidità. Chiude ricordando la frutta. Da bere ascoltando “RUSSIANS” di STING.
(92/93 Punti, appena meno del vino di cui leggerete subito sotto, ma appenaappena).

STEFANO AMERIGHI: mi fa quasi strano dover decantare le lodi di un Produttore che ho scoperto essere biodinamico (ma proprio di quelli che: a luna, i pianeti in quadratura, gli scarabei che s’accoppiano, corno letame et similia…). Eppure il suo lavoro ce l’ho qui, davanti agli occhi e sotto il naso.
Una decina di ettari di quella Cortona che ho appena scoperto e di quel Syrah (qui figlio del Rodano) che sembra esserne l’interprete migliore.
Mi toccherà indagare di più.

CORTONA DOC ROSSO “APICE” 2020: l’atmosferica è carica di…
Non lo so, ma intanto che ci penso catalogo il resto: un bosco ben presente, completo di tutto, dai piccoli frutti agli aghi di pino, le erbe aromatiche, le spezie del vin brulé, mineralità di pietrisco e…
Ecco quello che proprio l’evidente presenza nascondeva e che il mio amico fondo del bicchiere rivela lasciandoVi di stucco: un netto, fantastico, richiamo di oliva in salamoia.
Il sorso è abbraccio d’amante, i tannini carezze, sospiri la mineralità e la freschezza. Nel complesso un urlo di passione che sembra non voler finire. Irrinunciabile. Si becca il mio premio “WOW”. Fatene scorta.
Da bere ascoltando “KOYAANISQATSI” di PHILIP GLASS.
(94/95 Punti).

CONSORZIO DEL VINO ORCIA

DONATELLA CINELLI COLOMBINI: 35ha a trazione femminile in quel di Montalcino condotti con cura ed estro, puntando sulle classicità del Territorio ed azzardando digressioni. Conduzione biologia e risultati di eccelsa fattura.

ORCIA DOC “CENERENTOLA” 2019: il naso regala da subito dolcezze selvatiche di gelso e mirtilli ma vira prestamente sui toni ombrosi del bosco e della spezia scura, poi una rinfrescata di liquirizia ed il relax del tabacco.
Sorso cristallino come la scarpetta del personaggio disneyano da cui trae il nome di fantasia, una danza di freschezze con un principe dall’abbraccio solido ma morbido e con un finale che, anche dopo la mezzanotte, trasforma affatto la carrozza in una zucca. Un vino da favola.
(90/91 Punti).

CONSORZIO SUVERETO VAL DI CORNIA

TUA RITA: dopo quarant’anni, dall’iniziale dimensione “garagista” ai 60ha attuali, nulla è cambiato nella gestione di un’Azienda la cui produzione, basata sulla maniacale gestione dei vigneti, rivela grande passione ed identità territoriale.

TOSCANA IGT SANGIOVESE “PERLATO DEL BOSCO ROSSO” 2021: mentre confesso che l’annata 2020 non mi aveva particolarmente emozionato, sono qui a fare ammenda e raccontare il Territorio con la sua profonda, ferrosa mineralità e le brezze salate del Tirreno. Ci trovate poi freschezze di succosa arancia rossa, spezie e tè su un fondo scuro e balsamico di china e liquirizia. Sorso che denota una muscolatura fresco-sapida tonica ed affatto pompata, educatamente tannico e di pregevole rispondenza all’olfatto. Vedete cosa vuol dire riassaggiare?! (92 Punti).

CONSORZIO VINI TERRE DI PISA

BADIA DI MORRONA: beh, qui si parla di grandi numeri: una storia che ci porta indietro all’anno 1000, una dimensione che abbraccia 600h (110 vitati e 40 di uliveto), grande rispetto per il Territorio ed interventi minimali per una produzione molto identitaria.

TERRE DI PISA DOC SANGIOVESE “VIGNAALTA” 2020: inizia con amaritudini di rabarbaro, genziana ed anice e quando sembra aver trovato una quadra sulle dolcezze di more e mirtilli maturi ecco che inverte la rotta raccontando china e liquirizia (epperò ci stanno pure i chiodi di garofano). Sorso freschissimo che, come la torre, pende verso la freschezza mentre la sapidità fa da contrappeso mantenendo viva l’attenzione nel lungo finale. (90 Punti).

