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Rubrica di Emanuela Medi
 

Due Docg e cinque Doc per Artimino, La villa dei Tre Nomi

Tre nomi perché, oltre che villa medicea di Artimino (il borgo medievale presso cui è situata), potete chiamarla villa La Ferdinanda (perché voluta dal granduca Ferdinando I de Medici) o Villa dei cento camini (per il gran numero di comignoli sui tetti, in realtà non cento ma “solo” 54). Anche qui, come a Poggio a Caiano, la villa sorge in cima a un colle e ha sul davanti una loggia (la Loggia del Paradiso) e una doppia scalinata. Però dal “prototipo” di Poggio a Caiano è passato oltre un secolo, e si vede.

L’ormai anziano Bernardo Buontalenti, l’eclettico e iperattivo architetto di corte di Ferdinando, la portò a termine in soli quattro anni, tra il 1596 e il 1600, immettendovi parecchio del suo gusto manierista ma pure la sua esperienza di ingegnere militare, con bastioni in pietra serena che in realtà non hanno mai dovuto difendere nulla. Il fresco e bianchissimo intonaco, poi, a qualcuno potrebbe ricordare che allo stesso Buontalenti si attribuisce l’invenzione del celebre gelato fiorentino che porta il suo nome, in realtà color crema. 

La storia della villa si incrociò spesso con nomi importanti. Nelle sue stanze furono appesi a lungo il Bacco di Caravaggio e ben 65 ritratti di gentildonne, opere ora visibili agli Uffizi, nonché il ritratto di Pietro Aretino di Tiziano, ora a Palazzo Pitti. Qui Galileo Galilei fu tra il 1605 e il 1608 precettore dell’adolescente Cosimo II (1590-1621), di cui rimase amico sino alla prematura morte. Un’altra curiosità storico-scientifica è il girarrosto automatico realizzato in base a un disegno di Leonardo trovato sul codice Leicester o Hammer, e perfettamente funzionante, con il suo sistema di contrappesi da adattare alla dimensione della selvaggina da arrostire.

È uno spettacolo vederlo manovrare dall’ottantenne e pirotecnico cuoco Carlo Cioni, che è cresciuto proprio nella villa (la madre stava ai fornelli mentre il padre era capo guardiacaccia della riserva) prima di aprire il ristorante. La Ferdinanda si trovava al centro del Barco Reale, una tenuta che si estendeva fino all’Arno su 4mila ettari ed era circondata da 50 chilometri di mura, con varchi chiusi da cancelli, alcuni dei quali ancora visibili. Solo i Medici potevano andarvi a caccia.

La sua cantina tiene alta la tradizione enologica locale del vino Carmignano, quella che unisce gli orci etruschi del VII sec. a.C. conservati nel Museo archeologico di Artimino alle grandi botti del primo Novecento visibili nei locali inferiori della villa medicea. È forse una leggenda che il Cabernet Sauvignon sia stato portato in questa zona nel Cinquecento da Caterina de’ Medici, regina di Francia. Vero invece che proprio uno degli ultimi Medici, il granduca Cosimo III, appassionato produttore che spediva i suoi vini alle corti di mezza Europa, emanò nel 1716 un editto che definiva i confini di produzione del Carmignano, per proteggerlo da contraffazioni: sorta di disciplinare ante litteram, si può ritenere il primo caso di “denominazione di origine controllata” della storia.

La biondissima Annabella Pascale, ceo della Tenuta di Artimino e anche appassionata “donna del vino”, prosegue oggi con orgoglio questa antica storia, coadiuvata dall’agronomo Alessandro Matteoli e dall’enologo Filippo Paoletti nel valorizzare al massimo la qualità delle uve (Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Merlot, Syrah e Malvasia) che danno vita alle due Docg Carmignano e Chianti e alle cinque Doc Barco Reale, Barco Reale Rosato, Vin Santo di Carmignano, Vin Santo Occhio di Pernice e Vin Santo del Chianti. Fra gli obiettivi, portare a cento gli ettari vitati della tenuta (attualmente sono 80)

(Fonte Touring Club Italiano)

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Emanuela Medi giornalista professionista, ha svolto la sua attività professionale in RAI presso le testate radiofoniche GR3 e GR1. Vice-Caporedattore della redazione tematica del GR1 “Le Scienze”- Direttore Livio Zanetti- ha curato la rubrica ”La Medicina”. Ha avuto numerosi incarichi come il coordinamento della prima Campagna Europea per la lotta ai tumori, affidatole dalla Commissione della Comunità Europea. Per il suo impegno nella divulgazione scientifica ha ottenuto numerosi riconoscimenti: Premio ASMI, Premio Ippocrate UNAMSI, premio prevenzione degli handicap della Presidenza della Repubblica. Nel 2014 ha scritto ”Vivere frizzante” edito Diabasis. Un saggio sul rapporto vino e salute. Nello steso anno ha creato il sito ”VINOSANO” con particolare attenzione agli aspetti scientifici e salutistici del vino. Nel 2016 ha conseguito il diploma di Sommelier presso la Fondazione Italiana Sommelier di Roma.. Attualmente segue il corso di Bibenda Executive Wine Master (BEM) della durata di due anni.