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Rubrica di Emanuela Medi
 

Distretti del Cibo per un sistema di “territorio integrato “

È sempre più evidente che una delle principali priorità per tutti i cittadini del mondo risiede nell’ambiente e nella alimentazione sana, come proprio futuro e per le giovani generazioni. 

È una responsabilità in più per coloro che hanno goduto per 50-100 anni di lasciare qualcosa di meglio o almeno non di peggio di oggi… La constatazione comune che emerge, finalmente anche fra i colleghi economisti più letti e ascoltati, è l’urgente cambio di passo di un sistema economico generale

La prospettiva di pochissimi miliardari e di tantissimi poveracci nelle economie avanzate non può essere la visione politica del futuro. I millennials e la generazione 00 stanno dimostrando di accettare sacrifici, ma chiedono prospettiva e futuro.
È evidente che viviamo una “bassa e confusa” informazione ed educazione ambientale. Occorre partire da progetti di sistema che coinvolgano più territori regionali, oltre i confini amministrativi, su temi derimenti.
La creazione di “distretti del cibo “ (olio, vino, ortaggi, vegetali, cereali, erbe…) può essere l’approccio fondamentale per una visione generale delle criticità e opportunità condivise e per creare una progettualità di lungo respiro multilaterale e polifunzionale). 
Qualche esempio di distretto per ottimizzare una vocazione, un valore diretto e aggiunto: un unico “distretto del delta del Po”, quello di tutte le “isole minori vulcaniche”, del “pomodoro conservato emiliano”, dei “salumi di maiale insaccati stagionati”, del “formaggio duro padano a grana”.
Se giustamente il distretto ha la funzione di aggregare filiere produttive e territori, coesione e inclusione, paesaggio e tutele in una ottica anche di attrazione turistica della “qualità alimentare nutrizionale salutare e vitale” come si legano leggi, norme, interessi (anche politici) diversissimi da una Regione all’altra?  

Il distretto non è una risposta “produttiva-territoriale” ma deve organizzare una iniziativa di “sistema territorio-integrato”, compreso gli aspetti sociali, civili, scolastici, salutari, educativi, formativi. Sono le persone e le risorse “locali” messe in campo che fanno funzionare un nuovo sistema, un nuovo impegno pubblico. Il distretto non è una vetrina di musei o di mostre o di sagre o di presidenze. 
È il superamento di consorzietti e di associazioni: l’obiettivo unico deve essere una strategia mirata di sviluppo territoriale attraverso coesione e inclusione sociale, civile, salubrità individuale e collettiva, servizi sanitari efficienti, occupazione e salario certo e giusto. Purtroppo, la burocrazia colpisce ancora. L’arroccamento su privilegi fa male a tutti, soprattutto ai nostri figli e nipoti. 50 documenti preventivi non danno garanzia che il percorso imprenditoriale sarà trasparente e rispettato. Controlli seri superpartes vuol dire creare nuove occupazioni pubbliche al servizio e al controllo del territorio, utilissimi per consolidare i distretti.   

Per il vino, oggi, dopo 60 anni di crescita enorme in qualità e denominazioni (siamo passati dal 7% al 75% di vino tracciabile e certificato) si presenta la necessità di aggregare comunicazione, informazione, conoscenza e di fare formazione base per addetti ai lavori che mancano sul mercato del lavoro.  Una corretta parcellizzazione e un eccesso di soggetti o attori può creare problemi verso consumatori mondiali e internazionali ancora legati alla globalizzazione e al valore internazionale di un marchio. La lievitazione di costi strumentali e di costi dettati da fattori estranei spinge le imprese in mercati ristretti e governabili, oppure sempre più su mercati esteri. Effetti come clima, crisi, guerre, inflazione incidono enormemente non solo sulle scelte tipologiche ma sui consumi generali, sulla vita, sulle scelte e spese delle imprese. L’inflazione non si sconfigge – e lo scriviamo da tempo – con il solo innalzamento dei tassi a carico del consumatore finale: comoda soluzione che non impegna nessuno, nessuno sbaglia.
L’inflazione in Italia non è dettata da speculazioni mutualistiche finanziarie e multinazionali come in Usa ma da costi diretti a monte e a vale di una filiera produttiva già molto stretta. Spero tanto che il PSN 2023-2026 sia strumento incidente e premiante a voltare pagina.

Giampietro Comolli Agronomo, Enologo, Economista, Giornalista, Accademico

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