MARINA ROMIN: una storia di donne dietro quest’Azienda pisana. 10ha vitati di pura passione, conduzione biologica e solo vitigni autoctoni (anche poco comuni).

COSTA TOSCANA IGT BIANCO COLOMBANA “DAMA BIANCA” 2020: l’olfatto è un sabba di profumi che bisogna dirimere con pazienza. Ed allora ecco timo, erbe officinali, macchia mediterranea, fieno, frutta e fiori gialli, tè, cannella ed un quid di selvatico maledettamente intrigante. Il sorso è una lama a doppio filo, quello della citrina freschezza e quello dell’astringenza tannica, eppure caldo ed ammaliante. Amaricante sui toni delle erbe aromatiche la chiusura che poteva essere appena più lunga (ma nell’imperfezione, a volte, si cela la malia). Intrigante. Si becca il mio premio SURPRAIS. (91 Punti).

CONSORZIO VALDARNO DI SOPRA

IL BORRO: una realtà di 700ha (90 vitati) che fu della Famiglia Savoia-Aosta e che negli anni ’90 fu acquistata da un nome molto noto della moda italiana. Qui, vitigni autoctoni ed internazionali coltivati in regime biologico, convivono fianco a fianco regalando produzioni molto territoriali.

TOSCANA IGT ROSSO “IL BORRO” 2020: naso ampio e complesso che rivela una netta base di violetta prima di raccontare a voce alta la scura balsamicità di tabacco, liquirizia e cuoio ed i piccoli frutti (principalmente ciliegia). Sorso nobile, elegante ma affatto borioso, di equilibratissima architettura fresco-sapida e con una persistenza tutta da provare.

Sicuramente NON uno dei miei vini ma…INDISCUTIBILE.

(93 Punti).

CONSORZIO VINO TOSCANA IGT

CASTELLO DI FONTERUTOLI: un’Azienda che, dal cuore del Chianti Classico, dimostra ancora una volta (come se ce ne fosse bisogno) che la Denominazione è solo un acronimo e che Qualità e identità territoriale fanno capo alla filosofia produttiva di persone illuminate.
Una storia lunga 600 anni ed una dimensione importante (110ha), il Sangiovese sugli scudi ma occhio attento anche agli internazionali.

TOSCANA IGT ROSSO “SIEPI” 2021: olfatto monumentale!

Una ridda di spezie, fiori e piccoli frutti tenuti insieme da una atmosfera balsamica carica di incenso, resina e chi più ne ha più ne metta che cela l’asso nella manica, il colpo del KO: quella sottile nota selvatica che lo riporta sulla terra donandogli un tocco di eleganza contadina. Sorso severo nel dimostrare equilibrio da funambolo senza rete e tannino di medievale nobiltà, generoso nell’elargire i richiami olfattivi in quel finale che…dura tutt’ora. Sicuramente non il più emozionante ma, forse, il migliore della giornata. Tanta roba. Da bere ascoltando “SILVER BIRD” di MARK LINDSAY. (94/95).

CASTELLO DI RADDA: realtà con una storia relativamente recente, molto attenta al Territorio, con una produzione chiaramente incentrata sul Chianti ma che, come vedrete, non disdegna di uscire dal seminato.

TOSCANA IGT ROSSO “GUSS” 2016: il naso?

Empireumatico e di una balsamicità che apre i polmoni come, da piccolo, faceva “il buco con la caramella intorno”. Poi una stilettata di confettura di frutti di rovo ed ancora freschezze di liquirizia sotto una cappa di spezie. Sorso severo ma giusto, sostanzioso ma fresco, scattante, con tannini muscolosi ma intriganti ed un coerentemente lungo finale. (91 Punti).

MARCHESI ANTINORI:

TENUTA DI ARCENO: i 92ha vitati rappresentano meno del 10% di un’Azienda che fu di un’importante nobile Famiglia e che oggi, “nonostante” l’internazionalità del team che segue la produzione, confeziona vini di grande identità territoriale.

