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Rubrica di Emanuela Medi
 

La prima Mostra dei Quadrilli nella Cappella delle Centane

Forse non tutti sanno che cosa sono i Quadrilli.
I Quadrilli che, che per la prima volta sono usciti dal segreto delle case dei loro possessori per entrare in una dimensione espositiva pubblica, hanno una qualche attinenza con l’arcano e il magico, e che potevano perciò essere “letti”.

Sono piccoli quadri-reliquiari di grandezza variabile, ma in genere trai dieci e i venti centimetri o poco più per la lunghezza e poco meno per la larghezza, la cui caratteristica essenziale, comune a tutti, era di avere al centro un pezzetto di velo nero sotto un vetro per lo più ovale.

Questo non poteva mancare in nessun quadrillo, mentre potevano variare gli elementi dell’addobbo attorno al velo nero: figurine di santi, composizioni floreali, cartigli, abbellimenti colorati, altre piccolissime reliquie e così via. A Procida, oggi capitale della Cultura, per buona parte dell’Ottocento e del Novecento erano per lo più le cosiddette “monache di casa” o bizzoche, a “leggere” -scrutando le luci e le ombre che si riflettevano fuggevolmente sul piccolo vetro- il cosiddetto presente ignoto, e a dare una qualche notizia dei tanti uomini imbarcati, che vagavano per mari e paesi lontani a volte per parecchi mesi senza che le loro famiglie ricevessero alcuna notizia dei loro cari.

Allora, quando l’ansia si faceva più pressante e le lettere si facevano desiderare, venivano consultate queste donne in grado, attraverso questo piccolo oggetto, di porre termine all’ansia e al timore di madri, mogli, figlie, sorelle e fidanzate dei tanti uomini lontani.
Era un servizio di donne alle altre donne. Talvolta ne richiedeva anche qualche uomo la lettura. Ma la lettura del quadrillo, questo strano e particolare oracolo, poteva avvenire per gli scopi più disparati e sconfinare con la preveggenza: il risultato di un esame, medico o scolastico, o comunque di un evento incerto, un incontro, un matrimonio, il sesso di un nascituro. un anello di brillanti perduto…

Ognuno di questi oggetti nasconde una storia sulla cui veridicità sono pronti ancora in tanti a giurare. Non stupisce quindi che il quadrillo e le sue lettrici siano sempre stati circondati da un velo di sospetto e di diffidenza.

Gea Palumbo, una studiosa che non ha bisogno di presentazioni, che ha scritto il primo libro su questi oggetti (Quadrilli. Le donne e la “religione delle cose”, nell’isola di Procida e al di là dei suoi confini, Fioranna 2020, euro 18) ha organizzato questa mostra convincendo i possessori dei quadrilli (ma non tutti hanno aderito a esporli) a parteciparvi. Ma va precisato che questa mostra (che durerà fino al 9 agosto) è stata preceduta nello scorso mese da quella di Foggia, inaugurata il 10 giugno e durata fino al 30, visitata da quasi mille persone, dove accanto ai quadrilli procidani sono stati esposti anche quadrilli pugliesi e foggiani in particolare, e di questa comunanza con Foggia, di questa “parentela” tra Procida e Foggia c’è una precisa ragione.

Infatti le ultime ricerche hanno confermato lo stretto legame esistente tra il culto della Madonna dei Sette Veli, o Iconavetere, e i quadrilli procidani, e con tutta probabilità fu S. Alfonso Maria de Liguori a recare con sé, quando giunse a Procida, qualche immagine dell’Iconavetere col caratteristico ovale di velo nero, o addirittura il primo Quadrillo.

A Foggia c’era la tradizione, quando si spolverava la grande icona col volto coperto da veli, di mettere a contatto con i veli della Madonna altri veli neri e di distribuirli ai fedeli, tagliati a pezzettini. Il velo, divenuto cosi quello che si chiama una reliquia da contatto, si diffondeva nei paesi vicini e le donne facevano a gara a conservarlo cucendogli attorno ricami preziosi. E mentre a Foggia i Quadrilli erano solo degli oggetti di devozione, di ammirazione, di culto, e per lo più di dimensioni molto più grandi di quelli per così dire tascabili di Procida, questi ultimi assunsero la connotazione magica che li caratterizzò.

La giornata inaugurale della mostra, il 9 luglio, ha visto un grande concorso di popolo e di autorità: il sindaco di Procida, e le autorità di Foggia, quello di Montefalcone, con una folta delegazione di studenti alcuni col vestito caratteristico del Fortore che hanno letto alcuni brani del bel libro Quadrilli di Gea Palumbo, assessori, studiosi, e così via che hanno voluto portare la loro testimonianza all’inaugurazione. La simpatica delegazione foggiana era formata dal Presidente della Fondazione dei Monti Uniti, prof. Aldo Ligustro, alla cui generosità si devono tutte le spese di trasporto dei quadri, dal prof. Renzo Infante dell’Università di Foggia, autore di importanti e fondamentali studi sull’Iconavetere, dal prof. Gianfranco Piemontese, storico dell’arte, cui si deve l’allestimento della mostra sia in quel di Foggia che a Procida. A testimonianza di questi eventi che hanno caratterizzato uno degli eventi più squisitamente “procidani” di questo anno di Procida capitale della cultura, rimane un eccellente e ricco Catalogo illustrato di circa 150 pagine in edizione su carta patinata a colori, che verrà regalato a chi visiterà la mostra e acquisterà il libro di Gea Palumbo sui Quadrilli. Anche questo Catalogo è dovuto alla munificenza della Fondazione dei Monti Uniti di Foggia, nonché alla collaborazione tra Renzo Infante, Gea Palumbo e Gianfranco Piemontese, che hanno scritto eccellenti saggi, con introduzioni del Presidente Aldo Ligustro e del sindaco di Procida Raimondo Ambrosino, a riprova, come recita lo slogan della capitale della cultura 2022, che la cultura non isola. 

La giornata della inaugurazione si è chiusa con una cena nel bellissimo Coffee House Scotto-Capodanno a Procida, dove, dopo aver sentito i dotti interventi degli specialisti, tra le tante prelibatezze, abbiamo potuto assaggiare per la prima volta al mondo dei dolci a forma di Quadrilli che presto, ce lo auguriamo, potremo ritrovare anche nelle pasticcerie di Procida e di Napoli, e perché no? Anche di altre città del mondo a portare con sé, come hanno fatto per secoli le antiche navi procidane, la cultura, anche culinaria, di Procida nel mondo

Antonino Londinium

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