TOSCANA IGT ROSSO “ARCANUM” 2020: balsamico e speziato, accosta con sapienza dolcezze di piccoli frutti di bosco a sapidità d’oliva, macchia mediterranea ad elegante vegetalità, sensazioni terragne a sbuffi incipriati.

Sorso morbido ma profondamente maschio, segnato da una galoppante progressione fresco-sapida, da tannini solletichevoli e da una chiusura balsamica degna di un maratoneta. Bellobello! (92 Punti).

VALLEPICCIOLA: in quel di Castelnuovo Berardenga, nella culla del Sangiovese, un’Azienda che pone sugli scudi i vitigni internazionali. Ecosostenibilità e rispetto per l’ambiente sono poi un plus da accostare a risultati tutti da assaggiare.

TOSCANA IGT ROSSO “MIGLIORÈ” 2020: all’interno di un confine grafitico si muovono agili frutta in confettura e spezie dolci, freschezze di lavanda e balsamicità d’alloro mentre la brezza sparpaglia pot pourri tutt’attorno. Assaggio semplice (e non è poco) ed elegante, suadente la carezza dei tannini e di profonda balsamicità il lungo finale. (90/91 Punti).

QUELLI CHE “QUASI NOVANTA”

CONSORZIO DI TUTELA DEI VINI CARMIGNANO

TENUTA CERI: quella di Edoardo Ceri è una storia di amore per il Territorio di Carmignano e per il vino. Una storia fatta di rispetto per la natura, di duro lavoro e di risultati di altissimo livello qualitativo. Una storia che guarda lontano.

CARMIGNANO DOCG “RIGOCCIOLI” 2021: beh, che Edoardo Ceri amasse carnalmente Carmignano e che questo suo sentimento profondo per il Territorio lo volesse imbottigliare sotto forma di emozioni l’avevo capito assaggiando “casualmente” quel capolavoro che è “L’ARRENDEVOLE”. Questo RIGOCCIOLI” è un vino diverso, più luminoso e, forse, meno ordinato ma non per questo meno affascinante, anzi… Sta forse in quel suo naso non “precisino” parte della sua malia. Non è facilissimo districare la massa dei piccoli frutti di bosco, le loro dolcezze da una nota più arcigna di nocciola fresca ma poi Vi mettete il cuore in pace e Vi lasciate accarezzare da una cascata di fiori rossi. Ma solo per un attimo, che poi arrivano affumicature leggere e spezie, scure e orientali. Il sorso è succulento, piacevolissimo, carico di suadente dolcezza eppure tannico quanto serve a destarVi dal sogno. Chiude in progressione, senza cedimento alcuno, sottolineando di nuovo le dolcezze (ecco, di queste, a questo punto, avrei fatto a meno). Un giovin signore. (Più 90 Punti che 89, ma a 90 non ci arriva).

CONSORZIO TUTELA VINI DELLA MAREMMA TOSCANA

SASSOTONDO: una storia iniziata 25 anni fa, una storia di ritorno alla campagna. Iniziata con un ettaro di vigneto e tantotanto da risistemare. Estrema la cura in vigna ed il Ciliegiolo “osservato speciale”. Siamo nella Maremma vulcanica, quella dei tufi che racchiudono cantine, quella che regala vini così, di profonda immediatezza.

MAREMMA TOSCANA DOC CILIEGIOLO BIO “VIGNA SAN LORENZO” 2020: l’etichetta rivela il colore dell’olfatto. Annusate viole e genziana, e poi la cioccolata che cela la ciliegia (ma ci sta pure un tocco di fragola) ed una fresca ventata di incenso e liquirizia. Intorno la Maremma, quella della macchia piegata dal vento, del salmastro del mare lontano del rustico, selvatico incedere di cavalli curiosi. Sorso coinvolgente, succoso, birbante, con freschezza d’avanzo e tannini in sintonia ed una balsamica chiusura. Siete pronti per il terzo bicchiere? (Quasi 90 Punti).

CONSORZIO SUVERETO VAL DI CORNIA

GUALDO DEL RE: Azienda storica di quella Val di Cornia che guarda l’Isola d’Elba, una delle prime a credere nel Territorio di Suvereto.

SUVERETO DOCG SANGIOVESE 2017: una profonda, resinosa balsamicità è solo l’incipit di un olfatto che comunica il bosco in toto, dai piccoli frutti ai funghi prima di ingentilirsi di violette e soffermarsi sul tabacco. Sorso di inattesa semplicità, compostamente tannico e di succosa sapidità, caratterizzato da una lunga coerenza che invita ad alzare i calici. (89/90 Punti).

IL FALCONE: 10ha a conduzione femminile. Una Storia secolare, conduzione biologica, Sangiovese in primis ma senza dimenticare gli internazionali (soprattutto il Syrah).

SUVERETO DOCG “BOCCALUPO” 2019: piccoli frutti ed amarene propongono una succosità quasi ferrosa e, mentre Vi distrae un sottile accenno di pelliccia, tabacco e liquirizia si fondono in un mix balsamico malioso ed intrigante. L’assaggio, di grande sostanza, propone un frutto carnoso che accompagna tutto il sorso fino alla chiusura che lascia intravedere il caffè. (89/90 Punti).

CONSORZIO DI TUTELA VINI TERRE DI CASOLE

PODERE STEBBI: spazio bianco sulla mappa! Un’Azienda avvolta nel mistero, di cui non m’hanno saputo dire e di cui ho trovato praticamente nulla. Me ne scuserete, me ne scuseranno. Indagherò, perché mi pare che ne valga davvero la pena.

TOSCANA IGT ROSSO “DIAMINE” 2016: che volete che Vi dica di questo vino!?

Davvero non vorrei dirVi nulla per stuzzicare la Vostra curiosità ma qualcosa Vi devo comunque dire. E allora vi dirò che m’ha sorpreso non tanto per quei descrittori che, a leggere anche con poca attenzione, anche uno stupido capisce essere sempre gli stessi (qui un floreale intenso, il frutto rosso, un turbine salino, una campagnola selvaticità, il fumo di un camino), ma per come sa essere cartina tornasole di un Territorio.

L’alta Val d’Elsa è un paesaggio turrito e geologicamente variegato e ‘sto vino svetta e in parte pende. E proprio il fatto che chini il capo verso la terra e il sudore lo rende affascinante. Non vedete l’ora di assaggiarlo e quando lo fate vi esce quel: “Ahhh” di dissetante soddisfazione. E siccome ‘sta bottiglia è traditrice, la sua piccante sapidità farà si che ne apriate un’altra. 2016?! Spettacoloso! Si becca il mio premio “PORCAPALETTA”. Da bere ascoltando “FEVER” di PEGGY LEE. (89/90 Punti, perché “tecnicamente” così è, ma se fosse per il cuore…”DIAMINE”).

CONSORZIO VALDARNO DI SOPRA

TENUTA SETTE PONTI: una storia iniziata negli anni ’50 che scomoda anche la Famiglia Savoia -Aosta ed un oggi targato 1998 fatto di sostenibilità e vini di grande successo.

VALDARNO DI SOPRA DOC SANGIOVESE “VIGNA DELL’IMPERO” 2019: ampiamente boschivo, racconta di resina, bacche, radici e dei rovi fruttati al limitare degli alberi. Segue il corteo delle dolcezze di spezie e cioccolato cui fanno da contraltare stuzzichevoli note di arancia rossa ed un che di pietrisco. Molto elegante il sorso, che srotola senza intoppi il ricamato tessuto tannico raccontando con dovizia di particolari i descrittori olfattivi.(Quasi 90 Punti, ma confesso che cominciavo ad essere stanco, quindi…lo riassaggerei).

CONSORZIO VINO TOSCANA IGT

MARCHESI ANTINORI:

TOSCANA IGT BIANCO “MEZZO BRACCIO TENUTA MONTELORO” 2020: l’incipit è un’esplosione di frutta bianca (la pera in primo piano) sostenuta da pepose piccantezze, segue un intrico di gelsomini, una manciata d’agrume candito ed una pirica mineralità soffusa ma ben presente. Sorso d’acchiappo, con calore e freschezza in evidenza e ben equilibrati ed un lungo finale minerale che non disdegna di sottolineare vegetalità di sambuco. Forse off-topic ma proprio per questo gli do il mio premio “OLÈ”.(89/90 Punti).

Roberto Alloi, sommelier

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